Questo periodo mi porta alcune riflessioni di un passato millenario da cui poter attingere ad esempio; evidentemente sappiamo che ogni periodo storico ha avuto il suo ripetersi come affermava Gian Battista Vico con i famosi “corsi e ricorsi storici”. Il Vico nella sua analisi rappresentava che la storia fosse caratterizzata dal continuo ripetersi di tre cicli distinti: l’età primitiva e divina, l’età poetica ed eroica, l’età civile e veramente umana. Il ripetersi di questi cicli non avveniva per caso ma era predeterminato e regolamentato, se così si può dire, dal preciso disegno stilato della provvidenza Divina. Seguendo questo percorso ho riscoperto, evidentemente, ad effetto di esso, alcune espressioni di grande sapienza qual è appunto “bene vixit qui bene latuit”, ha vissuto bene chi ha saputo stare ben nascosto di Ovidio nel Tristia.
Ovidio nella sua opera, ritenuta una delle sue opere minori in cui il filosofo romano affrontava il problema della solitudine di un esilio, non manca di esporre il beneficio che esso difatti comportava. Se da un lato descrive la penosa condizione in cui si trova in seguito alla condanna all’esilio nell’anno 8 d.C., dall’altro rappresenta anche l’importanza di essere responsabili e del timore che i suoi amici venissero eventualmente compromessi dalla sua condotta. Colpisce infatti l’impegno del filosofo di creare un testo in cui i riferimenti sono privi di destinatari in modo da evitare ai suoi conoscenti pene e danni. Oggi la chiameremo distanza sociale.
L’opera cui invito alla lettura (la si trova facilmente su google ed è scaricabile gratuitamente), riporta un pensiero di grande attualità dove promana un senso di monotonia per il ripetersi frenetico dei temi, tutti scaturenti dalla situazione dell’esiliato, della solitudine e soprattutto culturale. Dell’opera incentrata sul dramma umano, della sua infelicità, trova finalmente nella poesia la ragione di vita. Circostanza che accomuna tutti noi che, attraverso l’arte esprimiamo la libertà e come già ho espresso in altro articolo, l’arte salverà la nostra libertà. L’arte ci riporterà alla nostra normalità in quanto è nella libertà la nostra esistenza e che oggi è chiaramente limitata.
Come Ovidio siamo pronti a sviluppare testi senza riferimenti per evitare di danneggiare altri. Abbiamo quindi la necessità di rappresentare una distanza sociale che salverà altri e anche noi stessi.
Maurizio Caso Panza