Simmetrie pagane, eresie cristiane

La simmetria è sempre stata cavallo di battaglia dell’architettura e dell’urbanistica classica anche perché una costruzione simmetrica è sempre stata ritenuta armonica e tranquillizzante. Leopardi, invece, in un passo dello Zibaldone, ragionando sui giardini all’inglese che, abbandonando i vecchi schemi geometrici dei giardina all’italiana, tanto piacevano, pose sullo stesso piano varietà e simmetria che considerava come due valori alternativi che comportano una scelta da compiersi sulla base del gusto. La simmetria, che per secoli era stata associata all’idea di ordine e di bellezza, nel secolo della rivoluzione scientifica, era stata messa in discussione dalla mutata prospettiva del giudizio estetico.

A buttarla definitivamente a mare fu Bruno Zevi che la definì “una riduzione della complessità delle funzioni umane, la morte della fantasia quale libera espressione del linguaggio architettonico, nonché un simbolo dell’idolatria del potere”.  Finalmente qualcuno aveva avuto il coraggio di sdoganare quei pochi, grandi architetti, coraggiosamente eretici, che hanno dimostrato come l’architettura e l’urbanistica, legate alla complessità dell’animo umano, non possono avere regole fisse, e che per esprimersi al meglio hanno bisogno di uno “sgarro” ai preconcetti.

Simmetrie pagane, eresie cristiane

Partiamo dall’origine, cioè dai romani, autentici maestri nell’arte delle costruzioni…Vitruvio docet! Gran parte delle città da loro fondate sono una “emanazione” del castrum, l’accampamento militare rigidamente geometrico. All’incrocio tra cardo e decumano, le due vie principali generatrici del progetto, si apriva il Foro, la piazza ove si affacciavano sia il tempio che la basilica, il grande edificio pubblico al cui interno si amministrava la giustizia. Un edificio doppiamente simmetrico con ingresso sul lato lungo che creava uno spazio con un centro preciso e unico, funzione dell’edificio, non del cammino umano.

Quando con l’editto di Costantino del 313, ottennero la libertà di culto, i cristiani dovettero scegliere una forma per il loro tempio, “stranamente” si ispirarono più ad un edificio civile come la basilica, che al tempio. La spiegazione ha una sua logica: il Tempio era un edificio senza spazio interno: c’era solo la cella riservata alle effigi degli Dei ed ai sacerdoti. Il resto avveniva all’esterno. Il tempio era quasi una scultura, in quanto privo di fruibile spazio interno. L’architetto cristiano non si limitò però a copiare “sic et simpliciter” lo schema basilicale, ma apportò una piccola, ma rivoluzionaria modifica: soppresse un’abside per realizzare l’entrata sul lato minore: da lì si entrava dall’apertura laterale si “usciva”. Era la porta detta “dei morti”.

Simmetrie pagane, eresie cristiane

In questo modo spezzò la doppia simmetria del rettangolo, lasciò il solo asse longitudinale e fece di esso la direttrice del cammino dell’uomo verso la zona sopraelevata dove si trovava l’altare con l’unico Dio sul quale venivano celebrati i riti. Tutta la concezione planimetrica e spaziale, e perciò tutta la decorazione, ha una sola misura di carattere dinamico: la traiettoria dell’osservatore. Ecco perché far entrare in una Chiesa dalla porta centrale è fondamentale sia dal punto di vista religioso che artistico. Il punto di vista è fondamentale, ed i Cristiani avevano realizzato una rivoluzione il cui esempio era venuto dalla Grecia con l’Eretteo, il Tempio costruito nel V secolo a.C. da Callicrate, capostipite di tutte le asimmetrie.

Ma per il nostro discorso è meglio guardare vicino a noi, cominciando da Firenze, in Piazza della Signoria col magnifico Palazzo Vecchio.

Focalizziamo il nostro sguardo sulla Torre e sull’imponente portone di ingresso. Non sono affatto centrali, come ci si aspetterebbe, ma inopinatamente “sbilanciati” a destra.  Perché? Perché su quel lato c’è il Piazzale degli Uffizi, con la galleria che porta all’Arno ed al Ponte Vecchio. Non si può che essere psicologicamente costretti a guardare, ad andare, direi, appunto verso destra. Una scelta NON estetica, quindi, ma urbanistica, lontana mille miglia dall’analoga soluzione del Palazzo Comunale di San Marino, ove la Torre è collocata in modo asimmetrico solo perchè il progettista scopiazzò, a fine 800, il palazzo di Firenze per realizzare uno dei tanti falsi che “arricchiscono”, in tutti i sensi, una città assurdamente meta preferita da parte delle scuole.  Da Monte Titano emana un subdolo messaggio che ha favorito, in tanti centri storici, il proliferare di lampioni, lampioncini, panchine ed insegne “in stile”, tutti elementi più falsi e privi di valore di una patacca cinese. Ma torniamo nella nostra splendida Italia, a Ferrara, nel più bel Palazzo Rinascimentale che si conosca: il Palazzo dei Diamanti…con quell’ “eretico” balcone ad angolo che rompe le regole della simmetria a tutti i costi e “invita” chi percorre Corso Biagio Rossetti, a rivolgere l’attenzione sul perpendicolare corso Ercole D’Este, direzione Piazza Castello.

Simmetrie pagane, eresie cristiane

Un altro intervento “architettonico”, non estetico, funzionale alla volontà del progettista di costituire un incentivo psicologico, occulto, a percorrere una strada piuttosto che un’altra. Proprio come i due balconi ad angolo che abbiamo a Cerreto. Fateci caso: sono ubicati all’intersezione tra le due strade principali di accesso a Cerreto: Via Telesina, che era la strada che passava tra l’Istituto Carafa e la Chiesa di Costantinopoli e Via Vecchia di Guardia, con il Corso Carafa e con Piazza Roma. Due interventi che sottolineavano le due direttrici principali di traffico relative al 1700 e che “tradivano” le rigide regole della simmetria che per molti hanno costituito, e purtroppo costituiscono ancora, un parametro per la valutazione di un’opera architettonica. Sono invece due gioielli che sottolineano la perfezione delle scelte urbanistiche fatte a Cerreto, una città pensata in modo perfetto in tutti i suoi particolari. Ma di questo ne avete già sentito parlare tanto e meglio di quanto faccia io.

Questi principi di simmetria/asimmetria riscontriamo pure in Telesia e Saepinum, le prime “urbes” realizzate in zona dopo la conquista definitiva del nostro Sannio da parte dei romani. Due città dalla storia quasi identica, ma dagli schemi urbanistici completamente differenti.  Perché? Lo vedremo prossimamente.

Lorenzo Morone

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