Museo Archeologico di Alife (CE) Sabato 9 agosto 2014 – ore 18.30 Presentazione del libro di Rosario Di Lello Conversando sulla Cipolla in Alife. Dall’Evo Antico ai giorni nostri
interventi
l’autore dott. Rosario Di Lello
prof. Luigi R. Cielo, Università Suor Orsola Benincasa (NA)
dott. Salvatore Capasso, Banca Capasso di Alife (CE)
«I migliori non potrebbero vivere se non ci fosse nessuno che lavorasse la terra. (Senofonte) – Niente è meglio dell’agricoltura, niente di maggior soddisfazione, niente di più dolce, niente di più degno per un uomo libero. (Cicerone). Anche per questo offro in dono questo lavoro agli Agricoltori alifani: a quanti non ci sono più e agli emigrati e a coloro i quali ancora si votano, con impegno e fatica, alla cura della terra».
Questa la dedica dell’autore alla coltivazione e ai coltivatori della cipolla nella sua Alife. Ma nonostante il richiamo forte alle terra e a chi la lavora (i Cipollari alifani) appare chiaro fin dalle prime pagine che questo libretto di poco più di cento pagine non è un semplice manuale di orticultura o agricoltura ma un vero e proprio trattato di storia, un’opera per cui l’autore ha fatto ricorso alla ricerca bibliografica, d’archivio, iconografica e a quella sul campo e affronta lo studio degli ortaggi in genere e della cipolla in particolare sotto tutti i punti di vista: dalla coltura all’economia, dalla cucina alla medicina, dalla religione alla magia, alla moda, dai modi di dire all’antroponimia senza, però, «mai diventare un severo testo destinato a studiosi esperti della materia ma come in una piacevole conversazione tra amici, pazienti e benevoli».
L’excursus di Rosario Di Lello segue la produzione in età antica, medievale e moderna della cipolla, toccando il rapporto orticoltura – religione, chiamando in causa la protezione degli Dei propizi all’agricoltura e, in pieno medioevo, di San Sisto (per un caso fortuito un quadro dedicato a San Sisto è firmato proprio da un pittore locale di nome Cipolla).
Interessante è il passaggio in cucina con la stuzzicante cipollata a base di fagioli e cipolle con la sfoglia di cipolla a mo’ di cucchiaio per l’assalto ai “fagioli al pignato”. Più coinvolgente è poi il medico Di Lello sul colorato filo ortaggi-medicina con l’immancabile apertura sulla Scuola Salernitana per entrare poi nel solleticante circuito che coinvolge ortaggi e magia. E infine perché nessuno possa dire che l’autore si neghi all’iconografia d’arte va a richiamare in un capitello nella cripta della Cattedrale di Alife due vegetali somiglianti a infiorescenze di cipolla.
Dalla pref. di Luigi R. Cielo: «Alle radici della ricerca di Di Lello sul favore riscosso dalla cipolla ad Alife è innanzitutto la passione per la propria terra. E a questa è sempre rivolto l’occhio dell’osservatore, anche quando spazia su orizzonti più ampi. Perché interesse primario dell’indagine è quella di calare, pur in un quadro più generale, che è quello dell’orticoltura, il consumo della cipolla nelle maglie della dura fatica degli uomini. […] Se la valle si articola riccamente in tre tipi fondamentali di paesaggio: la pianura a produzione cerealicola, la collina a coltura promiscua, e quella montuosa ad economia silvo-pastorale, trovando in Alife, città romana e medioevale, il suo centro egemone e propulsore, è dal capoluogo che bisogna partire. E qui si impone la piena coscienza di un sito privilegiato almeno per alcuni secoli che si avvale di due condizioni indispensabili per la vita degli orti: e cioè la fruizione di risorse idriche e la possibilità di concimazione. Provvede alla prima necessità il fiume Torano, alla seconda la contiguità o comunque vicinanza ad un centro, che almeno dal IX secolo è in piena funzionalità. Ma se il lavoro agricolo per il comparto degli orti deve svolgersi nelle immediate vicinanze di una città o di un castrum, al di fuori dei centri abitati si dislocano settori a produttività decrescenti, occupati prima dagli orti, e in prosieguo da vigne, seminativi, prati e infine boschi».
Rosario Di Lello, medico, è stato aiuto chirurgo presso l’ospedale civile di Piedimonte Matese e, dal maggio 1990, primario del reparto di Pronto Soccorso. Dal 1978 è socio corrispondente dell’Associazione Culturale Italo Ispanica “C. Colombo – Madrid”. Cultore di storia e tradizioni locali ha pubblicato studi su vari Annuari e collane dell’Associazione Storica del Medio Volturno (sodalizio del quale oltre che socio è stato in passato anche componente del consiglio direttivo) ed in altre riviste e quotidiani regionali. Tra i suoi lavori ricordiamo: Alcuni episodi del brigantaggio postunitario nei territori di Cusano e Pietraroja, in «Annuario ASMV 1975»; Economia, società e brigantaggio sul Matese durante il regno di Gioacchino Murat, in «Atti del convegno: Brigantaggio meridionale e Circondario Cerretese, 1799-1888», Cerreto Sannita 1988; L’assistenza ospedaliera nella storia del Medio Volturno, in «Annuario ASMV 1989», pp. 143-194; La peste del 1656 in Letino, in «Il Matese», 1990, nn. 7-8; Vino genuino e vino impuro nella storia di Terra di Lavoro, in «Annuario ASMV 1991»; Gli “Ospedalieri” ad Alife e a Caiazzo, in c.s., Anno I, n. 4, p. 20, 2001; Acque sacrali – Acque medicinali, in c.s. Anno I, n. 2, p. 6 e n. 3, p. 9; Il Matese e le storie dei briganti dall’evo antico al XIX secolo, in “Nuova Gazzetta di Caserta” 18, 7 (2000); Insulti nel Sannio medioevale, in «Il Sannio quotidiano» XI, 216 (2006); Due quaderni campani di ricette, rimedi, orazioni e varie annotazioni, in «Rivista Storica del Sannio» XVI, 2 (2009). La bibliografia completa è consultabile al link https://sites.google.com/site/marionassa/scriptores-loci/rosario-di-lello
Prefattore del testo è il professore Luigi Cielo, massimo storico del medioevo per l’area capuano-alifano-sannita. Nato a Castelvenere si è laureato in Lettere classiche presso l’Università di Napoli Federico II e si è specializzato in Storia dell’arte medievale e moderna presso l’Università di Roma La Sapienza. Ha tenuto numerosi corsi presso l’Università di Salerno, l’Università del Sannio, l’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli. È stato redattore delle riviste “Studi Meridionali” e “Rivista Storica del Sannio”, II e III serie. I suoi studi vanno dall’epoca longobarda e svevo-normanna fino a quella angioina con una produzione vastissima tra cui si ricordano in particolare: La “Telesis nova” longobarda del IX secolo, in “Annuario dell’Associazione Storica del Medio Volturno”, 1977; Il campanile della cattedrale di Telese e la tradizione architettonica campana, in “Samnium”, LI, 1978; Guardia Sanframondi da vicus a castrum longobardo, in “Rendiconti dell’Accademia di Archeologia, Lettere e Belle arti” in Napoli, LXIII, 1991-92; L’abbaziale normanna di S. Salvatore de Telesia, Napoli 1995; Il campanile gotico del duomo di Benevento, in Pax in virtute, Miscellanea di studi in onore del cardinale Giuseppe Caprio, a cura di F. Lepore-D. D’Agostino, Città del Vaticano 2003; Una domus dell’Ordine dei Cavalieri di S. Giovanni di Gerusalemme a Telese, in M. Riccio, Terra di Amoroso. Il Catasto Onciario 1741-1750, a cura di D. Riccio, Puglianello 2009; Di alcune dipendenze dell’abbazia cistercense di S. Maria della Ferraria in territorio beneventano, in Terra Laboris Felix Terra, Atti delle Prime Seconde e Terze Giornate Celestiniane edite in onore della Peregrinatio Celestiniana in Terra di Lavoro, a cura di D. Caiazza, Piedimonte Matese, 2011; Il Tifata spettatore di due rinascite urbane: Caserta e Maddaloni, in Bulla Sennetis Episcopo Casertano, Atti della Giornata di Studi per il 900° anniversario della Bolla di Senne in memoria di Giuseppe Tescione, a cura di D. Caiazza-P. Di Lorenzo, Piedimonte Matese, 2013. Una biografia e bibliografia molto ampia sono consultabili al link https://sites.google.com/site/marionassa/scriptores-loci/luigi-r-cielo
Finanziatrice della pubblicazione è la Banca Capasso Antonio che «si augura che possa essere una guida per una platea di giovani motivati dalla ricerca dell’essenziale, del reale, del buono, del bello e soprattutto delle tradizioni che stanno ormai scomparendo. Il Contributo della Banca Capasso Antonio alla cultura della Valle del Medio Volturno e del Matese si è articolato nell’arco di un ventennio e si è distinto in una serie ininterrotta di iniziative editoriali di rilievo che sono divenute veri e propri punti di riferimento per gli studiosi della storia e dell’archeologia dei popoli italici, del periodo romano e di quello medioevale». Ma la vocazione della Banca per l’editoria però non si è fermata alla storia e all’archeologia ma, come dimostra questa pubblicazione sulla Cipolla, si è estesa ad altri temi con spiccata vocazione territoriale cercando nel tempo di approfondire le conoscenze su varie tematiche, dimostrando così la perfetta integrazione della Banca con il territorio sempre con la convinzione che la «conoscenza del passato è fondamentale per capire da dove veniamo e ci permette cogliere i legami con il presente e con gli avvenimenti che dipanati rappresenteranno il nostro futuro».
Antonietta Cutillo