Gli unici reperti che riconducono al periodo medievale di Telese e consentono di definire senza possibilità di smentita,la loro tipologia, la probabile struttura, la funzione e la destinazione,sono i resti dell’ edificio sacro che ha ospitato la cattedra vescovile e la possente torre campanaria che si erge maestosa  ad ovest, a pochi passi di distanza.

Fonti postume,conservate nell’Archivio Diocesano in Cerreto,riproposte dalla tradizione storiografica locale,riferiscono di un Diploma di Roberto conte di Caiazzo, che si proclama “ Comes,dominator et dispositor Comitatus Telesiae” ,emesso nell’Agosto del 1068,con il quale viene concesso  alla chiesa cattedrale sotto il titolo di Santa Croce,”recentemente costrutta nella Città di Telese”,in beneficio feudale,”un fondo denominato Santagatella di moggia 357,sito presso detta Città,dandone il possesso al detto Vescovo Arnaldo”.

Ma recenti indagini archeologiche,in considerazione anche delle tecniche edilizie utilizzate soprattutto nelle parti inferiori dei due distinti episodi architettonici,oltre che nei vari successivi interventi di restauri o di riparazione,riconducono ad un arco di tempo che oscilla tra l’VII-X secolo per il campanile ed a periodi precedenti, per la Cattedrale. Nel deposito della Sovraintendenza archeologica di Montesarchio inoltre,con il numero di inventario 155151,è custodi un farmmento di iscrizione funeraria relativa ad un (F)lorentius,rinvenuto nel 1985 nell’area del perimetro della Chiesa. Lo stile paleografico delle lettere,riconduce al V-VI secolo d.c.,mentre il più che probabile nome “Florentius”,coincide con il nome del primo Vescovo della diocesi Telesina,attivo nel 465 .

L’assenza all’interno della città romana di evidenze di epoca alto medioevale,in particolare quelle riferibili al culto cristiano,è bilanciata dalla sicura presenza di luoghi di culto  al di fuori della cinta muraria, in pagus o altri agglomerati del territorio,come attestano le fasi di costruzione più antiche, rilevate nello studio dei resti sia della Chiesa di San Felice appena fuori le mura a sud della Telesia Romana,sia della stessa Cattedrale nella città medioevale e,perché no, della chiesa di San Pietro all’Elce in Cusano Mutri,le cui origini sono attestate nel V secolo. Non si può escludere per tanto, la singolare circostanza di una sede dell’ordinario diocesano, esterna alla città,nell’ambito territoriale della circoscrizione di cui Telesia è il centro urbano,sede dei poteri civili e amministrativi previsti dalle leggi statali del tempo. Una ubicazione che contrasta,con la tradizione che assegna alle città il privilegio delle prime sedi Vescovili. E rappresenta la ragione per cui,nei secoli successivi,l’estensione territoriale della Diocesi,coinciderà,con la estensione della circoscrizione politico-amministrativa cittadina.

Sede della cattedra,sarà l’agglomerato ubicato tardo antico, a ridosso del torrente Grassano,che in seguito all’espansione dei longobardi di Benevento,diventerà anche sede del Gastaldo e delle strutture periferiche di un gastaldato, esteso quanto le precedenti circoscrizioni romane.

Si concretizza per Telese, la condizione di “Civitas sede della aristocrazia militare e del Vescovo”, ricordata dal papa San Gregorio Magno,nelle sue lettere. Una condizione destinata a durare,pur nel continuo mutamento delle forme laico-Militari del potere, fino alle soglie del XVI secolo.

I longobardi infatti,non utilizzano Telesia romana. Le poche ultime tracce del periodo tardo antico,riscontrate all’interno delle mura,risalgono al VII secolo. Sono le labili testimonianza di una probabile sopravvivenza di alcune attività molto ridotte, che si è protratta fino al X secolo a cui fa riscontro  il continuo esodo della popolazione di etnia Romana,che pur tra privazioni e perdita di diritti è rimasta nel novero dei “liberi”, verso il vicino insediamento sede delle strutture politiche ed economiche,provocandone una continua espansione del perimetro urbano. Oltre il nucleo originario, dove all’episodio architettonico più importante,l’edificio religioso che ospita la cattedra vescovile, si affiancherà la probabile sede del gastaldo,protetta più che fortificata ed affatto avulsa dal contesto urbano.Le cui tracce sono affiorate nell’area occupata dall’attuale dimora dei Jannotti-Pecci.

Nel IX secolo,la cronaca cassinese di S.Benedetto già individua una “Telesis Nova”che si sviluppa”secus primariam”, ossia al nucleo principale sede dei centri di poteri, nella contigua area pianeggiante.

E’questa la fase iniziale dei successivi processi di ampliamento e di crescita economica che si esauriscono nella Città nuova del XI secolo,l’unica altro centro di antica fondazione Romana delle aree interne del Sannio storico,oltre Benevento,che non dissolve il proprio tessuto urbano e conserva integra anche nelle nuove strutture rinnovate su impianto nuovo ed in luogo diverso,la fisionomia completa di Città.

La città che si delinea, per quanto centro urbano di un “comitatus” esteso negli stessi limiti della diocesi e delle precedenti circoscrizioni romane e longobarde,non avrà il castello,simbolo del potere feudale in auge,ne la conformazione della città castello. Episodio architettonico preminente e caratterizzante sarà la cattedrale ristrutturata unitamente alla torre campanaria,inaugurata nel 1068. Non sarà più invece,sede di strutture di potere autonome. Città e territorio,pur conservando il predicato di contea,sono integrate come semplici entità territoriali,nel vasto stato feudale dei Quarrell di Alife e Caiazzo,ramo cadetto della dinastia normanna dei principi di Capua.Una posizione che continuerà per decenni,fino alla occupazione da parte di Ruggiero II di Altavilla.

In questo periodo non è da escludersi la graduale formazione di un potere urbano,tipicamente cittadino,in sintonia con le  diffuse esigenze di forme nuove di gestione,alternative alla non funzionalità ed alla mancanza di coordinamento delle strutture del potere pubblico esistenti e forze sociali,avvertite in Telese,come in ogni altra città della penisola,dalle classi libere e produttive. La cui affermazione definitiva,ad opera probabilmente di Ruggiero II al tempo dell’occupazione dei domini Alifani,è documentata nel 1151. I Conti di Alife, appaiono nelle fonti più conti del territorio che della Cttà.Da qui la necessità di Roberto Quarrell di affermarsi in ambito urbano con gli interventi sulla cattedrale e sul campanile e con donazioni di terre in beneficio,attraverso l’altra struttura di potere presente in città:il Vescovo.

I resti delle parti inferiori dell’abside e di alcuni tratti di mura con i pochi reperti  decontestualizzati di recente riordinati e sistemati  in località Episcopio,lungo via Roma,  non danno nemmeno la minima idea di come  che poteva essere la cattedrale. Le uniche notizie al riguardo che investono anche la struttura,la costruzione il solaio,provengono dalle relazioni postume di Vescovi,conservati nell’archivio della Curia diocesana ,di cui la più antica risale alla fine del XVI secolo. Il periodo in cui si consuma l’agonia di una città,da tempo interessata da un irreversibile processo di dissoluzione del proprio tessuto,dove le calamità naturali fanno soltanto da contrappunto. L’abbandono,il disinteresse il potere pubblico, la crisi economica e soprattutto la  mancanza di un potere urbano,disintegrato dall’evoluzione dei sistemi feudali,assurgono ad uniche causa  della fine della città

Telese 17/12/2014.

Carmine Megaro.

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