
L’Abbazia del Santo Salvatore de Telesia, a San Salvatore Telesino ha accolto, sabato 12 luglio, una folla numerosa, attenta e fortemente coinvolta nella serata di studi dal titolo Telesia e il suo territorio organizzata dall’Amministrazione comunale di San Salvatore con il patrocinio di tutti i comuni della città telesina. Ha dato avvio ai lavori Pasquale Carlo, giornalista e scrittore, che ha presentato i relatori ed ha espresso la soddisfazione degli organizzatori per il ritorno a San Salvatore, dopo quasi cinquanta anni, dell’archeologo che può rivendicare la paternità del primo studio sistematico e scientifico su Telesia, costante riferimento per tutti gli studiosi delle ultime generazioni.
Ha preso poi la parola Leucio Iacobelli, vicesindaco del Comune di S. Salvatore Telesino, che ha illustrato l’impegno dell’amministrazione nella salvaguardia e valorizzazione del patrimonio archeologico e storico espresso in una assidua collaborazione con la Soprintendenza ai Beni archeologici per la realizzazione di vari progetti: dal recupero delle lapidi più significative e loro collocazione nell’Antiquarium alla valorizzazione dei beni stessi con l’organizzazione di eventi culturali con gli studiosi del territorio per renderne sempre più visibile la ricchezza.
Fortemente orientato a favorire sinergie tra le istituzioni operanti sul territorio è stato anche l’intervento di Antonio Salerno, responsabile dell’Area archeologica Alife-San Salvatore Telesino per la Soprintendenza ai Beni archeologici che ha voluto ricordare che a S. Salvatore, proprio in riconoscimento della sua importanza di crocevia storico-archeologica, è presente da anni un ufficio territoriale della Soprintendenza, che funge anche da presidio di pronto intervento, simbolo dell’impegno quotidiano dell’Istituzione nella tutela e salvaguardia del patrimonio. Ha poi illustrato ciò che nel corso degli anni è stato fatto, con particolare riferimento alla sede ospitante il convegno, l’abbazia, di cui ha ricordato l’avvio del progetto di recupero nel 1994 con l’acquisto dell’immobile, proseguito poi nei lavori di restauro fatti negli anni 2006-2010, fino all’inaugurazione dell’Antiquarium nel 2010. Per il futuro, invece, la speranza – e l’obiettivo – sono gli interventi di ampliamento degli spazi museali per consentire l’esposizione dei molti altri pezzi importanti del patrimonio archeologico della zona ancora custoditi nei magazzini. Il dott. Salerno ha concluso il suo intervento ricordando la grande sensibilità della cittadinanza di San Salvatore che, tramite la collaborazione volontaria dei soci della pro-loco, contribuisce all’apertura al pubblico dell’Antiquarium.
L’ospite d’onore, Lorenzo Quilici, ha tenuto una lezione dal titolo Telesia: una città pianificata unica per le sue fortificazioni. Il prof. Quilici è ordinario di Topografia dell’Italia antica – Dipartimento di Archeologia dell’Università di Bologna e proprio lo studio della nostra città romana fu, nel lontano 1966, il suo primo lavoro di giovane archeologo culminato con la pubblicazione dell’importante saggio Telesia: studi di urbanistica antica neiQuaderni dell’Istituto di topografia antica dell’Università di Roma. Quilici ha descritto la cinta muraria di Telesia, con le superbe torri di forma poligonale alte più di sette metri, le mura dall’andamento convesso tra torre e torre, esempio di fortificazione unico, senza confronto in tutto il mondo antico. Ha poi, con il corredo di foto d’epoca che hanno molto emozionato il pubblico, illustrato i vari siti, dall’acquedotto alle splendide terme fino alle porte cittadine, tra cui la più famosa e ben conservata, la porta ad Capuam che consente l’ingresso alla città di un breve tratto di via Latina, mentre all’esterno si apre direttamente sull’anfiteatro collocato appena fuori mura. La lezione è proseguita con una breve narrazione delle vicende storiche, le guerre sannitiche prima e successivamente la guerra civile tra Mario e Silla, vinta da quest’ultimo, che portarono all’insediamento in territorio sannita della colonia romana con costruzione della città fortificata. Il prof. Quilici ha terminato la sua relazione rappresentando varie tecniche di assedio e di difesa nelle città del mondo antico, anche qui aiutato da un ricco corredo d’immagini, molte delle quali disegni di sua propria mano.
Non solo Telesia: le testimonianze del territorio è stata la relazione di Giuseppina Renda, archeologa del Dipartimento di Lettere e Beni culturali della Seconda Università di Napoli che da molti anni lavora alla redazione delle carte archeologiche dei comuni dell’area sannita, in particolare il fasc. 4 per i comuni di Amorosi, Faicchio, Puglianello, San Salvatore Telesino, Telese Terme e il fasc.7 per il quale ha curato la parte relativa al comune di Castelvenere. Proprio la sua vasta esperienza di esplorazione del territorio – il suo lavoro consiste principalmente nella ricerca e identificazione degli elementi fittili, dei reperti antichi sparsi sulla superficie, emersi dalla lavorazione dei campi – sono stati alla base di una relazione che ha spaziato su un territorio geograficamente molto ampio focalizzandosi in particolare sulle tre grandi cinte fortificate presenti nel territorio di San Salvatore Telesino: Monte Acero, la Rocca e Monte Pugliano. Fortificazioni collocabili nei secoli V – III a.C., in epoca sannitica, delle grandi guerre sannitiche e del successivo insediamento romano. Fuori da queste enormi, e ancora ben conservate cinte murarie, sono presenti numerose necropoli che si ritrovano anche a valle, fuori dalla cinta muraria di Telesia, nelle località Vagnara e Pezza. Nei secoli successivi alla conquista ci sono molte trasformazioni e a valle appaiono numerosi insediamenti abitativi, anche fuori dalla mura cittadine, in particolare molte ville romane i cui resti sono oggi individuabili a Telese vetere, in località Starza, alle pendici di Monte Pugliano (all’interno di quest’ultima villa è visibile un grande torchio). Una villa molto ben conservata, visibile in tutta la sua struttura, è quella detta de “Le grotte” nel comune di Castelvenere mentre presumibilmente una villa romana sottostà anche all’Abbazia medievale del Santo Salvatore. Nell’ultima parte della sua relazione la Renda ci ha portati sulla cima della Rocca dove i resti sanniti convivono con quelli romani e con quelli di epoca medievale in un affascinante mescolamento di epoche storiche e di stili costruttivi. Di particolare suggestione appare l’ipotesi dell’esistenza sulla Rocca, in epoca romana, di un santuario: «Lo schema architettonico fa pensare ad un’area santuariale impostata su almeno una terrazza, ad amplificare la visione scenografica d’insieme, richiama i modelli dei grandi santuari terrazzati dell’Italia centrale, in particolare il santuario di Giove Anxur a Terracina e il santuario di Ercole Curino a Sulmo impostati su terrazze artificiali sostenute da ambienti voltati».
La serata si è conclusa in un clima festoso, con scambi di informazioni su siti da visitare e studiare, richieste di documentazione, proposte di collaborazioni agli studi di Renda che, avendo in programma la carta archeologica di Melizzano e le carte topografiche di San Lorenzello e Guardia Sanframondi, resterà probabilmente ancora per molto tempo nel nostro territorio.
Antonietta Cutillo
Foto di copertina di Roberto Galasso