“Dieci medici raccontano” è un’antologia di sentimenti, di fantasie e di ricordi in cui per la prima volta dieci medici decidono di abbandonare momentaneamente gli strumenti della loro professione per trasformarsi in autori di un’opera narrativa. Non sono storie vissute in prima persona; in questo libro gli autori non raccontano se stessi, non descrivono esperienze lavorative vissute né esaltano successi personali. Il libro evita accuratamente di indugiare sugli aspetti tecnici della professione e non vuole rappresentare un’inutile operazione auto-celebrativa della professione medica e delle abilità professionali dei suoi operatori. “Dieci medici raccontano” viaggia sulle ali del fantastico, narra vicende di medici immaginari e racconta di suggestioni e sentimenti che, pur essendo di pura finzione, possono apparire verosimili agli occhi del lettore.

Dieci medici raccontano

Molti degli autori sono alla loro prima esperienza narrativa e si confrontano per la prima volta con questo genere letterario. Il libro è scorrevole e i racconti si susseguono, diversi tra di loro, ma accomunati da un confronto ininterrotto con la malattia e col disagio esistenziale dei protagonisti. Ed il risultato appare di particolare gradevolezza. In un’epoca dove la medicina raggiunge straordinari traguardi tecnologici, questi racconti ci riportano alla memoria passata, recuperano la storia vissuta del medico, ne descrivono i tormenti, le tribolazioni, la relazione terapeutica con il paziente. In ogni malattia, prima ancora dell’intervento medico, prima della diagnosi e della terapia, c’è la parola, il rapporto medico-paziente, le sue componenti sentimentali e psicologiche. Nel libro in questione dieci medici provano a raccontare storie brevi e diverse tra loro, che hanno un unico comun denominatore: la figura del medico come protagonista. Si lanciano sguardi fantastici e sorprendenti su quella che spesso viene definita la “professione più bella del mondo”. In definitiva si tratta di dieci racconti che arricchiscono culturalmente e coinvolgono emotivamente.

Antonello Santagata

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