
Caro Vincenzo, hai ragione quando dici che in Italia tutto è bellezza! Ma, aggiungerei io, per i nostri borghi è anche e soprattutto questione di stile, quell’insieme di rappresentazioni con cui l’uomo è riuscito a dare un’impronta al proprio tempo. Almeno fino ad un certo periodo poi…abbiamo cessato di parlare con la nostra lingua e siamo passati agli edifici “finto settecento”, all’arredo “in stile” ed i nostri centri storici, purtroppo soprattutto al Sud, sono diventati una sorta di “Museo del kitch”, un Museo che più che attrarre, respinge. Nei recuperi tutto è diventata imitazione, tutto è rifatto, tutto è fasullo. Il giudizio su ciò che è bello e su ciò che è brutto chiede cultura e competenza. Forse nessun periodo della millenaria civiltà occidentale è stato così privo di identità stilistica. E’ l’arte che definisce lo stile: sono sempre stati gli artisti e i filosofi, che credono nel valore di verità dell’arte, a immaginarsi la possibile bellezza del mondo e a rappresentarla in una determinata forma: in uno stile.
Viviamo in un marasma di immagini che non coagulano alcun senso, e siamo inevitabilmente disorientati. Non tutti hanno la cultura e la sicurezza di scegliersi e costruirsi, in questa assoluta varietà di forme, il proprio stile. E così ci si rifugia in un passato che si può copiare a buon mercato. II ragionamento é semplice: in tanta incertezza ci si orienta verso un’immagine del mondo passato che certamente aveva uno stile. Naturalmente è un’ingenuità che genera soltanto cattivo gusto. E in questo mondo inautentico e falso, in esilio dalla bellezza, i centri storici e il loro arredo ne fanno le spese: quante orribili panchine e lampioni “in stile”…e mi fermo qui. Per colpa di chi? Soprattutto di tanti “laureati” in architettura (sarebbe offensivo per la categoria chiamarli Architetti, ma sono quelli che lavorano di più, chissà perchè!) che non avendo cultura non sanno fare altro che assecondare il NON GUSTO imperante, soprattutto tra i politici, avallando scelte false, ipocrite, in stile, appunto. Ma è uno stile senza bellezza, quella bellezza che tu metti sotto gli occhi di tutti..quella bellezza che tu cerchi di lasciare quale impronta del TUO tempo.
Il problema dei nostri borghi è, a mio parere, solo un problema culturale perché manca all’uomo quella educazione estetica che lo faceva appariva a Schiller un selvaggio e un barbaro. Tale, spesso, permane ancora oggi, anche per colpa di una scuola che insegna come leggere e capire un sonetto o un brano di prosa, ma che non insegna a distinguere un ponte-acquedotto romano da quello vanvitelliano di Valle di Maddaloni, o porta i ragazzi a vedere città che “più lontane sono, più sono belle”, senza prima accompagnarli a guardare i tesori che ci sono in ogni paesino. Non puoi andare da nessuna parte se prima non sei stato a vedere e rivedere gli stretti vicoli di Cusano, i supportici di S. Lorenzello, il centro storico di Guardia, le pietre sannitico-romane di Vastogirardi e Altilia, il complesso di Pietrabbondante, il rosone della Cattedrale di Troja, “Piazza dei Miracoli” e le sculture “osè” della Cattedrale di Teggiano, i borghi di Fontecchio, Altomonte, S.Severina e Gerace, il barocco esuberante di Ragusa Ibla e di Ortigia. Non puoi andare a Venezia se prima non sei passato per Chianalea o sulle Dolomiti senza aver prima visto Castelmezzano. E come fai a capire l’urbanistica senza conoscere i Sassi di Matera e quelli di Barumini? Concludendo….concludendo mi va di dedicare a tutti noi che interveniamo sull’esistente un pensiero di Giò Ponti: nella cultura non esiste l’antico: esiste la presenza simultanea e meravigliosa di ogni cosa antica ed attuale e l’astrazione misteriosa del futuro -(Giò Ponti, Amate l’architettura, Coperativa CUSL, Milano 2004, pag. 94)
Lorenzo Morone