Venerdì 8 maggio 2015, presso la sala Goccioloni delle Terme di Telese, Andrea Tornielli, vaticanista de La Stampa, ha incontrato il sindaco di Telese Terme e i cittadini della valle telesina per la presentazione del libro PAPA FRANCESCO QUESTA ECONOMIA UCCIDE di Andrea Tornielli e Giacomo Galeazzi, con interventi del prefetto di Benevento, del magnifico rettore dell’università del Sannio, della dirigente dell’IIS Telesi@ e di Sua Eminenza mons. Michele De Rosa vescovo della diocesi Cerreto- Sant’Agata de’ Goti.
Il libro di Andrea Tornelli e Giacomo Galeazzi “Papa Francesco questa economia uccide” è una ricostruzione minuziosa e particolareggiata del magistero sociale di papa Francesco alla luce della dottrina sociale della Chiesa cattolica. E’ lo stesso papa Francesco a chiarire questo punto nell’intervista esclusiva riportata nell’opera in questione: “ Eppure io nell’esortazione Evangelii Gaudium non ho detto nulla che non sia contenuto negli insegnamenti della dottrina sociale della Chiesa”.
Dottrina sociale della Chiesa che affonda le sue radici spirituali e sociali nei Vangeli, nei testi dei primi Padri della Chiesa e nelle encicliche papali dell’ultimo secolo: Rerum Novarum di Leone XIII, Quadragesimo Anno di Pio XI, Mater et Magistra di Giovanni XXIII, Populorum Progressio di Paolo VI, Centesimus Annus di Giovanni Paolo II.
Il carattere di novità dell’esortazione papale Evangelii Gaudium risiede allora nella “forza” con cui Papa Francesco ha ribadito il messaggio evangelico e non in una presunta discontinuità con il magistero papale dei suoi predecessori. Il richiamo continuo ai poveri, agli ultimi, alla dignità ferita della persona, al capitalismo che uccide, ha fatto cadere sul suo magistero l’accusa di “pauperismo” e di “marxismo” da parte di gruppi politici e cattolici ultra conservatori statunitensi che evidentemente poco conoscono i fondamenti della dottrina sociale della Chiesa.
“Quando si colpisce il bersaglio vuol dire che si è mirato giusto” dice Shakespeare e sicuramente, allora, Papa Francesco con l’Evangelii Gaudium ha colpito il cuore oscuro del sistema capitalistico.
Ma cosa ha detto Papa Francesco di così “rivoluzionario”?
Innanzitutto che il credente, il cristiano deve avere un’attenzione concreta e continua per i poveri: non basta pensare da cristiano, bisogna vivere da cristiano. Vivere da cristiano significa mettere al centro del sistema l’uomo in tutto il suo essere in tutte le sue potenzialità e non l’idolatria del denaro. Vivere da cristiano significa abbandonare la “cultura dello scarto”, l’economia che scarta le persone e che in questo senso le uccide. Vivere da cristiano significa dare attenzione particolare alla Terra, alla “casa”, al lavoro.
Dio ha destinato la Terra non ad un solo uomo o a pochi uomini, ma a tutti gli uomini affinchè tutti potessero godere liberamente e pacificamente dei suoi frutti. “La proprietà privata non costituisce per alcuno un diritto incondizionato e assoluto. Nessuno è autorizzato a riservare a suo caso esclusivo ciò che supera il suo bisogno, quando gli altri mancano del necessario” (Paolo VI, Populorum Progressio).
Nessuno può farsi re, nessuno ha il diritto di farsi “divinità”.
La casa è la dimensione della comunità della convivenza pacifica, della solidarietà, della sussidiarietà, dell’accoglienza. Le continue tragedie dei migranti sono il frutto del benessere di pochi, dell’indifferenza di molti, “dell’anestesia del cuore”, come ebbe ad affermare Papa Francesco nell’omelia tenuta a Lampedusa.
Ridare priorità all’uomo significa ridare dignità al lavoro, rimuovere le situazioni e sociali, politiche ed economiche che rendono di fatto schiavi milioni di esseri umani in una logica perversa di produzione e di consumo fine a se stessa. Il fenomeno della “ricaduta favorevole” di cui parlano gli assertori del libero mercato e dello “Stato minimo”, non ha nessun riscontro nella realtà odierna: lo sfruttamento dell’uomo diventa sempre più esteso andando sempre più ad alimentare il divario tra paesi ricchi e paesi poveri, tra turbo-capitalisti e poveri sfruttati.
E’ in questa degenerazione del sistema produttivo che l’economia uccide. Il progresso e il frutto dell’ingegno umano sono sempre da promuovere, ma devono servire a rimuovere le “inequità”. ““Il papa non rifiuta l’economia o il denaro in blocco, ma un modo particolare di fare economia o un modo particolare di usare il denaro”.
“ La necessità di risolvere le cause strutturali della povertà non può attendere, non solo per una esigenza pragmatica di ottenere risultati e di ordinare la società, ma per guarirla da una malattia che la rende fragile e indegna e che potrà solo portarla a nuove crisi”. (Francesco, Evangelii Gaudium)
Domenica Di Sorbo, dirigente IIS Telesi@