Gli avvenimenti di quest’ultimo periodo, la pandemia da Covid tuttora in atto, al di là del carico di dolore e di polemiche, ha evidenziato una profonda frattura in seno ai sistemi democratici, maturata progressivamente nel corso della seconda metà del XX secolo e drammaticamente deflagrata in questi mesi sotto la spinta del virus e delle decisioni prese dai governi nazionali per debellarlo. Il Covid ha fatto solo da detonatore a una crisi già in atto da alcuni decenni e che vede l’individuo contrapposto alla società, le esigenze individuali in contrasto con quelle sociali.
La sfiducia e la disaffezione alla politica, all’arte del ricercare il bene comune, ne è una prova evidente.
La Libertà e la Fraternità che insieme all’Uguaglianza sono i tre grandi fondamenti della
democrazia sono entrati in una sorta di cortocircuito dove il perseguimento dell’uno sembra andare inevitabilmente a detrimento dell’altro. Istanze individuali contrapposte radicalmente a istanze collettive; il perseguimento della propria autonomia, della realizzazione del proprio Sé, contrapposto alla ricerca e alla costruzione del bene comune. Principi che la pandemia ha reso all’apparenza inconciliabili che mostrano il progressivo sfaldamento di un sentirsi comunità in favore di un soggettivismo che riconosce solo se stesso e i pochi della propria cerchia affettivo-relazionale. Non ci si riconosce più come elemento di una storia comune e umana, ma esclusivamente come propulsore di una “tribù” di pochi che si ritrova in una visione di gruppo edidentitaria. Questa atomizzazione della società, frantumata in tanti Io diversi, viene da lontano; le prime avvisaglie le abbiamo osservate nell’esaurirsi delle grandi ideologie collettive, nelle forme di disagio sociale sempre più crescente e doloroso, nella perdita di prospettive e di fiducia verso il
futuro, nel rifugio in un passato vissuto più come nostalgia che come realtà storica, nella
svalorizzazione di un presente che tiranneggia e preclude ogni sogno.
“ Sono forse il custode di mio fratello?” , la risposta di Caino alla domanda di Dio “Dov’è tuo
fratello Abele?”, è drammaticamente la risposta che sentiamo oggi urlare e rivendicare e che segna dolorosamente quella che da più parti viene chiamata “la morte dell’uomo” inteso come il prossimo di cui prenderci cura e a cui prestare le nostre attenzioni.