Ascolto compiaciuta l’attualità della sua proposta politica: “Bisogna, dunque, cercare nella cooperazione il segreto dello sviluppo sociale”
Il discorso si fa man mano più coinvolgente e mi gusto l’artifizio retorico per surriscaldare gli animi :
“Niente, niente avete diritto di chiedere, voi telesini, hanno risposto gli amministratori di Solopaca, con la minaccia ‘abbozzagnati di Telese, state zitti, vi metteremo a posto noi, voi dovete essere trattati come le ranocchie di Pagnano’!”
Il Presidente del Consiglio comunale di Telese si gira verso il Sindaco di Solopaca: “AH! Così dicevate di noi? Abbozzagnati!” il Sindaco di Solopaca sorride sornione e risponde qualcosa che non capisco, perché nel frattempo si sono inseriti nel capannello anche i Sindaci di Castelvenere e di Frasso.
Intanto il Comizio di Amilcare Di Mezza -2 febbraio 1913-, magistralmente letto da Paolo Cazzullo, va avanti e siamo tutti catturati dalle ultime battute di colui che è stato uno dei principali membri della “Lega di Telese” per l’autonomia:
“Amici, è venuta l’ora della riscossa, uniamoci!…raccogliamoci fiduciosi sotto la nostra bandiera, che oggi inauguriamo coll’intervento dei sodalizi democratici del circondario, cui porgo il mio fraterno saluto…”
L’attenzione dei partecipanti si è fatta intensa e silenziosa… siamo quasi alla fine del discorso, un passaggio che trovo poetico:
“In alto, in alto la nostra bandiera, sì che più il sole la baci, più l’agiti il vento, più da lontano ognuno la veda.”
Spero di essere riuscita a rendere almeno in piccola parte la dimensione interattiva e l’atmosfera partecipata e gradevole che si è creata venerdì scorso, durante la serata organizzata dall’Amministrazione comunale di Telese, dedicata agli 80 anni di autonomia.
La regia di questo evento di alto profilo culturale e artistico è dell’Avv. Fulvio Di Mezza, che si inserisce a pieno titolo nella tradizione di coloro che mi fanno sentire fiera di appartenere a Telese.
L’autonomia, in generale, è un processo complesso e mai definitivamente compiuto, che si gioca su un crinale delicato fatto di senso di appartenenza e capacità di differenziarsi. Non è solo questione di date o bandiere o confini formali. Nel videoracconto inedito sulle origini di Telesia, realizzato da Fulvio, compare a tratti l’immagine di un ragno al lavoro, in primo piano la tela mirabilmente compiuta, poi, rovinata, da rifare. Immagini, per l’Autore, di epoche più o meno pacificate della storia di Telesia, ma, anche, forse -gli suggerisco- metafora proprio dell’ “autonomia”, che il ragno rappresenta in quanto costruisce da sé, dalla propria sostanza, la sua abitazione, la ragnatela. Quanto è più difficile, però, per noi uomini, costruire un’opera così complessa. Noi non siamo solo fini a noi stessi, ma siamo anche anelli di una rete di generazioni che ci precede, che ci determina nostro malgrado, perché “entriamo a farne parte quando molte cose sono già successe”. Per diventare “soggetti” autonomi di un’eredità storica, dobbiamo essere in grado di ricontrattarla in base alla nostra individualità, ma ciò è possibile se e solo se ne abbiamo conoscenza e autoconsapevolezza. Scriveva Goethe: “Ciò che hai ereditato dai padri, se vuoi possederlo veramente, devi riconquistarlo”. Il video racconto sulle origini di Telesia, il momento narrativo che precede l’autonomia della nostra Città (nella superba lettura di Paolo Salomone) hanno rappresentato, per quanto mi riguarda, un’occasione generosa di iniziare a colmare le lacune su tale eredità, di riconquistare la mia posizione di autonomia nella mia Città.
La serata finisce in musica, con brani popolari eseguiti dal gruppo SAMNI GENTES, che non ha bisogno di presentazioni per l’elevata capacità artistica.. L’alternarsi di ritmi diversi e timbri vocali così suadenti, come quello di Maria Calandra, ci accompagnano alla fine della serata.
Fulvio ci consegna una magnifica introduzione del maestro De Simone alla tradizione dei canti tradizionali, in cui si sottolinea “la funzione doppia e sibillina…il carattere vaticinante del canto, sia nel senso futuro che in quello passato”. E’ il suo raffinato saluto.
Uscendo dal Cinema Modernissimo dove si è svolta la serata -il nostro Cinema- mi sembra di ricordare che uno dei canti più belli tra quelli ascoltati è di un posto vicino Telese, Vitulano, e dice “DDio quant’è ‘gghiaota la luna”. Lo è anche stasera e c’è una bella luce.
Filomena Rita Di Mezza
http://menadimezza66.blogspot.it/
In copertina il bozzetto di Giovanni Lombardi