La foto ritrae la squadra di calcio che nel 1961, con la presidenza di don Armando Cusano e con Vincenzo Rapuano come allenatore, arrivò PRIMA nel suo girone ed ottenne la promozione alla categoria superiore.

L’U.S. Telese Terme nacque grazie all’iniziativa di alcuni superstiti dei “diavoletti rossi”, lo squadrone che aveva spadroneggiato nel campionato “Juniores” per alcuni anni; tra i fondatori Lorenzo De Francesco, Lenuccio Candela, Goffredo Macolino, Giovanni Di Mezza ed alcuni talenti nati nel frattempo tra cui Mario Pilla, Vittore Pascucci e Fausto Marchione. Purtroppo non siamo riusciti a ricostruire la squadra iniziale né abbiamo trovato qualche foto che la rappresentasse; è certo però che la prima iscrizione al campionato di 2° categoria avvenne nel 1957, poiché il primo cartellino del grande capitano Lorenzo De Francesco risale a quell’anno. Presidente Gennaro Macolino, vice presidente (finanziatore) Clemente Affinito, mio padre, ed allenatore Vincenzo Rapuano. Per l’affiliazione occorrevano Lit. 265.000 e per recuperarle, questi giovani volenterosi, organizzarono una colletta cittadina spingendosi fino a Castelvenere, riuscendo alla fine a mettere insieme la somma necessaria pe l’iscrizione al campionato di 2° categoria. E cominciò la grande avventura.

Come potete facilmente immaginare, nel 1957 non c’erano molte distrazioni e pertanto, per i telesini, la squadra di calcio rappresentava tutto: svago, passione, fede, dibattito e, qualche volta, anche “mazzate”. Nelle domeniche che il Telese giocava in casa, già all’ora di pranzo si cominciava ad avvertire il clima della partita, un richiamo forte che ci induceva a consumare il pasto domenicale in fretta, anche per arrivare primi al campo sportivo per accaparrarsi i le postazioni migliori. Che scenario magnifico e quanti ricordi!! In realtà più che una partita di calcio, quello era un vero e proprio rito domenicale; 700/800 persone accalcati intorno ad una rete per sostenere la squadra del cuore “senza se e senza ma” e, qualche volta, senza esclusione di colpi, sgranocchiando “cicere e semiénte” che zì ‘Ntuniella “‘a zéngara” vendeva con il suo immancabile “canestriéllo”. Per le trasferte la musica era completamente diversa. In quel periodo nella provincia di Benevento non c’erano realtà calcistiche oltre Telese ed Ariano Irpino e pertanto la nostra squadra capitava sempre in gironi che comprendevano, oltre l’Ariano, tutte squadre dell’entroterra casertano: S.Maria Capua Vetere, Falciano di Carinola, Carinola, Pietramelara, S.Cipriano D’Aversa, Frattamaggiore, Casale di Principe, i profughi di Capua, Sessa Aurunca, Marcianise ecc.

Trasferte difficili, perché le città suddette avevano tradizioni calcistiche molto più antiche delle nostre, perché erano dei grandi agglomerati urbani mentre Telese contava poco più di 1500 abitanti, perché era comunque complicato giocare contro delle squadre i cui tifosi andavano a vedere le partite “cu’ ‘e pistole din’’a sacca”. Con queste premesse, provate ad indovinare da che parte si schieravano gli arbitri? Ma nonostante tutto, la domenica si partiva. Appuntamento “doppo magnato annanz’’addό Santella”, dove ci aspettava la corriera di Ocone e via per la nuova avventura. Ho detto “ci” aspettava perché abitualmente andavo anche io con la squadra, poiché mio padre era il dirigente accompagnatore e, vi posso assicurare, che il Telese Terme rappresentava sempre la squadra da battere e che vincesse o perdesse, usciva sempre dal campo con onore e con la stima dei tifosi delle squadre ospitanti.

E qui desidero menzionare Vittorio D’Onofrio, uno dei più appassionati tifosi del calcio telesino, sempre presente sia che la squadra giocasse in casa che in trasferta. Come dimenticare il suo famoso ritornello di giubilo quando si vinceva fuori casa, un leitmotiv che faceva così: olio, petrolio, benzina e minerale, per vincere il Telese, ci vuol la nazionale.

Prima parte

Fine della seconda puntata.

Riccardo Affinito.

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