E’ il destino di Erino Eugenio Carlo, che festeggia la superata soglia degli ottant’anni di età con un libro opera prima. Una raccolta di poesie intitolata Nel tempo: più di cento pagine regalo presentate sabato scorso 20 dicembre 2014 nei locali dell’I.p.s.s.a.r Giovanni Salvatore, in piazza San Barbato a Castelvenere. Presenti anche il sindaco Alessandro Di Santo e il prof. Antonio Martone, docente dell’Università di Salerno, in un incontro pubblico moderato dalla prof.ssa Rossella Carlo e per cui è stato invitato anche il vescovo di Sessa Aurunca, Don Franco Piazza.
Come suggerisce il titolo emblema dedicato alle liriche, è nel tempo che, Eugenio, per tutti maestro e non solo tra i banchi di scuola, decide di raccontare il cambiamento per lui più grande: un cambiamento personale in primis, nonché, sullo sfondo, quello della comunità in cui vive, Castelvenere. Nelle poesie scritte di suo pugno c’è una relazione non immediata che comunque si coglie: l’alternanza tematica tra la solitudine creativa del poeta e alcuni storici simboli del paese, andati persi, e, allo stesso tempo, ritrovati nella memoria comune.
Come succede, ad esempio, per i versi della poesia La torre caduta – 9 maggio 2006, ore 13.10, che in un passo recita: “Figli fummo ingrati e dissennati/Non ascoltammo il suo pianto/Né la nenia dei suoi lamenti. Mani pietose non conobbe/Né volto amico per le ferite” e che termina con queste parole: “Voglia di non ascoltar ancora/Penose salmodie di parole/Ed invocare il cupo silenzio dell’oblio”.
Aver scelto la forma della poesia – spiega Rossella Carlo nella postfazione del libro – è “un atto di coraggio”, il modo con cui Carlo si mostra nella “sensibilità” che gli appartiene e che “si aggancia alla sua concezione della temporalità, delle radici e della memoria”, come ci fa notare il commentatore d’onore Antonio Martone.
Dalla carriera politica alla scrittura, dal premio Campidoglio ricevuto “…per l’intensa attività amministrativa svolta nel 1973”, come recita l’ormai storico riconoscimento ufficiale (Carlo è stato infatti sindaco di Castelvenere dall’aprile 1962 a dicembre 1964 e da giugno 1970 a giugno 1980), al primo libro con liriche che “aiutano a consolidare la sensazione di essere sempre e comunque creature alla ricerca; creature che aspirano, come sogno più alto della vita”, come suggerisce il commento del vescovo di Sessa Aurunca, Don Orazio Francesca Piazza.
Un libro che racconta tante sfaccettature dell’esistenza di chi l’ha scritto, ma, allo stesso tempo, attraverso emozioni, luoghi e rappresentazioni sociali condivisi, dà la sensazione di esistere anche come simbolo sintetico di una comunità che, forse, ancora oggi, rincorre il sogno della poesia crogiolandosi nella realtà.
Raffaele Di Santo