Oggi è la giornata della memoria ed è doveroso ricordare l’immane tragedia dell’Olocausto con il suo carico smisurato di dolore e di morte. Ricordiamo quel che è accaduto nel cuore della civilissima Europa, nel cuore del progredito Novecento: un gruppo di uomini civilizzati è regredito a livello della bestia, cadendo nelle fauci dell’odio più totale, ammazzando e procurando indicibili sofferenze a milioni di innocenti. 

Ma non basta, purtroppo, il ricordo affinché le cose non si ripetano più, non accadano mai più. I tragici eventi della Cambogia, dei Balcani, del Ruanda e di tante altre parti del mondo  dimostrano che la strategia genocidaria, l’impulso violento di liberarsi una volta e per sempre dell’Altro, non si è fermata all’Olocausto, ma continua e si perpetua in tante parti del mondo.

Se ricordare non basta, cosa fare allora?

Occorre che ogni uomo ricordi il campo di concentramento che ha impiantato nel posto più segreto del proprio essere, dove ha soffocato e spento i sogni, i desideri, le aspirazioni, le passione, l’amore di coloro che credevano in lui, speravano in lui, amavano lui. Occorra che ricordi quelle mani, quei volti, quei cuori trafitti dal filo spinato del proprio agire indifferente. 

Occorre che ognuno  eriga una croce nella propria anima in ricordo di questo olocausto che ha procurato non per sentirsi aguzzino, bestia al pari di quelli, ma per essere più attento agli altri, più sensibile ai loro bisogni, ai loro sogni. Solo smantellando i nostri campi interiori di dolore riusciremo a smantellare anche quelli esterni e a rendere questo mondo più felicemente vivibile.

Angelo Mancini

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