Sabato 6 settembre nell’Abbazia benedettina del Santo Salvatore si è svolto il secondo incontro del ciclo di conferenze “Telesia e il suo territorio”, organizzato dall’amministrazione comunale di San Salvatore Telesino, che ha visto una nutrita partecipazione di cittadini e studiosi.

Dopo la conferenza tenuta dal prof. L. Quilici e dalla dott.ssa G. Renda, che hanno affrontato il tema dal punto di vista archeologico e topografico, quest’ultima è stata dedicata allo studio e all’interpretazione delle fonti scritte ed epigrafiche.

L’incontro è stato aperto con le parole del sindaco di S. Salvatore Telesino, Fabio Romano, che, nel porgere i suoi saluti all’uditorio, ha ribadito l’importanza di questi incontri per cementare le conoscenze del nostro ricchissimo passato e per porre attenzione sull’esigenza di salvaguardare i nostri beni. Il sindaco ha inoltre dato il benvenuto e ringraziato i due ospiti della serata, il prof. Luigi Cielo, per il prezioso contributo scientifico che ha dato e sta dando nello studio del Medioevo nel nostro territorio, e il dott. Marco Buonocore, che ha nuovamente onorato il pubblico telesino della sua presenza a distanza di un anno dall’incontro che lo aveva visto protagonista nel settembre del 2013, definendolo un vero e proprio cittadino onorario del nostro territorio, a cui, per ragioni di studio, è fortemente legato da molti anni.

Ad affrontare per primo il tema dell’incontro, è stato Luigi R. Cielo, docente dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli e autore dell’unica monografia dedicata all’abbaziale normanna di San Salvatore, edificio fino a quel momento rimasto inedito.  Nel suo intervento, intitolato: “L’abbazia normanna di San Salvatore de Telesia, stazione di ospitalità sulla Via Latina”, lo studioso ha innanzitutto messo in evidenza l’unicità dell’edificio religioso, il quale costituisce il primo esempio di schema architettonico cluniacense attestato in Campania, sicuramente da attribuire ad una mente ideatrice aperta alle esperienze d’oltralpe, da individuare in Giovanni Romano, che, incaricato da papa Urbano II, fu abate del complesso monastico fino al 1100. Il professore, ha passato poi in rassegna i principali episodi storici di cui il cenobio benedettino si rese protagonista come sede di accoglienza e ospitalità, soffermandosi in particolare su quattro celebri soste: la prima, di papa Urbano II, nel 1093; la seconda, di  Sant’Anselmo, che, come attestato dal suo accompagnatore e biografo Eadmero, vi soggiornò nel 1098, prima di trasferirsi nella cella di Villa Sclavia; la terza, di un gruppo di monaci e preti cassinesi e troiani, che, nel viaggio effettuato per il trasporto di reliquie, fecero sosta in abbazia nel 1105; l’ultima, di re Ruggero II, che, nel suo giro di ispezione del territorio durante la guerra in atto contro il cognato Rainulfo di Alife, venne ospitato due volte nel monastero dall’abate Alessandro Telesino, suo biografo nel “De rebus gestis Rogerii Siciliae regis”, offrendo all’abbazia possedimenti terrieri e segnando il momento politico più alto della sua storia.

Dopo l’intervento del prof. Cielo, ha preso la parola il dott. Marco Buonocore, scriptor latinus, direttore della sezione Archivi della Biblioteca Apostolica Vaticana, presidente della Pontificia Accademia Romana di Archeologia e del “Comitato Internazionale per l’edizione delle lettere di Theodor Mommsen agli Italiani”. L’epigrafista è impegnato dal 1988 nell’aggiornamento del Corpus Inscriptionum Latinarum patrocinato dall’Accademia delle Scienze di Berlino, in particolare nella redazione del Supplemento del volume IX del CIL, relativamente alla regio IV augustea (Samnium). L’importante studioso, nel suo intervento “L’Abbazia di San Salvatore Telesino: museo epigrafico e pagine di storia antica”, ha voluto fare il punto sulla situazione epigrafica telesina e porre l’attenzione sulla sua straordinaria importanza per la ricostruzione della storia della città romana. In particolare, ha mostrato, illustrato e descritto varie attestazioni epigrafiche, alcune reimpiegate nelle murature dell’abbazia, altre ospitate negli ambienti dell’Antiquarium, altre invece collocate altrove, come l’iscrizione attestante l’importante famiglia degli Erenni Telesini, attualmente nel Museo di Piedimonte Matese, ma che sarebbe opportuno far ritornare a San Salvatore. Tra i reperti della galleria lapidaria allestita nell’abbazia, il dott. Marco Buonocore ha passato in rassegna: la serie di iscrizioni che ricordano la costruzione di torri e l’ampliamento della cinta muraria telesina, confermando un ulteriore rafforzamento della città all’epoca di Cesare e Augusto su iniziativa dei pretori duoviri telesini; il celebre monumento funerario della fine del I sec. che rappresenta ad alto rilievo tre defunti della famiglia dei Quinti Atini, accompagnati dalla didascalia che ne riporta i nomi; la dedica a Tiberio Gemello, nipote dell’omonimo imperatore romano e figlio di Druso, ucciso da Caligola nel 38 d. C.; la dedica a Caracalla, non ancora imperatore ma destinatus, conclusa con la significativa menzione del titolo ufficiale della città, Colonia Herculea Telesia; infine, la dedica ad un personaggio resosi benemerito nei confronti dei concittadini per aver fatto rappresentare dei ludi nel teatro e per aver concesso alla cittadinanza delle elargizioni di miele e focacce di pane. Lo studioso, tra le altre cose, si è anche soffermato su un reperto recentemente trasferito negli ambienti museali, che ha visto il riutilizzo di una cornice in marmo di epoca flavia per l’incisione di un testo di probabile matrice cristiana e di una griglia da gioco, primo caso di tabula lusoria in area telesina.

Il dott. Buonocore ha concluso il suo intervento con tre sentiti auspici rivolti al pubblico presente e alle autorità competenti: una maggiore valorizzazione del museo telesino, tramite l’ampliamento dei suoi ambienti e l’incremento del suo già ricco patrimonio con altro materiale archeologico disponibile nel magazzino comunale; il recupero, con l’aiuto dell’intera popolazione, di pezzi erratici dispersi nelle campagne, nelle fattorie e nelle masserie della zona, di cui andrebbe assolutamente arrestato lo stato di degrado; la rivalorizzazione dei siti archeologici telesini, in primo luogo dell’anfiteatro, da mettere finalmente a disposizione della pubblica utenza. Obiettivi che ci auguriamo possano essere presto e pienamente soddisfatti.

Emanuela Malgieri

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