Abbiamo il nuovo presidente della Repubblica ed è di nuovo Sergio Mattarella e possiamo dire di averla scampata visto i nomi fatti e proposti in questi giorni. Ma se la riconferma di Mattarella mette al riparo la prima carica del Paese, una doverosa e serena  riflessione va fatta sul parlamento e sulle forze politiche che lo compongono.

 Innanzitutto va chiarito che, tranne Francesco Cossiga, nessun Presidente della Repubblica è stato eletto al primo scrutinio, per cui arrivare all’ottavo per eleggere Mattarella non è stata una novità, ma consuetudine. Sono invece le modalità con cui si è arrivato a ciò che preoccupano.

In teoria, un governo che contiene tutto l’arco costituzionale,  ad eccezione di Fratelli d’Italia, avrebbe dovuto avere maggiore facilità nell’individuare un nome condiviso da votare e far eleggere; la realtà dei fatti ha invece evidenziato diversità inconciliabili che si sarebbero perpetuate ad oltranza senza la rielezione dell’unico presidente uscente che aveva mostrato una chiara ed inequivocabile volontà di non essere rieletto. La precipitosa riconferma di Mattarella nasconde, quindi, il dissolvimento di una maggioranza che nei fatti non c’è mai stata e che è imposta unicamente da Draghi e dalla crisi economica prodotta dalla pandemia.

L’abbiamo scampata, poi, perché alcuni nomi politici proposti  non erano all’altezza: nel loro curriculum politico hanno dimostrato partigianeria e scarso senso delle istituzioni. Non è elegante  fare i nomi, ma non possiamo dimenticare il carattere politico ondivago e opportunistico, di Casini che per anni, e ancora oggi, invece di Pierferdy viene chiamato, in quegli ambienti, Pierfurby; non possiamo dimenticare l’uso disinvolto dei voli di Stato della Casellati che in Germania le sarebbero costate immediate dimissioni.

Altri personalità  non  politiche erano ineleggibili perché sarebbe stato una auto-bocciatura della politica che non riusciva a trovare al suo interno un nome degno per tale carica. La riconferma di Mattarella mette una toppa anche a questa verità: l’abbandono del sistema delle preferenze ha impoverito il parlamento di personalità capaci facendo sedere sugli scranni di Montecitorio e Palazzo Madame persone cooptate, impreparate, fedelissimi, amici, sodali e complici.

La rielezione di Sergio Mattarella non risolve, allora, la crisi in atto del sistema politico italiano ma rimanda a data da destinarsi con grave danno per il Paese.

Tantissimi auguri di buon lavoro Presidente Mattarella, ne ha veramente bisogno.

Angelo Mancini

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