Ho ritrovato dopo quarantotto anni, in uno dei raccoglitori storici delle cose care, due numeri di “Idee ed opinioni” , il periodico che avevamo pubblicato nel 1969 come Ufficio Stampa e Propaganda della Pro Loco “Telesia”.
Li ho sfogliati con emozione e con il rispetto dovuto alle cose del passato, mentre la mente si è rituffata in quegli anni, quando l’entusiasmo di costruire una Telese più moderna prevaleva sugli studi universitari. I giornalini erano rigorosamente ciclostilati, unica forma di stampa che potevamo permetterci, mentre per le copertine ci aiutava Ezio Esposito. Nella sua tipografia, la Don Bosco, trascorrevamo le ore ad ideare e a comporre la parte grafica. La videoscrittura o il PC non erano neppure nel libro dei sogni e l’unica forma di stampa era quella piana, tradizionale, con i caratteri in piombo assemblati pazientemente uno accanto all’altro, parolina per parolina, rigo per rigo fino a comporre la frase completa.
E così, in quel locale dove si miscelava l’odore di inchiostro con gli sbuffi della macchina tipografica, nascevano le nostre stampe e ad ogni bozza mi sembrava ripetersi un miracolo. Le due pubblicazioni sono residuati storici di quel periodo. Interessante sono anche gli inserti pubblicitari, una forma di autofinanziamento per coprire le spese di stampa. E’ una rassegna di quegli esercenti pubblici del tempo che generosamente avevano creduto in noi e a leggere i nomi è un po’ come ripercorrere le insegne che si incontravano passeggiando nelle strade di una Telese desiderosa di rinnovarsi.
La lettura degli articoli pare datata ma in realtà, per molti versi, affrontano problematiche che non mi pare siano state superate del tutto.
Ci sono anche due inchieste, una sul turismo, risultato di una intervista ad un campione di 100 “bagnanti” ed una sulla emancipazione e tabù della Donna a Telese. 50 anni fa, ma non li dimostrano.
Ho scelto a caso un articolo, del compianto Dr.Vincenzo Di Massa, medico chirurgo, componente del Consiglio Direttivo della Pro Loco allora presieduta dall’Avv. Gianni Di Santo.
Aldo Maturo
“IL VESTITO TROPPO STRETTO” di Vincenzo Di Massa
C’era una volta una bimba la cui mamma aveva due sorelle. Quando la bimba divenne giovanetta, pensò di staccarsi dalla mamma che le assegnò in dote un grande e grosso cappello ed un vestito appena appena sufficiente a contenere le cose più interessanti e preziose. Siccome la giovinetta divenne rapidamente donna, il vestitino, sotto la pressione della crescita, cominciò a scucirsi, costringendo la ormai donna e bella a tentare di coprirsi con le larghe gonnelle della madre e delle zie.
Così avvenne alla piccola Telese quando, cresciuta, si staccò da mamma Solopaca, avendo per zie Castelvenere e San salvatore Telesino. Mamma Solopaca diede alla figlia “prediletta” – dicono i solopachesi – il grosso cappello della “Piana” mentre i confini di Castelvenere e S.Salvatore si stringevano intorno alle Terme come un vestitino attillatissimo, come un guanto da chirurgo alle dita.
Oggi che Telese è cresciuta, si vedono le scuciture troppo strette attraverso cui escono, come il gelato dal cono, le costruzioni di contrada S.Aniello, della zona Bivio di Castelvenere e della zona Grassano, verso San Salvatore.
Questa zia, addirittura, tiene una mano sulla carne della giovane Telese entrando nel Parco delle Terme coi suoi confini.
Nessuna meraviglia!
Nella nostra provincia c’è una casa la cui stanza da letto appartiene a un Comune mentre la stanza da pranzo appartiene a un altro e siccome uno di questi fa parte della provincia di Avellino, il proprietario afferma di dormire a Benevento e di pranzare ad Avellino senza muoversi di casa e di soddisfare il propri bisogni corporali sulla linea di confine.
Può concepirsi una cosa del genere? Può il centro abitato di Telese appartenere a Telese, a Solopaca, a Castelvenere e a S. Salvatore? Noi crediamo di no! Crediamo invece che sia tempo di impostare il problema e di proporre una soluzione per il futuro. E’ necessario cominciare! E potremmo farlo anche subito.”