
Come è possibile che il Presidente della Coldiretti -la maggiore Associazione agricola benventana (e Presidente della Camera di Commercio di Benevento)- formuli pubblicamente una denuncia così grave sull’eolico a San Lupo dove si costruirà una mega-struttura fatta di migliaia di metri cubi di cemento con distruzione totale di centinaia di ettari di bosco e che tale denuncia sia derubricata a “sfogo” da bastiancontrario e circondata da un silenzio assordante?
Alcune società private hanno chiesto ed ottenuto l’autorizzazione per l’istallazione di circa 200 pale eoliche sulle colline di Cerreto Sannita (72 megawatt), Pontelandolfo (56 megawatt), San Lorenzo Maggiore (12 megawatt) e San Lupo (122 megawatt). La collina a nord della Valle Telesina sarà invasa da centinaia di “mostri” ognuno alto circa 120 metri e visibili da decine di chilometri di distanza. Il nostro territorio è impegnato in una viticultura iperspecializzata in produzioni DOC e DOCG. Il paesaggio della Valle Telesina, e non solo, ne subirà una devastazione irreparabile da tanti punti di vista ma, in modo particolare, da quello economico. Migliaia di aziende produttrici e trasformatrici di uve, agriturismi, hotel, ecc, che vedono nel valore del territorio e del paesaggio il loro capitale sociale, potranno chiudere in prospettiva battente perchè tanti flussi saranno completamente compromessi.
Come è possibile che dinanzi a tale scenario catastrofico per il nostro territorio nessun soggetto istituzionale pubblico abbia trovato la forza ed il coraggio di sottoscrivere il ricorso al T.A.R. a cui hanno già aderito l’Associazione agricola Coldiretti di Benevento, l’Associazione Venatoria Cacciatori Campani e l’Associazione ambientalista Wilderness Italia?
Che fine hanno fatto i solenni impegni assunti pubblicamente da tanti sindaci ed amministratori in occasione del convegno “Energia Sviluppo Territorio: è tempo di scelte!” svoltosi lunedì 20 giugno 2011 nel Castello Medievale di Guardia Sanframondi?
Da parte nostra, nel dichiarare la piena e convinta disponibilità a sottoscrivere il ricorso al TAR per impedire questo immenso danno al territorio, convinti che la salvaguardia del territorio rappresenti la pre-condizione per qualsiasi ipotesi di sviluppo, siamo qui a ripetere: deciso no all’eolico e deciso no al fotovoltaico: gli impianti esistenti andrebbero smantellati, perchè sono inutili, dannosi e costosi. No al petrolio, che non va bruciato per produrre elettricità. Sì al gas che l’Italia possiede e non sfrutta. Sì al carbone, il cui uso va incrementato.
Guardia Sanframondi 22 agosto 2013
Amedeo Ceniccola
Presidente Ass.ne SannioCuore – Ex Sindaco di Guardia Sanframondi
Giusto per una corretta informazione, non’è l’associazione venatoria cacciatori campani ma è il S.V.I. Sindacato Venatorio Italiano ad avere preso una posizione con notifica formale indirizzata agli organi competenti e quello deliberante in merito alla contrarietà dell’impianto eolico, ed ora ci si appresta al ricorso al TAR. Oltre che le negatività che causano tali impianti sul patrimonio storico culturale e sul nostro paesaggio come ben evidenziato nell’articolo, vi è di più, tali impianti non essendo connessi alle esigenze di conservazione ne di tutela di quell’area designata quale Sito di Interesse Comunitario, (SIC IT8020009 – PENDICI MERIDIONALI DEL MONTE MUTRIA – Rete Natura 2000) ne opera imperativa di interesse pubblico, ma privatistico, pertanto non poteva essere autorizzato, una per tutte: andava applicato il principio di precauzione ai sensi dell’art. 6, paragrafo 3 della Direttiva 92/43/CEE habitat, emanata proprio per preservare tali aree nella loro totale integrità per cui fu motivo di designazione ed istituzione.
Si informa che un’altra richiesta di autorizzazione è stata avanzata agli uffici competenti della regione campania per altre 18 pale eoliche nelle immediate vicinanze di quello già autorizzato di S. Lupo e che interesseranno i crinali del perimetro del “Lago Spino” Morcone e che per il quale, l’associazione S.V.I., nonché la Wilderness, ha inviato proprie osservazioni nei tempi di legge, relazionando sulla imperativa protezione del sito designato, sulle possibili incidenze significative che tali impianti comportano di conseguenza su di esso, ed attenersi tassativamente alla direttiva 92/43/CEE, nonché, ad attenersi alle rigide procedure previste dall’art. 6 comma 2 lettera b) del Dlgs 152/06 ai fini autorizzativi(che così procedendo, nutrito di partecipazione, sarà reso certamente parere negativo) poiché è sempre il SIC IT8020009 ancora interessato e minacciato da un nuovo impianto che ne comporterà perdita di habitat prioritari in violazione della direttiva europea di cui sopra.