Coloro che mi conoscono sanno bene che non avevo mai pensato o nemmeno lontanamente   ipotizzato una mia candidatura in nessun tipo di competizione elettorale e che, oramai da qualche anno, mi sono completamente allontanato dalla vita politica non ritrovando più, come molti italiani, di destra o di sinistra, nessun punto di riferimento credibile nel panorama attuale.

Ciò nonostante, quando mi è stata inaspettatamente proposta la candidatura per rappresentare la sintesi di un progetto politico/amministrativo inequivocabilmente caratterizzato da un alto tasso di innovazione e con la chiara finalità di rimettere in moto questo paese, intervenendo soprattutto nei settori in cui ho specifiche e riconosciute competenze, ho ritenuto di accettare perché le argomentazioni erano più che convincenti.

Si trattava di “ripartire da zero” e provare a costruire un progetto nuovo, una terza via, che potesse dare risposte adeguate alle difficoltà in cui, innegabilmente, versa il nostro paese. Da tecnico, mi piaceva soprattutto questa idea di porre, per un periodo limitato, le mie competenze al servizio del paese in cui vivo e lavoro, nel quale cresce e studia mia figlia, dove ha insegnato mia madre e mio padre e dove, salvo imprevisti, morirò. Questa volta i compagni di strada sarebbero stati diversi, ma devo pur dire con chiarezza che quando le cose non vanno bisogna obbligatoriamente cambiare ed esplorare nuove strade, se ce ne sono di percorribili.

In ogni modo la mia candidatura non è riuscita ad unire tutte le diverse anime di una composita coalizione. Altri, legittimamente, hanno avanzato proposte diverse ed alla fine, dopo un tortuoso percorso, è arrivato il nome di Angela Abbamondi. Francamente in questo non ci trovo nulla di strano. Credo che si chiami politica, nel bene o nel male.

E’ anche assolutamente normale che ci siano i “tifosi” dell’uno e dell’altro candidato. Certo, ognuno affronta il dibattito con i propri strumenti culturali e con i propri mezzi, ognuno ha diritto di parola, anche quando si apre la bocca prima di aver messo in azione il cervello, nel caso ci fosse. Credo che si chiami democrazia, nel bene o nel male.

Con il passare dei giorni, con l’imminente scadenza per la presentazione delle liste, il progetto ha cambiato fisionomia perdendo, a mio avviso, quel carattere innovativo, di superamento di barriere oramai antistoriche, che doveva essere la sua vera forza, e perseguendo percorsi diversi, seppur altrettanto validi ed elettoralmente comprensibili. Ma si tratta di qualcos’altro che non mi appartiene e per questo non giustifica un mio diretto contributo, seppur gentilmente richiesto.

Ringrazio chi, mantenendo sempre un comportamento leale e trasparente, ha pensato a me, pur sapendo che non ero la persona più vicina politicamente: si tratta di un attestato di stima personale che ha un peso non indifferente. E sono più di quelli che  pensavo!.

Uno speciale ringraziamento va, inoltre, a Gennaro Capasso ed al suo gruppo, per la stima personale che mi hanno sempre manifestato, esponendosi in prima persona, e  perché hanno convintamente sostenuto , fino alla fine, senza fraintendimenti, la mia candidatura ed il progetto che essa rappresentava.

Essi sono consapevoli, probabilmente, che le istanze di rinnovamento devono trovare una sintesi anche in un quadro frammentato come quello attuale. Da questo, e dai numerosi altri attestati di stima ricevuti, credo, si possa ripartire per tentare di costruire uno scenario diverso.

Ringrazio anche quei rappresentanti dell’attuale amministrazione che, conoscendomi, hanno capito il senso di una scelta e mi hanno fatto per primi gli auguri.

E’ stata una bella avventura e conservo un solo rammarico: quello di ricordare un amico di gioventù simpatico e sincero ed aver trovato, oggi, dopo più di trent’anni, un uomo completamente diverso, con il quale non riesco mai a ritrovare una sintonia. Ma anche questa è politica. A me è chiaro.

Daniele Marra

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