Lo scorso anno, in seguito all’ipotesi di costruire un sito a Telese Terme per il trattamento dei rifiuti organici si scatenò una vero e proprio allarme sociale. Per alcuni, rientrava in una consueta contrapposizione di stampo politico ma l’interesse fece nascere anche alcune associazioni ambientaliste dalle più disparate rappresentanze. Di recente è stato scritto anche un bel libro dalla psicoterapeuta Longo in cui si pone attenzione anche alle relazioni umane con l’ambiente.
La parola ambientalismo, intende l’ideologia e l’insieme di iniziative politiche finalizzate alla tutela ed al miglioramento dell’ambiente naturale (spesso però, le parole che usiamo non intendono esattamente ciò che indicano esplicitamente. Sant’Antonio di Padova ad esempio, in realtà si chiamava Fernando Martins de Bulhões e nacque a Lisbona).
Il termine ‘ambientalismo’ entra nel lessico comune negli anni ’60 con i primi dibattiti politici sull’uso indiscriminato dei fitofarmaci; successivamente, le tematiche si sono spostate sulle conseguenze all’eco sistema terrestre in funzione della crescita demografica e lo sfruttamento delle risorse. Sarebbe complesso analizzare le modalità di azione del pensiero ambientalista nel mondo ma rimanendo nel nostro ambito territoriale potremo semplificare che le principali attività dei movimenti ambientalisti si sono sviluppate in contrapposizione a tre grandi temi: il nucleare civile, i termo valorizzatori e la tav.
In relazione ad altri paesi europei, le nostre battaglie ambientaliste sono state supportate da un largo consenso popolare ed hanno inciso fortemente sugli indirizzi in materia di produzione di energia elettrica, smaltimento rifiuti e trasporti. Questa maggior ‘tutela’ avrebbe dovuto tradursi in un miglioramento dell’ambiente naturale rispetto ad altri paesi ma se confrontiamo la qualità del nostro ambiente però, risultiamo tra i più inquinati, inquinanti e paradossalmente, anche con i più elevati costi di energia. Non c’è da essere sereni, ma, le cose per l’ambiente non vanno bene neanche altrove.
Nell’ultima conferenza sul clima di Varsavia si è ribadito che negli ultimi 10 anni le emissioni di gas serra continuano ad aumentare e di pari passo tifoni ed uragani. Il clima e l’ecosistema terrestre continua a subire danni irreversibili. Sarebbe comodo addossare le colpe a Gargamella o Belzebù ma la causa, è certo, dipende dall’uso dei combustibili fossili. Fatto sta che nessun paese industrializzato vuole rinunciare all’economia del petrolio ed anche il Giappone, ha placidamente ammesso di non avere alternative al nucleare ed aumenterà le emissioni di Co2 per fronteggiare la richiesta di energia del paese.
Il principale problema dell’ambiente, purtroppo, lo sappiamo da cinquant’anni, rimane ancora questo. E’ drammatico, ma, proprio in questo punto, ambientalismo teorico ed ambientalismo praticato percorrono strade diverse da tempo. Siamo tutti ambientalisti ma quando vanno fatte delle scelte, nessuno è disposto a sobbarcarsi le dirette conseguenze. Nella fattispecie, nessuno rinuncia ai benefici del petrolio, quindi, democraticamente, costi e disastri si spalmano sulla collettività. Ovvio.
Ritornando al nostro piccolo Sannio, purtroppo, i problemi ambientali sono anche altri. Gli ultimi dati arpac sullo stato di salute dei fiumi parlano chiaramente di salmonella ed escherichia coli a livelli elevatissimi e le pratiche di irrigazione da questi fiumi sono diffusissime. Inoltre, la morfologia di questi corsi superficiali è strettamente collegata a corpi idrici sotterranei di ben più ampie proporzioni che la natura ci aveva provvidenzialmente separato dalle piane alluvionali costiere della terra dei fuochi. Tutto inutile, rimane la nostra ridente mezza collina, almeno quella che non sarà invasa da pale eoliche. Lo straordinario patrimonio di biodiversità agricola che abbiamo ereditato dai nostri nonni è diventato sostanzialmente una monocoltura con la superficie più vitata d’Italia. Una miriade di piccole aziende che nel complesso, detiene anche la più alta concentrazione di mezzi agricoli d’Italia. Ancora tanto petrolio, ovviamente.
In questo quadro drammatico, di problemi nei problemi, la risposta piuttosto omogenea dell’ambientalismo locale è la compostiera domestica. Lodevolissimo. Parliamo del 30% delle persone che potrebbero trattare nel loro giardino, il 30% dei loro rifiuti urbani che nel complesso, sono il 30% dei rifiuti industriali. Siamo intorno al 1% del problema rifiuti che a sua volta è un problema marginale, per quanto grave, rispetto a quanto ci dovremo realmente preoccupare…ma…capiterà, ancora una volta, che anche questa battaglia sarà vinta e porterà la compostiera nel nostro giardino. Facendo finta di non sapere, continueremo ad usare l’energia elettrica da nucleare estero, ad esportare spazzatura , ad avere trasporti su gomma, ad aumentare le emissioni di Co2 e naturalmente, avere servizi costosissimi. Alla fine, soddisfatti di aver vinto un’altra battaglia ambientale, continueremo a meravigliarci delle alluvioni.
Ipocrisia. Negarla, sarebbe ipocrita.
Flaviano Di Santo
p.s. Nel 1850 un’alluvione fece crollare il ponte di ferro Maria Cristina di Solopaca; nel 1954 l’esondazione arriva sul viale Minieri fino alle scuole elementari (a Salerno 318 morti). Successivamente, se ne contano diverse con danni e disagi enormi fino al settembre 2009. In Italia, dal 2000 al 2013 le alluvioni hanno provocato circa 180 morti, i danni economici ed ambientali non sono nemmeno calcolabili. La prossima, da un punto di vista scientifico e statistico, non sarà certamente un caso, ma, altamente probabile.
Imbastire un ragionamento al limite della presa in giro sul compostaggio domestico per, forse, stimolare discussioni o azioni finalizzate a “gestire” le alluvioni (come l’energia o i trasporti) è una provocazione fine a se stessa, da tastiera.
Faccio il compostaggio domestico, con impegno quasi nullo, non porto “rifiuti” in giro, riducendo costi, punto e basta. Quali risorse intellettive o materiali si sottraggono alla comunità, alla discussione o alla prevenzione dalle alluvioni ? boh…intanto tolgo materia al percolato di discarica (una delle principali cause di inquinamento delle falde, anche in piccole quantità, legato al sistema delle discariche) ai biodigestori e porto compost al terreno, il giusto destinatario finale dell’umido.
Replico sulle alluvioni, come esempio, dato che dei 3 temi citati è quello usato nel titolo, ma i ragionamenti sono ripetibili per gli altri 2.
Perchè questi interventi non compaiono quando, ed è capitato spesso in passato, si sono denunciati costruzioni e progetti in zone paludose, in prossimità di corsi d’acqua (vedi Grassano), raddoppi di assi viari od in presenza di piani regolatori aggressivi e con vincoli ambigui ?
Le alluvioni sono principalmente legate (nell’ambito di ciò che compete all’uomo) alla gestione del territorio e la sua impermeabilizzazione dovuta al nostro intervento non ha molto a che fare con la compostiera nè con le varie teorie o gli “-ismi” citati, sono etichette e perdita di tempo per chi legge, ma ha abbastanza a che fare con l’assenza di partecipazione e di attenzione quando si prendono decisioni che portano all’aumento del consumo di territorio da parte di cemento ed asfalto decisi da amministrazioni di ogni livello.
A proposito, chi si ricorda del centro pastorale, più di 2 ettari di piattaforma impermeabile da realizzare sulla Piana ? Ecco, in quell’occasione non era il caso di parlare di alluvioni ? Più ovvio parlare di alluvioni quando si tratta di…compostiere…
Come dicevo, mutatis mutandis questi argomenti appena accennati li potrei, altrettanto oziosamente, riciclare per energia e TAV (nonchè biodiversità, ecc): chi ti impedisce di dibattere sulla riduzione delle necessità energetiche e delle megastrutture di trasporto ? Non dirmi che il compostaggio domestico ti sfinisce…
Francesco Pascale, per Cittadini in movimento di SST
Ho grande rispetto delle tue idee e delle attività del movimento che rappresenti. Le alluvioni sono un legante dei problemi ambientali a vari livelli.
Nel mio intervento ho parlato dell’allarme mondiale per l’uso dei combustibili fossili e non mi hai detto la tua.
Ho parlato dei risultati delle battaglie ambientaliste in Italia (nucleare, termovalorizzatori e tav) che ci hanno reso un paese peggiore di altri e non mi hai detto la tua.
Ho parlato dei problemi ambientali della valle telesina come: inquinamento dei fiumi, eolico selvaggio, migliori opportunità agricole del nostro territorio e mi hai risposto che avrei dovuto prendermela con il centro pastorale.
Non credi che sia tu a voler prendere in giro me?
Rispettando il pensiero di anbedue, vorrei invitare ad una riflessione. Si parla di ecoambiente e discariche che sono uno il contrario dell’altra. Si parla di energia nucleare ed eolica o solare ma ambedue sono in netta contraddizione.
Si parla di gas naturale e petrolio ma anche qui il contrasto è netto e si potrebbe continuare con altri esempi. Ormai il ritmo di vita è aumentato rispetto a quelo dei nostri nonni dove l’umido veniva usato come concime nei campi (ma ugualmente forma percolato che va nelle falde) e la raccolta differenziata viene fatta “porta a porta” usando camioncini ad alimentazione derivante dal petrolio e anche volendo invertire la tendenza usando motori a gas naturale, ugualmente avremo bisogno del petrolio per olio motore e gomme. Usiamo energia elettrica da pannelli fotovoltaici, ok, ma alla fine della vita delle celle fotovoltaiche le stesse come verranno smaltite?
Abbiamo rinunciato alle centrali nucleri, ma voglio ricordare che la Francia ha una centrale ai confini con l’Italia, che nella malagurata sorte si rompe le radiazioni faranno scomparire i nostri connazionali della Vale d’Aosta, Piemonte, Liguria,Lombardia ecc, ma noi in Campania non è detto che ci salviamo.
Quindi, si sono pienamente d’accordo sulla limitazione di spazzatura e minor utilizzo di derivati dal petrolio, ma nello stesso tempo diamo anche un’occhio al portafoglio.
Ritengo che si possano fare riflessioni documentate sui vari problemi legati all’ambiente, così come vengono proposte da Di Santo, senza per questo screditare, o sminuire, l’opera, quotidiana, di chi da anni è attivo in questi campi, fa proposte, impiega tempo ed energie, approfondisce temi e problemi, cercando anche di sollecitare e sensibilizzare la comunità ad avere a cuore la tutela del bene comune. D’altro canto, fare l’elenco di dove e come ci siamo impegnati nelle questioni locali più scottanti in tema di ambiente e di partecipazione, rischia di tessere un’inutile questione di riconoscimento, o non riconoscimento, reciproco. L’idea e l’azione devono essere a mio avviso dirette verso ciò che localmente è perseguibile e fattibile, anche se può apparire come lillipuziano. Nello specifico, educare ed educarsi a compostare è poter dare un contributo giornaliero e puntuale alla riduzione dei rifiuti. Nessuno ha mai detto che così si risolvono i massimi sistemi. Spostare l’ottica sul tutto è uno degli stratagemmi usati da sempre per squalificare il piccolo.
Ognuno si impegni come può. Ma insieme, e non solo in solitaria dalle pagine di un giornale, credo sia decisamente meglio.
Vorrei prendere spunto da quanto scritto da Santillo in merito al nucleare per un chiarimento.
In Campania, la maggior parte dell’energia elettrica è fornita da centrali idroelettriche, tutte dislocate nella provincia di Caserta. Il principio di funzionamento, credo, lo conoscono tutti. Le nostre però, non sono naturali, nel senso che il bacino di alimentazione viene riempito artificialmente dal bacino di raccolta, utilizzando le stesse turbine che invertono la loro funzione, alimentandole con corrente elettrica. Per generare energia elettrica, si usa energia elettrica: qual’è il vantaggio? La ricarica del bacino superiore avviene di notte prelevando l’energia elettrica da centrali ‘sempre accese’. E’ noto che enel è una multinazionale che detiene centrali nucleari in Francia e Slovenia che di notte hanno esubero di produzione. In altri paesi viene venduta a costi ridottissimi all’utenza ma in Italia, non si hanno gli stessi vantaggi ed è facile capire perchè. Inoltre, tanto per parlare di sicurezza, le quattro centrali dismesse (ma non disattive) in Italia per gli esiti del referendum, sono più pericolose di quelle attive oltre frontiera… fai bene a non essere tranquillo ma per ragioni diverse. Abbiamo rinunciato ad avere centrali nucleari nel nostro territorio, non al suo uso. Stesso ragionamento può essere applicato al trattamento dei rifiuti: abbiamo rinunciato ad avere impianti nel nostro comprensorio ma non rinunciamo a trattarli con le stesse modalità in altri siti.
L’atteggiamento che riconosce un processo necessario ma non volerli nel proprio territorio viene definita sindrome di NIMBY (not in my back yard) che può degenerare nella sindrome della BANANA (buil absolutely nothing anywhere near anything). Noi, siamo pienamente affetti da questa patologia sociale che ci ha reso un paese più inquinato, inquinante e con i costi di energia più alti. La Svizzera ha 4 centrali nucleari e 3 termo valorizzatori. In Svizzera un Kwh costa in media 0,14E; in Italia arriviamo a 0,4E. Stesso ragionamento vale con Francia , Germania, Svezia e Regno Unito. Il tentativo di Longo di bollare qualunquista il mio ragionamento s’infrange con la realtà dei fatti perchè dal nostro ‘piccolo’ nascono sempre, grandi cose… talvolta mostri. Avere a cuore il mondo, andrebbe fatto ad occhi completamente aperti, non socchiusi ed i miei, nel mio piccolo, guardano i 400 alberi che ho potuto piantare finora e perchè no, in futuro anche una compostiera.