Quando il poeta romanesco Trilussa, che aveva vissuto sempre in ristrettezze economiche, ebbe la notizia che era stato nominato senatore a vita, gridò alla domestica : “Semo ricchi!!”. Purtroppo per lui, morì pochi giorni dopo.
L’idea che i parlamentari godano di considerevoli privilegi e di stipendi d’oro non è, quindi, di oggi, ma è un comune sentire del popolo italiano, che ha sempre visto nell’attività politica non solo l’esercizio di un potere, ma soprattutto l’opportunità di godere di notevoli vantaggi economici.
A difendersi da tale storica accusa ha provveduto in Parlamento il deputato Piero Fassino, esponente da sempre della sinistra italiana, dopo una lunga militanza nel PCI, nel PDS e oggi nel PD. In un suo recente intervento alla Camera dei Deputati, per difendere tutti i parlamentari da tale accusa, ha mostrato il suo cedolino dell’indennità di luglio 2023 che, al netto delle tasse, indicava un importo di 4718 euro per la sua attività di parlamentare della Repubblica. In questo modo, a suo giudizio inoppugnabile, carta canta, voleva allontanare dall’intera categoria l’accusa infondata di percepire stipendi molto alti, d’oro, secondo il dire popolare.
L’onorevole Fassino ci consentirà alcune chiose su questo suo intervento alla Camera.
Innanzitutto, l’indennità parlamentare e giusta e doverosa perché è l’unico modo per permettere a tutti i cittadini, non solo ai ricchi, di partecipare alla vita democratica del nostro Paese.
A fianco all’indennità parlamentare, però, i deputati e i senatori italiani godono di altri benefit che fanno lievitare lo stipendio mensile ad oltre 10000 euro netti. Per correttezza personale e parlamentare, l’onorevole Fassino avrebbe dovuto menzionare anche queste voci aggiuntive e non sventolare il semplice cedolino di indennità.
Un numero, poi, non ha mai un valore in sé, ma ha sempre a che fare con il contesto entro cui viene espresso (100 è poco di più rispetto a 99, ma è enormemente di più rispetto a 1). In una società come quella italiana, dove lo stipendio medio è 1/3 o 1/4 della sola indennità parlamentare, considerare quest’ultima come uno stipendio da privilegiato penso che sia una cosa normale.
L’onorevole Fassino culturalmente e politicamente è persona di sinistra, rappresenta, cioè, gli strati meno abbienti della popolazione, quelli che vivono con misere pensioni, quelli che vivono con 1000 euro o poco più, quelli che non arrivano a fine mese, gli inoccupati. E’ possibile che all’onorevole Fassino sfuggano questi drammi sociali? Speriamo di NO. E allora, di fronte a questi disagi del popolo, non prova un disagio personale nel riportare che la sua indennità è SOLO di 4718 euro e omettendo scientemente tutti i benefit economici connessi alla sua funzione parlamentare?
Uno stipendio, poi, non è normale o d’oro in base al solo importo percepito, ma, soprattutto in correlazione al lavoro effettivamente svolto. Se il lavoro parlamentare consentisse ad ogni cittadino di godere di ottimi servizi, adeguate opportunità lavorative, sicurezza, benessere e tranquillità sociale, l’intero stipendio di un parlamentare sarebbe strameritato. Al contrario, quando la situazione sociale è come quella odierna, contrassegnata da disservizi, precarietà, disoccupazione, insicurezza personale e sociale, il medesimo importo risulta un iniquo ed intollerabile privilegio rispetto al non-lavoro fatto.
A Fassino e a tutti i parlamentari italiani, al netto della rabbia sociale, i cittadini non chiedono di guadagnare di meno, ma di lavorare di più e meglio per risolvere i gravi problemi che attanagliano il popolo. Solo allora lo stipendi parlamentare non sarà più visto come un odioso privilegio, ma come uno strameritato stipendio.
Angelo Mancini