L’Olocausto rappresenta il buco nero della storia, non solo della Germania , ma dell’intero Occidente. Come questa atrocità sia potuta accadere nel XX secolo e nel cuore della civilissima Europa è il mistero inspiegabile a cui si tenta di dare una risposta dalla fine della seconda guerra mondiale, da quando testimonianze e documenti hanno spalancato lo sguardo su questo orrore inimmaginabile. E’ solo colpa di un viscerale antisemitismo ? O c’è dell’altro? Non c’è spiegazione che renda compiutamente il senso e la portata di questo genocidio perpetrato non da orde barbariche ed assetate di sangue e oro, ma da una spaventosa e terribile pianificazione razionale.
I nazisti erano ossessionati da un’idea: la Purezza della razza ariana, e a questa idea hanno prima sacrificato tutti i “deviati” ariani, malfattori, prostitute, omosessuali, oppositori politici, poi le persone con deficit fisici, intellettivi e psichici ed infine le minoranze etniche e religiose. In nome della Purezza hanno poi avviato una campagna eugenetica per creare l’uomo nuovo, l’uomo superiore, l’ariano capace di riappropriarsi di tutte le qualità migliori della specie umana: una sorta di rinascita biologica e spirituale, un ritorno all’uomo originario “decontaminato” dagli elementi negativi apportati da altri gruppi etnici.
Purezza è dunque da intendersi, per i nazisti, come non-contaminazione con l’elemento negativo, basso, istintuale, animale, presente e predominante in alcuni gruppi umani. Se si vuole costruire l’uomo nuovo, il perfetto ariano, bisogna, dunque, separare la parte positiva, nobile, “ariana” dell’uomo dalla sua parte istintuale e animale predominante in alcuni popoli e gruppi sociali che hanno irrimediabilmente perso la loro Purezza e che risulta impossibile riportare al loro originario stato di Innocenza e Santità, di unione con la Natura e con le forze divine presenti in essa. Riportare la Purezza nel mondo, riportare quest’ultimo al suo stato originario significa dover attuare una grande opera di “purificazione” di tutti gli elementi “spuri” e “contaminati” dell’uomo. L’Olocausto è, allora, un momento necessario per una grandiosa palingenesi, rinnovamento, dell’uomo e del mondo.
E’ questa, a mio giudizio, la farneticante idea che ha prodotto l’Olocausto: il ritenere possibile separare la naturalità dell’uomo dalla sua dimensione razionale, l’istinto dalla ragione. La psicologia del profondo ha dimostrato che la componente animale presente nell’uomo si può negare, ma non eliminare e che tale perdita di consapevolezza comporta gravi rischi di stabilità psichica e una prevalenza di dinamiche quali odio e distruzione. Presso gli antichi greci questa doppia componente umana, di animalità e razionalità, era perfettamente chiara e accettata: la figura mitologia del centauro ne è una chiara testimonianza. Per questo motivo uccidevano, sì, il nemico, ma difficilmente lo odiavano di un odio persecutorio. Il greco Omero ha come eroe preferito il troiano Ettore proprio perché ritiene che greci e troiani non si distinguano in nulla, sono fatti alla medesima maniera di istinto e nobiltà.
Voler sopprimere l’animalità nell’uomo significa disumanizzarlo; la distruttività non solo non scompare ma infetta primariamente le strutture psichiche, poi quelle del potere, infine la comunicazione di massa, generando intolleranza, demonizzazione e la persecuzione dell’ “altro”.
Ed è quello che tragicamente è avvenuto e che, come esseri umani, dobbiamo ricordare.
Angelo Mancini