Capita sempre più spesso di girare per Cusano Mutri, lo splendido borgo sannita a pochi Km da Cerreto. Così, tra un trionfo di scale, portali e stradine in pietra, tra un’edicola in ceramica cerretese e un profumo intenso di funghi, si arriva proprio in alto dove, al sommo di una scalinata, sorge la chiesa dei Ss. Pietro e Paolo. Fondata nel 944, più volte rinnovata, la facciata ha tre portali, di cui il mediano ha un interessante picchiotto di bronzo. L’interno, basilicale, a tre navate divise da pilastri, è stato restaurato da non molto.
La Chiesa dei SS. AA. Pietro e Paolo, che in facciata ha anche elementi gotici, fu visitata da Mons. De Bellis, il Vescovo della Diocesi cerretese, nel 1689, l’anno successivo, cioè, al terremoto che distrusse completamente la Cerreto Normanna. Agli occhi del Vescovo la chiesa sembrò miracolosamente indenne, come del resto l’intera Cusano. Varcato il portone di ingresso, la Chiesa all’interno presenta un aspetto austero e rigoroso, e colpisce soprattutto la bellezza dell’Altare Maggiore, dietro al quale è una costruzione lignea barocca attribuita al Maestro Domenico De Luca. Particolarmente pregevole per i soggetti magistralmente raffigurati, la struttura, che è un’importante testimonianza del persistere di tradizioni orientali nel sec. XVII, presenta in particolare delle colonne finemente lavorate e delle statue altrettanto pregevoli: in alto il Padre Eterno, poi l’Epifania, divisa in tre parti (in una nicchia in mezzo, Sacra Famiglia e un re adorante; in 2 nicchie laterali, gli altri Magi che arrivano); in basso, S. Pietro e S. Paolo a figura intera, molti santi a mezza figura e una folla di angeli sparsi dappertutto. Al centro di tutto,c’è la statua di Santa Chiara. La solita pala d’altare che arricchisce tante Chiese? In verità trattasi di una grande pala d’altare inquadrata architettonicamente, un vero e proprio retablo, reliquiario di pura cultura iberica, una strepitosa macchina lignea, una rarità per il territorio beneventano…con qualche stranezza: possibile che una tale, pregevole opera sia messa in una nicchia che sembra quasi soffocarla? In qualche punto si nota addirittura qualche taglio. E poi, che ci fa Santa Chiara proprio nel punto centrale della struttura? Ricordo allora che le monache clarisse (in latino ordo sanctae Clarae) sono le religiose di voti solenni appartenenti all’ordine fondato proprio da santa Chiara d’Assisi (da cui le clarisse derivano il nome) nel 1212. La regola di vita dell’ordine fu inizialmente costituita da alcune semplici istruzioni dettate da san Francesco. A mio parere, e qui concordo pienamente col dott. Giovanni Parente storico dell’arte e funzionario della sezione storico-artistico della Soprintendenza, trattasi della struttura divisoria posizionata all’interno della Chiesa delle Clarisse di Cerreto Vecchia, interposta fra la zona presbiteriale e quella riservata ai fedeli. Una splendida iconòstasi salvata dalle rovine della chiesa annessa al convento delle Clarisse della vecchia Cerreto. Da qui, dopo il terremoto del 1688 che distrusse il monastero, la struttura fu spostata e adattata nell’integra Chiesa dei SS Apostoli a Cusano, ad arricchire un paese già bello di se e che ha saputo gelosamente conservarla per tramandarla ai posteri ed ai turisti che sempre più numerosi affollano le vie del centro. Segno anche di amore per le cose belle, anche se provenienti da “fuori le mura”, come dimostrano le tante edicole ceramiche ancora incastonate nei muri delle case, giammai svendute come è accaduto a Cerreto qualche lustro fa. Come dimostrano i pavimenti in ceramica “originali” ancora presenti in tante case, e il portale in pietra di Ferrante da Cerreto (1537) conservato gelosamente all’interno della Chiesa di San Giovanni. Il campanilismo è bello quando è intelligente e produttivo, e quello di Cusano lo è.
Renzo Morone