Alla domanda:” come riuscite a conciliare le vittorie con i meriti disciplinari?”;che molti ci pongono, la nostra semplice risposta e’ nelle regole basilari di vita che cerchiamo di trasmettere all’interno del terreno di giuoco, nella scelta mirata dei tecnici, sia sotto l’aspetto socio-educativo, sia sotto l’aspetto prettamente calcistico, credo che aver vissuto in prima persona centinaia di gare tra i professionisti: finali, spareggi, play off, play out, retrocessioni e promozioni, obbliga a vivere con la reale lealtà una gara di ragazzini, lasciando a coloro che non hanno potuto calcare palcoscenici importanti, la frustrazione di vincere in una gara di settore giovanile, con ogni mezzo, con ogni vocabolo, con ogni atteggiamento.
Resta comunque indelebile nella nostra Scuola Calcio, la scelta di non volere GENITORI come questi 7 riportati negli esempi sottoelencati,( in passato ne abbiamo avuti , forse qualcuno lo abbiamo, ma ancora per poco) che non fanno altro che manifestare le proprie insoddisfazioni esistenziali, senza capire il danno che stanno arrecando al proprio figlio.
Primo incontro attività Primi calci (bambini 6 anni): Presentazione: “Io mi chiamo Paolo, mi piace giocare attaccante”.” Perché?” “ Mi piace fare tanti gol!” “ Io mi chiamo Francesco, mi piace giocare portiere”. “Perché?” “ Perché mio padre mi ha detto così, lui giocava in porta e mi potrebbe allenare”. “Io mi chiamo Giuseppe, mi piace giocare centrocampista centrale”. “Oh… ruolo insolito per un bambino!” “Perché vuoi giocare centrocampista centrale?” “ Perché mia mamma mi ha detto che è il ruolo più importante, i giornalisti parlano sempre di lui”. Secondo : genitori convinti che il loro figlio di 9 anni fosse un campione, tentano in tutti i modi di far fare un provino al figlio in una squadra professionistica e … decidono di trasferirsi tutta la famiglia da una città all’altra con problemi non indifferenti. Il bambino comincia a manifestare dei tic nervosi di natura psicologica dovuti a difficoltà di ambientamento. Terzo : genitore in grosse difficoltà economiche che, per seguire il figlio in un torneo fuori regione, chiede un prestito per potersi pagare i 3 giorni di permanenza fuori. Quarto : Genitore che sborsa decine di migliaia di euro a fantomatici Procuratori sportivi che devono garantire provini importanti al proprio campione”. Quinto : genitore che non vuole mandare il proprio figlio alla scuola calcio perché non è sufficientemente bravo oppure perché la Scuola calcio del figlio fa giocare tutti senza essere interessata al risultato. Sesto : un giorno a Latina (21.12.2008) un genitore ha estratto la pistola per minacciare i tifosi avversari perché l’arbitro aveva fischiato un rigore contro la squadra del figlio (cronaca). Settimo ed ultimo , quest’ultimo davvero emblematico: pomeriggio primaverile,genitore accompagna il figlio di 7 anni e prende posto sugli spalti per seguire l’allenamento. Dopo una decina di minuti, i bambini entrano in campo e cominciano un gioco introduttivo molto divertente: Ball Handling (palleggi con le mani). Ad un certo punto sentiamo urlare e con fare minaccioso il papà di quel bambino entra in campo e si prende il ragazzo perché, a suo dire, l’aveva portato per giocare a calcio non a pallavolo.
Il campione non è altro che un “gene” concepito, una rarità; noi siamo esseri umani normali che ci impegniamo divertendoci a non sprecare il nostro potenziale sportivo, ma senza amplificarlo oltre misura.
Mainolfi Saby & Il responsabile tecnico Romano Eugenio