
La scandalosa gestione dei rifiuti in Campania (e non solo), frutto di malgoverno, corruzione, collusione tra poteri dello Stato e malavita, ha causato un disastro ambientale e politico immane, disservizi, criminali gestioni commissariali, distruzioni di interi territori, interruzione della democrazia. L’inerzia e la colpevole compromissione della politica hanno favorito scelte scellerate e improvvisate, portando alla proliferazione nell’intera regione di discariche non a norma, spesso “copertura” di sversamenti illeciti di rifiuti tossici.
I roghi di rifiuti, che si verificano quotidianamente da decenni, sono la prova della colpevole mancanza di reazione da parte delle istituzioni, che continuano a non prendere nessuna seria iniziativa per affrontare il disastro ecologico e sanitario della regione. E tuttavia un tale disastro non ha ancora portato a una forma di protesta efficace, a una lotta unitaria dei campani tutti per riaffermare il proprio diritto alla salute, a un ambiente sano, a una politica al servizio del bene comune e della democrazia. Ci sono stati, e ci sono, solo movimenti di protesta estemporanei in conseguenza delle emergenze dei vari territori, senza però arrivare a una presa di coscienza reale sulle cause e sui veri colpevoli: i soliti politici, votati anzi a vita dalle stesse popolazioni vittime del massacro.
Se questo non è successo è perché all’interno dei movimenti di protesta si sono sempre “infiltrati” (o sono stati “arruolati” successivamente) soggetti funzionali agli interessi dei partiti o gruppi politici, che non hanno fatto altro che dividere i movimenti e incanalare la protesta in percorsi strumentalizzati ora da destra ora da sinistra. Si costituiscono “i tavoli tecnici”, “i coordinamenti dei sindaci”, “i coordinamenti di comitati”, … tutti funzionali al sistema, dato che sotto l’annuncio che “queste battaglie si vincono restando uniti” si tende a cancellare la vera protesta e a bloccare l’intervento diretto dei cittadini nella gestione della cosa pubblica.
Ciò che sta accadendo a Fragneto ne è l’ennesima prova, e gli incendi delle eco-balle sono l’ennesimo disastro campano, annunciato e denunciato da decenni, ma da sempre aspettato con inerzia da parte dei vari livelli di governo, che ora reagiscono disordinatamente e con il solito rimbalzo di responsabilità. Come sempre in questi casi, assistiamo al tentativo di mostrarsi vittime incolpevoli di decisioni prese da altri, impossibilitati a difendere i cittadini (che, ingenui, pensavano di averli eletti proprio per quello).
I milioni di eco-balle presenti in Campania sono sotto sequestro perché non a norma, come le varie discariche legali e non, e la maggior parte sono proprietà della FIBE, la società che ha gestito i rifiuti in Campania in modo così criminale da essere per questo sotto processo. Cimitile si nasconde dietro le inutili promesse della De Girolamo, che ha dichiarato di “essersi attivata per trovare le soluzioni”; qualcuno prospetta anche la possibilità che vengano trasferite. E’ la solita solfa dei rifiuti napoletani imposti al Sannio che devono essere rispediti al mittente; del “non nel mio giardino“ e “gli altri si arrangino“, scordando che tra Napoli e Caserta sono stoccate milioni di eco balle, che da anni la Campania è vittima di roghi tossici,e facendo finta di non sapere che i rifiuti della nostra provincia in passato sono andati nelle discariche napoletane e che i fumi di Giugliano e dell’inceneritore di Acerra arrivano anche da noi. Il Commissario Cimitile e la SAMTE hanno avuto il coraggio di affermare che le ceneri dei roghi di Fragneto non sono pericolose e che le eco-balle possono essere bruciate ad Acerra senza pericolo. Se sono sotto sequestro perché si sospetta che contengano sostanze tossiche, come è possibile che siano tanto innocue? In loro aiuto, in questi casi, arriva sempre la camorra, e forse la richiesta dell’ennesimo commissariamento. Evidentemente non è bastato lo scandalo di un ventennio di gestioni commissariali che hanno peggiorato e incancrenito a tal punto la situazione in Campania da far dichiarare a un rappresentante del governo che la bonifica dei territori inquinati non sia ormai più possibile.
Il vero problema è la progressiva perdita del diritto di autogoverno delle comunità. I Comuni si sono così abituati a non governare che pensiamo non vogliano perdere il comodo alibi di avere le mani legate. Nel caso specifico, se è vero che tutto è stato imposto dall’alto e tutto dipende dall’alto, è pur vero che, in situazioni di emergenza, il Comune avrebbe potuto come minimo provvedere in autonomia a illuminare e video-sorvegliare un sito pericoloso. L’Ente preposto alla salvaguardia della salute dei cittadini non avrebbe dovuto aspettare la Provincia e altri Enti latitanti, anche essi al comodo riparo di poteri superiori. Del resto, la Provincia, anche in questo frangente, si è rivelata inadeguata, così come laSAMTE, che si è mossa solo dopo il blocco della superstrada (gesto estremo di protesta, visto che fino ad allora la protesta pacifica non aveva ottenuto risultati concreti). Fino ad alloramancavano i fondi necessari a spegnere l’incendio, come denunciato dallo stesso Sindaco di Fragneto. Chissà perché i soldi per stipendi super e consulenze, come nella migliore tradizione della mala politica, non manchino mai! A parte la costituzione della SAMTE, con relative spese per il Consiglio di Amministrazione e dirigenti vari, la Provincia non ha mai avviato una gestione corretta e sostenibile dei rifiuti,o affrontato concretamente i problemi di inquinamento.
Ancora una volta gli amministratori campani lasciano inquinare la Campania con la scusa di dover delegare la responsabilità ad altri, così come hanno fatto quando il potere lo hanno avuto. L’ex-Assessore all’ambiente della Provincia, per esempio, negava con forza le criticità della discarica di Sant’Arcangelo, nascondendosi dietro tavoli tecnici fasulli e manovrati, e purtroppo avallati anche da alcuni comitati e associazioni, salvo poi tacere quando la Magistratura l’ha, finalmente, posta sotto sequestro. Aveva annunciato di voler trasformare lo STIR di Casalduni in un impianto tipo Vedelago, ma l’impianto non è mai stato trasformato e ha continuato a produrre le famose eco-balle, mandate ad Acerra, nonostante le sue dichiarazioni contro l’incenerimento.
Le eco balle non possono essere bruciate perché non sono a norma, e perché la combustione non distrugge le sostanze nocive ma le disperde nell’aria o nei residui solidi, con conseguenze ancora più devastanti, nonostante ciò che affermano personaggi come Cimitile o Romano. Gli impianti CDR avrebbero dovuto separare i rifiuti, ma non erano in grado di farlo perché progettati male, e sono serviti solo a “impacchettare” rifiuti indifferenziati e conditi con rifiuti speciali tossici. Non dimentichiamo che lo stesso Cimitile è stato indagato come tecnico per gli impianti CDR dichiarati falsamente a norma.
Oltre all’inefficienza della Provincia, i problemi sono stati aumentati anche dalla totale abdicazione degli amministratori comunali dal loro ruolo di gestione del bene comune. Quanti comuni sanniti gestiscono in proprio i rifiuti? Il servizio è quasi sempre appaltato a ditte esterne, e come cittadini non abbiamo la possibilità di sapere che fine fanno le varie frazioni.Perché non si incentiva il compostaggio domestico, in zone che sono per lo più agricole, in mancanza di impianti di compostaggio in Campania?E, soprattutto, perché non ci sono politiche per ridurre a monte la produzione di rifiuti? Una gestione dei rifiuti basata su riduzione, riuso e riciclo totale della materia è possibile solo se i comuni si riapproprieranno della gestione di questo servizio essenziale per/e con la partecipazione dei cittadini, come sancito anche dal risultato dei referendum del 2011. Sono pochi, però, i Comuni che hanno chiesto il rispetto dell’esito dei referendum, che continua ad essere totalmente ignorato.
La difesa dei territori non può non partire dalla critica a un sistema politico asservito al potere economico che, in nome del profitto, nasconde la verità e criminalizza il dissenso, come sta accadendo in Val di Susa, o abbaglia con soluzioni tecniche che si pretende siano ineludibili e senza alternative. Solo una presa in carico da parte dei cittadini può cambiare la situazione. Ci auguriamo che le nuove proteste e iniziative dei movimenti campani, comprese quelle di Fragneto, siano finalmente l’inizio di una presa di coscienza reale e si cominci a pretendere dalla politica risposte concrete, sostenibilità, diritti, giustizia, democrazia, senza guerre tra territori e popolazioni e con la consapevolezza di dover vincere una battaglia decisiva per tutti.
Marilina Mucci per il Comitato civico No inceneritore San Salvatore Telesino – Cittadini in movimento – Comitato civico “ A Guardia dell’Ambiente “ Guardia Sanframondi