Saturata quasi interamente l’area delle alture fortorine, le richieste di autorizzazioni per la realizzazione di impianti eolici interessano sempre più spesso l’area dal Matese Sud-Orientale, fino ai rilievi dell’alto Tammaro ed al confine regionale con Molise e Puglia.

Sui comuni del Matese Sud-Orientale, sulla valle del Tammaro e sulla valle del Fortore, già abbondantemente degradata da installazioni di migliaia di pale eoliche,  sono arrivate, in Regione Campania, richieste per la realizzazione di impianti eolici che risulteranno devastanti per l’economia locale tradizionale (allevamenti, pascoli e produzioni biologiche e coltivazioni di qualità) e per gli habitat prioritari tutelati dalla Comunità Europea.

Gli impianti eolici autorizzati o che hanno già ricevuto la Valutazione di Impatto Ambientale, sono 61, per un potenziale nominale di 1.222 MW e un totale di circa 620 macchine eoliche, alte 150 metri, con fondazioni in cemento armato profonde 30 metri che devasteranno oltre che l’ambiente subaereo, anche il sottosuolo, con l’inevitabile inquinamento delle falde acquifere oltre al condizionamento della circolazione sotterranea.  Per lo steso territorio sono in attesa di valutazione altri progetti per circa 1.500 pale eoliche.

Insomma un’immensa fabbrica di energia elettrica costruita anche su aree protette come Siti di Interesse Comunitario (n. 3 SIC) e Zone di Protezione Speciale (n. 2 ZPS), che si intersecano con quattro zone SIC del Molise, in prossimità di Parchi Regionali (Parco del Matese) Oasi di Protezione (Oasi di Campolattaro) .

Questa situazione si è resa possibile perché la Regione Campania non si è mai dotata degli strumenti fondamentali per inserire correttamente sul territorio gli impianti FER (Fonti Energetiche Rinnovabili), compresi gli impianti eolici che hanno un pesante impatto sul territorio.

Non solo la Regione è inadempiente ma ha permesso, con deroghe e sotterfugi, di poter installare impianti eolici anche in aree che in altre regioni sono considerate “non idonee”.

Non avendo programmato, né razionalizzato, né individuato i siti non idonei, di fatto ha reso disponibile ogni sito, anche quelli tutelati dalla Comunità Europea di “Rete Natura 2000”  come le aree ZPS e aree SIC ed habitat prioritari.

La Regione Campania prima di attivare le procedure di valutazione e autorizzazione degli impianti eolici avrebbe dovuto legiferare adottando il piano Energetico Regionale, adeguarsi alle Linee Guida nazionali di cui al D.M. 10/09/2010, individuare i Siti Non Idonei. Solo con questi strumenti sarebbe stata in grado di inserire correttamente e civilmente gli impianti eolici nel contesto territoriale.

Invece ha selvaggiamente autorizzato impianti eolici che sarebbero stati bocciati nelle regioni che si sono adeguate alle leggi nazionali.

La Regione Campania, in questa “ostinata” mancata applicazione di leggi e  regolamenti, è riuscita ad autorizzate impianti eolici in modo indiscriminato sull’alto Sannio beneventano ed irpino: ma non solo, ha anche arrogantemente autorizzato molti progetti, in dispregio dei diritti delle regioni confinanti.

Infatti sono stati autorizzati sette impianti eolici in aree contermini con la regione Molise  ed uno, San Bartolomeo in Galdo, in aree contermini con la Regione Puglia, senza che queste regioni fossero state mai convocate in Conferenza dei Servizi, anche se la legge prevede che le regioni confinanti debbano  essere convocate in presenza di impianti eolici progettati ad una distanza inferiore a 50 volte l’altezza di una macchina eolica.

Questo la dice lunga su come è stata gestita la “partita eolica” in Regione Campania.

Lo stesso è accaduto quando ci si è trovati di fronte alla valutazione di impianti ricadenti in aree contermini con siti archeologici o naturalistici di particolare pregi come il Regio Tratturo, cosa che prevede la presenza “fisica”, in Conferenza dei Servizi, di funzionari  del Ministero dei Beni Culturali ed Ambientali. Anche in questo la Regione Campania ha autorizzato senza tener conto delle disposizioni di legge.

Queste sono solo alcune delle motivazioni per cui chiediamo al Presidente della regione Campania, dott. Vincenzo De Luca, l’annullamento in autotutela di tutte le autorizzazioni concesse dalla precedente amministrazione regionale guidata da Stefano Caldoro, per garantire i diritti delle popolazioni dell’Alto Sannio beneventano ed irpino e per i diritti negati alle regioni confinanti.

Per questo motivo e per rafforzare e supportare questa richiesta, già inoltrata al Presidente della regione, Vincenzo De Luca, nei giorni 4-5 e 6 settembre occuperemo simbolicamente un tratto del Regio Tratturo “Pescasseroli-Candela” all’altezza di Santa Croce del Sannio. Nei tre giorni di presidio permanente saremo a disposizione di chiunque volesse venire ad incontrarci per spiegare  le nostre ragioni. Riteniamo che l’eolico non sia la strada giusta per migliorare le condizioni delle popolazioni dell’Alto Sannio. Anzi, riteniamo che sia un’operazione economico-speculativa ad esclusivo vantaggio delle società eoliche, mentre le popolazioni vedranno il proprio territorio, le risorse naturali, i prati, i pascoli, l’allevamento in altura, la pastorizia, le colture biologiche, le produzioni di qualità, le attività economiche, l’agriturismo, le produzioni artigianali, irrimediabilmente devastate.
Noi questo non lo vogliamo, poiché il destino del  territorio lo deve decidere chi il territorio lo vive quotidianamente, cercando il più possibile di rispettare la legge e il prossimo.

Benevento, 1 settembre 2015

Per il Fronte Sannita per al Difesa della Montagna

 Giuseppe Fappiano

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