Illustrazione di Giovanni Lombardi 2022

Questi sono giorni di ricorrenze tragiche, di eroi moderni ammazzati e di cui, attraverso mass media e manifestazioni popolari, ravviviamo la memoria.
Ma che ruolo ha l’eroe nella società attuale? Nel mondo antico l’eroe compiva gesti che segnavano la nascita di una città e della sua storia; erano gesti mitici, “divini”, fondativi dell’ethos e della cultura di un popolo che davano senso e significato alla vita individuale e collettiva. Senza quell’azione, quell’impresa, quell’atto eroico non vi sarebbe stato niente, né popolo né identità sociale e politica. Ricordare il gesto, che l’eroe aveva in un tempo mitico vittoriosamente portato a compimento, significava, allora, dare orizzonte e prospettiva al proprio essere e al proprio agire.
L’eroe moderno è, invece, un martire, un essere sconfitto da forze oscure e preponderanti. L’atto eroico non è fondativo dell’ethos popolare, non dà un nuova prospettiva alla realtà, ma ha essenzialmente un carattere assolutorio per la società e per ogni singolo membro di essa. Serve a tacitare le coscienze, consapevoli che le forze colpevoli di quel sacrificio sono le stesse che determinano e che fondano la realtà culturale e sociale entro cui viviamo.
L’uomo di cui onoriamo la memoria non voleva essere un eroe, non voleva morire; voleva vivere, avere una vita “normale”: andare al cinema, al mare, al bar e a passeggio con gli amici, ma voleva vivere in una società che fosse espressione vera delle libertà democratiche, dei principi e delle garanzie costituzionali così tanto sbandierate ma così poco difese e praticate.
Ora ne ricordiamo l’insegnamento, ma nella realtà quotidiana non ne ripercorriamo le gesta, memori delle conseguenze tragiche di quel suo agire.
Tra il dover essere, che il gesto eroico ci indica, e i comodi e complici accomodamenti
all’esistente, noi abbiamo scelto questi ultimi compensando con la santificazione del martire la nostra mancanza di coraggio civile.
Si può far saltare in aria l’eroe, ma non le rigide e misteriose architetture dell’economia e della politica. E’ questo, purtroppo, il senso da dare alle amare parole di Giovanni Falcone: “ Che le cose siano così, non vuol dire che debbano andare così. Solo che, quando c’è da rimboccarsi le maniche e incominciare a cambiare, vi è un prezzo da pagare, ed è allora che la stragrande maggioranza preferisce lamentarsi (glorificare l’eroe, diciamo noi) piuttosto che fare.”

Angelo Mancini

- Annuncio pubblicitario -
Articolo precedenteL’arte della maschera di stoffa
Articolo successivoHeikki Solin ospite all’ Abbazia del Santo Salvatore 

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.