
L’importanza della defibrillazione precoce sul campo di gioco” è il tema su cui verteranno i lavori del convegno indetto dall’Assessorato allo Sport di Guardia Sanframondi e da questa Associazione. Terranno relazioni il dr. prof. Michele MARZULLO (specialista in cardiochirurgia e medicina dello sport – Università Federico II di Napoli e cardiologo della SSC Napoli) e l’avv. Mario Collarile, presidente provinciale del CONI di Benevento.
Non è la prima volta che questa Associazione convoca un convegno per parlare di sport e cardiopatia. Oggi ripropone la questione, coinvolgendo attivamente l’Autorità Civile, perché vuole spostare l’obiettivo sul grande fenomeno delle morti improvvise sul campo di gioco. Già troppe vittime ha fatto la superficialità: da un lato la certificazione medica che molte volte è redatta senza troppe indagini; dall’altro l’assenza di un defibrillatore a bordo campo, sia quando si disputano le gare ufficiali, sia quando ci sono gli allenamenti. Finalmente c’è una legislazione nel merito, il DL Balduzzi, ed è necessario che chi è preposto lo faccia rispettare in toto. Mi riferisco in modo particolare agli arbitri.
Noi che della prevenzione abbiamo fatto il nostro cavallo di battaglia quotidiana, invitiamo i giudici di gara a seguire l’esempio del loro collega che (come riportato dal comunicato ufficiale n. 4 della Federazione Italiana Pallavolo) il 9 novembre scorso non fece disputare la gara tra Pall. Don Colleoni BG e Properzi Volley Lodi, proprio per l’assenza della macchina salvavita e di un operatore e per la incapacità della squadra ospitante di provvedere a quanto mancava entro il ragionevole tempo di 30 minuti. Deferito alla giustizia sportiva, il Giudice Unico Federale Pettinelli decretava la sconfitta a tavolino della squadra ospitante, con sentenza affissa in Roma il 14 novembre 2013.
Il convegno vuole essere il momento per ricordare a dirigenti di squadre e genitori che se è importantissimo fare sport (in forma agonistica o dilettante) perché fa bene al corpo e allo spirito, è indispensabile che vengano prese tutte le precauzioni possibili e immaginabili per fare di questa attività un momento di crescita e non un pericolo di vita da correre.
Il defibrillatore, dunque, con l’operatore! Sempre! Ma non basta. E’ urgente e segno di civiltà richiedere anche una pignoleria maniacale ai medici che sono chiamati a rilasciare la certificazione di idoneità, con rispetto assoluto e minuzioso del protocollo, perché solo così si sarà sicuri sulla perfetta costituzione fisica dell’atleta o dell’aspirante tale. I dirigenti pretendano che i risultati diagnostici costituiscano parte integrante ed indispensabile della certificazione finale, perché solo così potranno avere prova che tutto è stato fatto secondo norma. I genitori non si rivolgano a medici propensi a certificare con leggerezza; anzi li denuncino all’Autorità Giudiziaria.
Queste nostre preoccupazioni sono anche per le palestre. Ce ne sono tante sul territorio; ma quante hanno tra le attrezzature sportive anche un defibrillatore? Quante, nel loro organico, un operatore autorizzato? Allora ecco le proposte che questa Associazione avanza in occasione di questo convegno:
- 1) in ogni luogo ove si eserciti attività sportiva, sotto qualsiasi forma, o in cui l’organismo è sottoposto a stress, si deve assicurare la presenza di un operatore e di un defibrillatore, pena il ritiro dell’autorizzazione;
- 2) lo Stato centrale o i Governi locali si facciano carico di ampliare l’offerta formativa gratuitamente. Più operatori ci saranno, più vite umane si salveranno.
Non è uno slogan inutile e fastidioso, ma una verità: “La prevenzione è un investimento a rischio zero e ad altissimo rendimento: gli utili sono accreditati giorno per giorno sul conto corrente della nostra salute”.
Carlo Labagnara presidente