Le elezioni provinciali (e metropolitane) celebratesi con la nuova “legge Delrio-Renzi” hanno calpestato un principio sacrosanto che da sempre ha caratterizzato la democrazia: una testa un voto. E basta questo per capire che trattasi di una legge fatta con i piedi e da cancellare quanto prima e a furor di popolo. Inoltre, non può essere sottaciuto che questa “legge Delrio-Renzi” nota per abolire le Provincie e istituire le Citta metropolitane, in realtà ha creato solo scatole vuote. Infatti non ha abolito le Provincie, ma le ha trasformate in enti di secondo livello, differenziandole poco o niente dalle Città metropolitane. Infine, non può non essere stigmatizzato che all’articolo 104 abroga l’obbligo di unione dei piccoli Comuni con popolazione inferiore ai 1000 abitanti, stabilito in un decreto legge del 13 agosto 2011 (governo Berlusconi). Con buona pace dei cosiddetti tagli ai costi della politica tanto sbandierati e che, sicuramente, non saranno compensati dalla gratuità delle cariche dei nuovi livelli istituzionali. Rimane il fatto che il paese degli oltre 8 mila campanili continuerà a sostenere spese di funzionamento per troppe amministrazioni. Con la “legge Delrio-Renzi” continuerà a farlo per un quarto dei Comuni, al contrario di quanto già stabilito dallo Stato in epoca berlusconiana. E non va dimenticato che la “legge Delrio-Renzi” ha aumentato il numero dei consiglieri comunali, che il succitato Decreto n°138 aveva previsto di diminuire: per i Comuni fino a 3.000 abitanti è passato dai 5 previsti nel 2011 (al netto dei piccoli Comuni che venivano aboliti) a 10, e li ha portato a 12 per quei Comuni compresi tra i 3 mila e i 10 mila abitanti, contro i 7 e i 9 in cui erano suddivisi in precedenza. Un bel regalo per la cosiddetta partitocrazia. Si dirà: è questione di democrazia, e la democrazia ha un costo. Eppure abbiamo visto che anche sotto questo aspetto la “legge Delrio-Renzi” ha ristretto il campo della legittimazione e partecipazione democratica. Per non parlare della nuova legge che ha sancito la non eleggibilità dei membri del nuovo Senato e della quintuplicazione delle firme necessarie per le leggi di iniziativa popolare e dell’aumento a 800 mila delle sottoscrizioni per sostenere una proposta di referendum.

E la chiamano democrazia!

Amedeo Ceniccola  ex Sindaco di Guardia Sanframondi

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