Nel gran parlare che si fa delle “mirabolanti” prestazioni dei biodigestori anaerobici, ho notato che nessuno fa cenno alla “reale” convenienza economica di tali impianti, o meglio, quei pochi che lo fanno, tra l’altro quasi esclusivamente politici o impiantisti e quindi “interessati”, parlano entusiasticamente della resa energetica dei cogeneratori, annessi ai reattori, per l’utilizzo del gas metano ricavabile.

Nessuno mette nel conto finale che il costo dell’impianto e i successivi incentivi sono comunque a carico della collettività, senza contare i costi per il funzionamento, la mano d’opera, la manutenzione ordinaria e straordinaria, il trasporto e lo spargimento del digestato sui campi, il trasporto e – a volte – l’acquisto della “materia prima” non sempre reperibile sul territorio interessato in quantità sufficiente etc. Va da se che l’originale intenzione dei progettatori di questi apparecchi, che li voleva utili per singole imprese agricole private, sia stata captata e plasmata a proprio uso e consumo da pubblici organismi amministrativi attratti esclusivamente dai corposi contributi a fondo perduto messi a disposizione dalle regioni, senza curarsi minimamente del fatto che tali generosi contributi vengono poi pagati, tramite esose tasse, dalla collettività.

Non ho trovato traccia, sulla rete, neanche di approssimativi calcoli di periodi di ammortamento delle spese iniziali e di B.E.P. (punto di pareggio tra costi e ricavi) durante la conduzione. Sono certo, però,  che considerare “gratuiti”, in forza dei contributi pubblici, questi impianti sia nella migliore delle ipotesi ingenuo se non volutamente propagandistico.

Se poi si considerano i rischi per l’ambiente, non ancora riconosciuti in Italia, ma accertati in altri stati più avanzati nell’utilizzo di queste tecnologie (esempio: la Germania) non si capisce da cosa derivi l’entusiasmo dei pubblici amministratori per questi apparecchi, tra l’altro non graditi agli amministrati, e la loro contrarietà a consultarsi in merito con gli stessi amministrati.

Naturalmente le mie sono considerazioni personali basate sul buon senso di un “non tecnico”, né cardiologo, né filosofo, e sono esclusivamente fatte per cercare di capire se un biodigestore anaerobico, con annesso cogeneratore elettrico alimentato a gas metano prodotto dalla digestione di forsu, biomasse o deiezioni animali che siano, possa realmente servire a comunità come la nostra. Plaudo quindi alla rinuncia, più o meno spontanea, del Comune di Telese Terme all’impianto in questione, sperando vivamente che non sia servita soltanto a spostarne la localizzazione di qualche kilometro, ad esempio verso Amorosi o San Salvatore Telesino.

Sergio Paliotti

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