Sono tornati i giornalisti della trasmissione televisiva “Le Iene” nella Valle Telesina, titolava ieri qualche testata giornalistica; sono tornati, cioè, i fustigatori del malcostume nazionale pronti a fare giustizia laddove la giustizia dello stato è assente.
Non si crede più nella giustizia delle aule dei tribunali, almeno fino a quando non riguarda la nostra colpevolezza, giudicata lenta, farraginosa e incapace, ma garantista, con il principio di civiltà che ogni cittadino è innocente fino a prova contraria certa, e invece si crede ciecamente a quella televisiva, rapida, roboante, spettacolarizzante, ma con un occhio non proprio disinteressato all’audience.
Non ci basta la colpevolezza dell’indiziato, non ci basta una sua condanna esemplare, che tarda sempre a venire, non ci basta la sua esposizione alla gogna pubblica e mediatica, vogliamo la sua de-umanizzazione. La giustizia dello stato non priva il condannato della sua dignità di essere umano; mira, anzi, al suo recupero sociale; non è punitiva, ma riabilitativa. La giustizia televisiva e di massa mira a privare il malcapitato della sua umanità, a trasformalo in qualcosa di disumano, in un “mostro” da mostrare per anni, almeno fino a quando l’audience è alto, tutti i giorni in TV a telespettatori affamati di pettegolezzi e morte. Si è contro la pena di morte, ma si è favorevoli, con piacere ipocrita, alla morte sociale, alla distruzione definitiva dell’individuo.
E, allora, in queste vicende, perlopiù tristi, ci sono due tipi di iene: il presunto colpevole, che i meccanismi distorsivi televisivi presentano come un mostro pericolosissimo che gira impunemente per le nostre strade rendendole insicure, e i cavalieri televisivi senza macchia e senza paura pronti ad una condanna rapida, sicura e definitiva.
E poi ci sono i pavoni: chi, ed il numero di costoro è sempre più in aumento, chiama i paladini della giustizia “fai da te” mediatica, e ha così la possibilità di mostrare all’Italia intera e ai loro compaesani la scintillante ruota di piume della sua presunta superiorità morale.
Angelo Mancini
- Illustrazione di Giovanni Lombardi 2012