Da più parti sono stato sollecitato ad attivarmi perché, nel momento in cui Cerreto si sta riappropriando del suo passato dedicando Vie e Piazze a chi ne ha scritto la storia, la Città dedichi una strada, una piazza a  Marino Carafa e a Pietro Paolo Fusco. Sono perfettamente d’accordo perché trattasi di due grandi figure che hanno dimostrato con i fatti di avere Cerreto nel cuore, ed ho provveduto a formulare le relative richieste alla Commissione Toponomastica che, presieduta da Pierpaolo Parente, sta ben lavorando per dare a chi ha dato lustro a Cerreto il giusto rilievo.

Perché questi due nomi?

Marino Carafa, era fratello minore di Marzio Carafa, settimo duca di Maddaloni e decimo conte di Cerreto Sannita ed ebbe un ruolo deciso nella ricostruzione ex novo di Cerreto Sannita dopo il terremoto del 5 giugno 1688. Da giovane si iscrisse nella milizia vicereale e fece parte di operazioni militari a Messina, a Milano e in Catalogna.  Fu generale dell’esercito spagnolo e Grande di Spagna.A seguito del terremoto del 5 giugno 1688, insieme col fratello Marzio curò i soccorsi ai superstiti di Cerreto, il capoluogo della contea superiore dei Carafa. La cittadina duramente colpita dal terribile sisma che aveva ucciso quattromila cerretesi. Marino Carafa , quale “capo della protezione civile” ante litteram, diresse la spedizione di medici, di viveri e di vettovaglie.

Vincenzo Magnati, nella sua opera Notitie istoriche de’ terremoti così descrive l’operato di Marino Carafa: «Furono pure cavate vive tra quelle rovine molte donne rimaste sepolte per più giorni con i figliuoli, che poppavano il latte, dalla pietà del Maggiore di Battaglia della Contea di Catalogna nel Regno di Aragona D. Marino Carafa, trattenuto forse per disposizione Divina, essendo stato destinato al sollievo della Contea, e di quei afflitti popoli, rimirando i loro infortuni con occhio paterno, provvedendo alle loro necessità con carità e amore inesplicabile».  Marino Carafa, inoltre, finanziò il cantiere della collegiata di San Martino.

Pietro Paolo Fusco Figlio di Raffaele e Giuseppina Ramerio, insegnanti elementari, frequentò i suoi studi presso il Seminario Diocesano di Cerreto Sannita e il Liceo Giannone di Benevento. A soli tredici anni scrisse la “Biografia dei laurentini”, una lunga composizione poetica che ritraeva satiricamente gli abitanti di San Lorenzello. A quindici anni assieme al coetaneo Nicola Mattei, futuro prefetto, iniziò la stampa di un giornalino manoscritto dal titolo “L’Ira di Dio”. Nel 1905 conseguì la laurea in medicina presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II ottenendo successivamente le specializzazioni in igiene, ostetricia, bromatologia, medicina navale e coloniale.

Divenuto medico condotto, si trasferì a Cerreto Sannita dove sposò Bianca Mazzacane, figlia di Pasquale. In questo periodo fondò assieme al farmacista Umberto Franco un pubblico dispensario gratuito di medicinali. Pietro Paolo Fusco non trascurò però la passione per la letteratura fondando nel 1907 il giornale “L’Eco del Sannio” che ebbe una forte diffusione grazie alla numerosa pubblicità finanziata dalle piccole imprese della zona. Scrisse la famosa ode: Ode alla luce elettrica: « Come è beglie Cerrit agliumat / cu l’agliettrica ‘mezza a la via,/ pare addò agg fatt i suldat / e chiù beglie d’ Napuglie sarria /” scritta in occasione dell’inaugurazione dell’impianto elettrico di pubblica illuminazione il 23 maggio 1908.

Successivamente dopo aver vinto un concorso divenne medico dell’Ospedale Civile Vittorio Emanuele III di Tripoli dove rimase sino al maggio 1916 quando fu chiamato al fronte durante della prima guerra mondiale.

Per il suo lavoro e la sua dedizione venne premiato con la medaglia di bronzo. Morì a causa di un incidente ferroviario.

Giusto ricordarli, vero?

Lorenzo Morone

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