
Mercoledì 7 maggio 2014 alle ore 18.30 presso la fondazione Gerardino Romano di Telese Terme, il laboratorio teatrale “L’AltroTeatro” dell’IIS Telesi@ propone“Sonderbau- Il cuore violento dell’uomo”.
Da sempre il furore della violenza maschile si è scagliato non solo sui nemici armati ma anche sulla parte più inerme della popolazione e, segnatamente, sulle donne ridotte a trofei, a bottino di guerra. “Che male c’è a divertirsi con una donna dopo gli orrori del combattimento?”, diceva Stalin, commentando così gli stupri di massa commessi dall’Armata russa durante la seconda guerra mondiale. E nello stesso periodo un commissario politico russo annunciò: “ Tutti i giudici militari vengono mandati in licenza”. Ai soldati doveva esser chiaro che tutto era permesso
La violenza sulle donne come una gigantesca ed inestinguibile pandemia psichica ha attraversato i secoli spingendosi fino ai nostri giorni, sfociando infine in quella violenza domestica di cui oggi sono piene la pagine dei quotidiani, degradando i carnefici a pura bestialità e le vittime a corpi da brutalizzare.
Il silenzio è stato il meccanismo psichico e culturale con cui l’uomo ha coperto il suo ridursi a bruto, ha rimosso dalla storia la sua feroce animalità, per alimentare il mito della civilizzazione e della razionalità. Il silenzio copre il crimine, ma non risarcisce le vittime delle inaudite violenze subite; tacita la coscienza individuale e sociale, ma non rende giustizia.
“Sonderbau- Il cuore violento dell’uomo” è il tentativo di rompere un pluridecennale silenzio su una particolare forma di violenza che si perpetrò nei campi di concentramento nazista e su cui anche la storiografia ufficiale solo adesso comincia ad indagare. Centinaia di donne “socialmente deviate” (oppositrici del regime) recluse, vennero costrette, in cambio di illusorie condizioni di vita migliori, a prostituirsi nei Sonderbau, edifici speciali, bordelli fatti costruire da Himmler , sotto l’occhio vigilante di una SS, rapidamente devastate nel corpo dai molti rapporti quotidianamente sostenuti e nella mente dall’alcool per poter sopportare tanta brutalità. Solo poche di esse sono sopravvissute e solo dopo lunghi decenni la loro voce ha preso il sopravvento sulla vergogna ed è grazie al lavoro della scrittrice Helga Schneider e di altri che in questi anni il silenzio colpevole è stato rotto e questa pagina tragica e vergognosa del nostro passato più recente viene portata a conoscenza.
Ma dove ricercare le radici di tale violenza maschile? Qual è la sua genesi? In che modo le donne hanno convissuto con tutto questo?
Sono queste le domande a cui questo reading culturale cerca di dare una risposta, più che mettere in evidenza il rosario doloroso degli avvenimenti che quotidianamente la stampa denuncia.
Secondo lo psicanalista junghiano Luigi Zoja l’identità maschile è scissa tra una natura animale e una parte civilizzata. La sua rappresentazione mitologica è il centauro che nel suo essere corpo di cavallo e testa di uomo ne rappresenta l’unione, ma anche l’impossibilità di espellere dall’essere uomo la sua forma più primitiva e istintuale, la sua animalità. Nella crisi postmoderna dell’identità maschile la parte ancestrale rimossa riemerge in tutta la sua drammatica e distruttiva natura per imporre all’universo femminile un modello relazionale basato essenzialmente sulla violenza e sullo stupro.
La crisi del modello maschile, patriarcale, costruito con la violenza e con la forza di cui i miti sono echi profondi e significativi, fa regredire la componente maschile a stadi psichici precivilizzati ; non c’è allora perdita di controllo, incapacità momentanea di intendere e di volere, come molti violentatori e stupratori sostengono, c’è la perdita della propria umanità.
Al modello maschile, incentrato sulla distruzione delle relazioni e sulla violenza, l’identità femminile fa corrispondere un modello relazionale basato sulla costruzione di rapporti di responsabilità etica, sentimentale e sociale. I modelli femminili che LAltroTeatro dell’IIS Telesi@ intende proporre, nelle storie che saranno raccontate, sono quelli delle donne che silenziosamente hanno mosso la storia negli spazi chiusi delle case, come nelle piazze affollate, le madri e le sorelle che hanno stabilito vissuti di quotidiana resistenza umana contro la bestialità e il caos delle pulsioni maschili votate alla ricerca estenuante del potere.
Questo modello di umanità femminile costituisce la via per la costruzione di un nuovo sistema di relazioni e di comunità basato sul riconoscimento della “differenza” come principio e valore costitutivo dei rapporti di genere -che antichi paradigmi culturali hanno oscurato- capaci di far pensare ad un modello di società integralmente ispirato alla pace.
“Chi fa di se stesso una bestia, si risparmia la fatica di essere uomo” (Samuel Johnson)
Carmine Collina e Angelo Mancini
Illustrazione di Giovanni Lombardi (www.giovannilombardi.it)