La Sezione LIPU di Benevento, che da 12 anni si occupa della vicenda del depuratore del capoluogo di provincia, mostra tutte le sue perplessità a riguardo della individuazione dei due siti dove insediare l’impianto di depurazione presentati ieri dal Comune di Benevento e dall’Autorità di Bacino Liri Garigliano e Volturno. Le aree sono state individuate nelle località Masseria Marziotto e Masseria Sciabacca, la prima sulla sinistra idraulica del fiume Calore, in prossimità di contrada Serretelle, e la seconda sulla destra dello stesso corso d’acqua, poco a valle di contrada Pantano.

Pur apprezzando il lavoro dei tecnici dell’Autorità di Bacino, che si rivela preciso, ricco di cartografie tematiche rilevatrici in particolare dei vincoli idrogeologici che sussistono in quell’ambito territoriale, si deve evidenziare prima di tutto che rispetto ai siti individuati negli anni precedenti l’ubicazione è cambiata di pochissimo. Infatti per quanto riguarda il sito in località Masseria Marziotto, siamo molto vicini – 200 metri circa – all’area dove nel 2005 l’Amministrazione D’Alessandro voleva ubicare l’impianto indicendo anche una Conferenza di Servizi, la qual cosa fece sollevare gli abitanti della contrada che insieme alla LIPU scatenarono una battaglia civile per evitare l’occupazione di quell’area. Per quanto riguarda l’altro sito, quello di Masseria Sciabacca esso si trova in una posizione intermedia tra il sito individuato nel 2007 a contrada Pantano e quello determinato nel 2008 in contrada Sant’Angelo a Piesco, in pratica si trova a poche centinaia di metri da entrambi.

Certamente i due siti proposti dal tandem Comune-Autorità di Bacino non sono ubicati più in aree alluvionali come era previsto precedentemente, ma comunque si trovano in prossimità del fiume. Infatti i confini del sito di località Masseria Marziotto sono posizionati ad appena 60 metri dal fiume Calore, mentre quelli di Masseria Sciabacca si trovano ad 80 metri dal Calore, quindi buona parte dell’impianto di depurazione, se fosse realizzato in una di quelle due aree, si troverebbe nella fascia di tutela paesaggistica dei 150 metri dal corso d’acqua che prevede il Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio.

Inoltre queste aree sono inserite nella fascia di 1.000 metri di difesa del paesaggio che il Piano Territoriale Regionale (PTR) della Campania individua per il fiume Calore. Il PTR, sovraordinato ai Piani provinciali e comunali, dà oltrettutto delle indicazioni ben precise per tutelare i corridoi ecologici come lo sono le aste fluviali “non consentendo l’edificabilità; favorendo il riuso dei manufatti e opere esistenti; prevedendo la collocazione di nuove opere, impianti tecnologici e corridoi infrastrutturali in posizione marginale o comunque in continuità con aree urbanizzate esistenti.” La scelta dei siti che ieri sono stati resi noti contrasta, invece, fortemente con tali indicazioni che vengono rafforzate dai piani sottordinati. Infatti i due siti individuati si trovano per intero nella fascia di 300 metri del corridoio ecologico del fiume Calore previsto prima dal Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) e successivamente anche dal Piano Urbanistico Comunale (PUC).

In ultimo non sono da sottovalutare le rilevanze storico-archeologiche delle aree individuate. A questo riguardo la LIPU con le sue escursioni che organizza soprattutto in primavera-estate nell’Oasi di protezione “Zone Umide Beneventane”, la quale ingloba più di 800 ettari di territorio lungo circa 15 km di fiume Calore, ha più volte cercato di portare l’attenzione di cittadini e amministratori sui resti longobardi presenti su Monte Sant’Angelo, un’altura che è a poche centinaia di metri dai siti individuati e da dove si vedrebbe benissimo il cemento delle vasche di depurazione e degli impianti annessi. Questi resti medievali hanno un vincolo culturale emesso dal Ministero dei Beni Culturali nel 1989, mentre già tre anni prima lo studioso e docente universitario Marcello Rotili li aveva descritti con tanto di rilievo grafico nella sua apprezzatissima pubblicazione “Benevento romana e longobarda”. In più proprio a fianco ai confini di dove è previsto il depuratore in località Sciabacca transita un percorso storico: la Via Francigena del Sud che in quel tratto ripercorre le tracce della romana Via Latina che a Pantano attraversava il fiume Calore per entrare in città attraverso un ponte, che qualche studioso ha individuato come il Pons Maior, di cui oggi sono evidenti i resti a Cellarulo.

LIPU – Sezione di Benevento

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