C’è mala sanità, in verità poca; c’è buona sanita; c’è, infine, una sanità umanitaria, silenziosa, encomiabile. E proprio di un episodio di sanità encomiabile che sento quasi il dovere di parlare. Perché merita, perché è esemplare tra tanta frettolosa indifferenza e cinico egoismo.

Venerdì 11 agosto vengo chiamato per un’emergenza. Sul posto, tra la disperazione dei familiari, intervengono gli operatori del 118 in poco più di sette minuti.

La paziente è clinicamente morta. Nessun segno vitale. Elettrocardiogramma piatto. Ciò nonostante gli operatori del 118 procedono nelle manovre rianimatorie. L’infermiere riesce, non so come, a prendere una vena e il medico inizia il massaggio cardiaco. Adrenalina, liquidi, defibrillazione. Elettrocardiogramma sempre piatto.

Dopo circa 15 minuti di manovre rianimatorie si percepisce sul monitor una fugace attività elettrica. Si richiede l’intervento dell’Unità operativa di rianimazione e si prosegue con massaggio cardiaco, defibrillazione, terapia medica. Dopo altri dieci 10 minuti il cuore della paziente, tra l’incredulità e l’entusiasmo di tutti, riprende il ritmo.

Forse un miracolo, per chi crede ai miracoli. Certamente il frutto di tenacia, professionalità, umanità.

Finalmente giunge l’Unità rianimativa. Intubazione. Trasporto al ‘Rummo’ di Benevento. E qui incomincia il calvario causato dalla sanità disorganizzata, sprecona e trascurata. Mancano i posti nelle strutture sannite! Finalmente alle due di notte si libera un posto al ‘Monaldi’ di Napoli.

Ennesima corsa in ambulanza. Bene! Dopo cinque giorni, mentre scriviamo, la paziente ha ripreso attività cardiaca spontanea e mostra qualche segno di ripresa neurologica.

Come finirà? Il futuro è in grembo a Giove. Si, solo in grembo. Ma, forse, lo stesso Giove nulla può… o nulla deve. E qui il discorso diventa filosofico e ci fermiamo.

Comunque andranno le cose, rimarranno considerazione e gratitudine per una sanità vera, encomiabile, priva di compromessi, di egoismi, di interessi.

E pensare che, a margine, esiste una sanità politica, una sanità di carriere, di interessi, di danaro, di tangenti. Una sanità che presume di risparmiare togliendo il medico dalle ambulanze. E viene rabbia al pensiero che la sanità sana non è rara. Anzi. Ma i trafficanti, l’industria cinica, gli sciamani, i furboni cercano di sottacerla e nasconderla, non come un bene prezioso ma per evitare che possa diffondersi.

Saremo degli illusi, ma ci piace pensare in modo diverso. Ci piace, quasi con commozione, ringraziare il gruppo 118 che la sera dell’11 agosto ha operato in modo nobile e professionale. Grazie dottor Roberto Di Crosta, Carmela di Lorenzo (infermiera) e Giuseppe Frangiosa (autista coadiutore) non solo per come e quanto avete fatto ma, soprattutto, per il messaggio che inconsapevolmente avete lanciato.

Mario Scetta

- Annuncio pubblicitario -
Articolo precedenteIl 19 agosto c’è l’escursione a Monte Mutria
Articolo successivoPersonale di Elia Severino

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.