Io sono Giovanni. Vengo da Verona. Ho 15 anni. Quando inizialmente dissi ai miei amici che andavo a fare una scuola di archeologia, mi presero per matto.

E quando iniziavo a precisare che non era solo una scuola di archeologia ma anche una scuola di antropologia dell’alimentazione, insomma, lì mi cominciarono ad arrivare risposte non troppo pacate. Aggiungiamoci che sarei andato in un paese che era grande circa quanto un trentaduesimo della mia città e la situazione è completa. Ma in fondo la vita di paese mi è sempre piaciuta, mi ha sempre affascinato.

Ora, una volta finito il corso, posso dire di essere fiero della mia scelta, e di non aver ascoltato i miei amici. Perché gli ambiti che abbiamo toccato durante questa settimana non solo mi hanno reso più consapevole del mondo in cui vivo e delle sue origini, ma anche, e soprattutto, del fatto che per farci arrivare tutte le testimonianze dell’antico mondo ci sono persone che hanno speso fatica, molta fatica.

Tenevo, inoltre, a ringraziare la preside e gli insegnanti (poveretti: a scuola a luglio per insegnare archeologia a un gruppo di adolescenti), e a consigliare tutto questo a molte persone che non hanno mai provato (o magari non hanno mai pensato di provare), perché il corso è divertente e si crea un legame molto solido con i compagni e perché io in questa scuola ho trovato un’apertura verso il cambiamento (diciamola tutta, quando mai avete sentito parlare di scuole di archeologia per ragazzi?) e verso gli argomenti che magari a certe persone sembrano più strani. Ammetto che anche io ero perplesso a proposito dell’esperienza che avrei vissuto, ma mi sono ricreduto.

Le visite guidate (alle aziende Liverini mangimi, liquore Strega Alberti, oleificio Mataluni e agli scavi di Ercolano e ai musei di Mondragone e Boscoreale) sono stati la ciliegina sulla torta. Anche perché io sono uno di quelli che pensa che la teoria va bene, ma per comprendere bisogna vedere e mettere in pratica. Partire dal paleolitico fino ad arrivare ai giorni nostri è stato per me un fatto molto strano. Il cambiamento dello stile di vita, e anche del modo di mangiare (e poi: erano bruttini forte i nostri antenati, eh!)… Probabilmente, se racconterò ai miei figli come vivevo io quando ero piccolo non mi crederanno; figuriamoci quando dirò loro di come l’uomo mangiava 300.000 anni fa! E per farlo capire mi sa proprio che li dovrò mandare a scuola di archeologia e antropologia dell’alimentazione a Telese.

Giovanni Rangone

lalunasull’usciodicasa – illustrazione di Giovanni Lombardi

 

- Annuncio pubblicitario -
Articolo precedenteRicorso contro il parco eolico Morcone-Pontelandolfo
Articolo successivoSolopaca: presentazione di Oschi Loschi 3

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.