Con la risposta ufficiale dell’ENI, giuntami il 12 u.s., si chiude, almeno per me, una vicenda che mi ha impegnato allo spasimo alla ricerca della verità, al di fuori delle voci e dei si dice. Sono perlomeno 20 anni infatti che seguo il caso delle trivellazioni eseguite dall’AGIP su Monte Coppe, ai confini con Morcone, e spesso ho partecipato a convegni sull’eolico selvaggio organizzati in Campania e nel Molise dove ho esternato i  miei dubbi relativamente ai pozzi AGIP. Tutto cominciò nel 93-94, quando sul terreno bonificato dell’ICMESA a Seveso (Varese) , dove ci fu un incidente che liberò diossina, mi parlarono dei traffici che dal Nord si dirigevano al Sud per smaltire rifiuti. Io ero lì, con un gruppo di amici, per il collaudo del Campo realizzato asportando il terreno intriso di diossina proprio dove era l’ICMESA. L’assessore allo sport, leghista, mi fece capire che qualcosa era possibile fosse finita da  noi.  Da allora Ho chiesto, scritto, discusso e partecipato. Per parlare o firmare esposti non ho mai cercato di nascondermi nel gruppo. Sempre nome e cognome. Firma chiara e leggibile. Anche con largo, larghissimo anticipo e nel rispetto del ruolo. A Cerreto e altrove. Come tutti coloro che credono in ciò che fanno. Da qualunque parte siano e qualunque cosa credano opportuno fare. E ho sempre rispettato chi pensa, confronta, propone e discute. Accanto a me, non dal pulpito.

Come sanno tanti, ma proprio tanti colpiti oggi, purtroppo da …vuoti di memoria.

La vicenda dell’ICMESA, che ha visto la recente pubblicazione di un libro, fece aprire una inchiesta alla procura di Mantova. Le conclusioni? La diossina fu regolarmente smaltita al Nord. Non contento, visto che quasi 20 anni dopo il caso si è riaperto con un incontro-dibattito a Cerreto, ho scritto all’ ARPAC e al Nucleo Investigativo Centrale di Polizia Ambientale e Forestale – NICAF- Nulla è emerso dalle loro indagini.

Restava un’ultima porta da aprire; quella dell’ENI. Ho bussato e, con una correttezza unica, mi hanno risposto con chiarezza e celerità mettendomi a disposizione tutto ciò che hanno: “Non è assolutamente possibile che qualche cosa sia stato versato nei fori per le ricerche petrolifere…la base in calcestruzzo? Serviva proprio per evitare eventuali inquinamenti da idrocarburi…l’avremmo smantellata se non ce lo avesse esplicitamente richiesto l’Amministrazione comunale nel 1995”.

Alla fine ho maturato delle convinzioni, anche sulla base degli  interrogatori che mi hanno fatto gli Enti da me interpellati e di quanto ho ascoltato da gente comune:

1. La regolarissima base in calcestruzzo armato fatta su Monte Coppe è (era) la base ove appoggiare le pesantissime ed enormi trivelle. Si notano ancora le grosse barre di ferro che servivano da ancoraggio. Assurdo mettere una tale armatura se non motivata dai notevoli carichi “superiori”, non sottostanti. Serviva anche per evitare inquinamento da perdite di idrocarburi.
2. Chiaramente fu prima realizzata la base e poi montate le trivelle. In genere, quando si deve coprire qualche cosa, prima si porta il corpo del reato, poi si copre in fretta e furia. Ma si copre con terreno “locale” per non far vedere nulla, come in tutta la zona campana. Qui, su quella base, si è lavorato per mesi e poi , smontato il cantiere, è rimasta lì come testimonianza. Visivamente brutta…ma se doveva coprire qualche cosa…troppo evidente, troppo scomoda come testimonianza. La lobby politico-camorristica dei rifiuti fa come i gatti: prima la fa, poi la copre. Senza perdere tempo. Il tempo è denaro! E le preferenze della Camorra per “occultare”sono siti facilmente accessibili dai camion, spesso vicino alle superstrade, con la complicità più o meno comprata dei proprietari e dei politici della zona, in terreni facilmente scavabili. Tutte caratteristiche che qui mancano. Per arrivare lassù, dall’unica strada accessibile che era, allora, da Morcone, bisognava fare km di sterrato, spesso con la neve, incontrando luoghi ideali per sversare e occultare…. perchè fare tanti ulteriori Km? Perchè spendere decine di volte in più se si aveva una intera regione disponibile e a poco prezzo? Sarebbe costato meno uno smaltimento “legale”!

Come pure è impensabile che l’ENI abbia organizzato una tale sceneggiata, lunga anni, per compiacere la Camorra, addirittura anticipandone i tempi, visto che la “pattumiera Campana” è stata aperta negli anni 90, quindi dopo i sondaggi di Monte Coppe. Lo volevano i nostri politici ? non crederò mai che i politici del tempo avessero “dato una mano”.. Possono avere avuto altri difetti, come tutti, ma sicuramente non avrebbero avvelenato la zona che hanno continuato comunque ad amare e ad abitare. Questo anche come privato cittadino che, come tanti, ha scelto di rimanere qui, con i suoi figli. Ed ai tanti che mostrano ancora delle giuste preoccupazioni che condivido e faccio mie, personalmente dico: preoccupiamoci più dell’inquinamento del traffico e di quello prodotto dagli imbecilli che abbandonano rifiuti dovunque e comunque e/o bruciano la plastica, diffondendo diossina nell’aria, E preoccupiamoci della situazione di disagio che vivono le aziende Casertane del Matese, e che potrebbero coinvolgere anche le nostre: in una riunione fatta al Parco, mi dicevano che c’è un tentativo vile di fare di tutt’erba un fascio per motivi di concorrenza commerciale. E la crisi sta colpendo non solo i produttori di Mela Annurca e Mozzarella, ma, udite, udite, pure la Ferrarelle che capta l’acqua alle falde del Matese e che, sembra, sponsorizzerà una squadra del Nord per evitare i collegamenti commercialmente deleteri con la Campania. Basta vedere, mi hanno detto, gli allusivi filmati che girano sulle TV del Trentino per magnificare le loro mele e le loro acque per capire…
Ma questa è solo una riflessione che porgo a me, ai miei e a chi è troppo giovane per conoscere certi fatti. Alla fine una conclusione: forse bastava divulgare prima il documento di restituzione dell’area al Comune per evitare tante illazioni e tante preoccupazioni tra la gente che vedeva nel calcestruzzo un maldestro tentativo di occultare…chissà che cosa.

Lorenzo Morone

Allegati: Comunicazione ENI  – Consegna area

ALLEGATO 1

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