Per fare scelte, c’è bisogno di coraggio. Per salvare l’Italia, occorre fare in fretta. Fare in fretta può dar luogo a scelte di successo? Il PIL è in caduta libera. La disoccupazione giovanile è in aumento. La Riforma Fornero del mercato del lavoro ha prodotto esodati e nuovi disoccupati. Le politiche di austerità imposte dal Fiscal Compact (tutti gli Stati membri dell’UE devono perseguire per forza il pareggio di bilancio dal 1° gennaio 2013) hanno determinato i cali del consumo che stanno causando la chiusura di migliaia di attività commerciali al giorno. L’apertura al libero mercato incondizionato, di fatto, ha determinato l’acquisizione di attività commerciali da parte di imprenditori esteri .
Nei talk show e programmi di approfondimento e di attualità sulle maggiori reti televisivi ormai sono in tanti a predicare che le soluzioni al problema del lavoro degli italiani sono da ritrovarsi nella mobilità (bisogna emigrare dove il lavoro c’è…) e nella ennesima riforma del mercato di lavoro (uguale a rendere più semplici i licenziamenti e a far guadagnare meno i lavoratori…). Abbiamo l’impressione che questi “commentatori” che ripetono ritornelli già noti non sanno bene cosa stia accadendo alle famiglie italiane. Nelle prossime settimane il Governo Letta incontrerà i partners europei per concordare le politiche necessarie per rilanciare il lavoro e l’economia. Tuttavia, è evidente il timore reverenziale dei nostri rappresentanti politici a dire, a chiare lettere, ai Signori dell’UE che non siamo più in grado di sopportare i vincoli dell’area euro, al costo di mettere in discussione, in caso di mancata comprensione dei bisogni degli italiani, i Trattati (che sono dei contratti) siglati, a causa di sopravvenuta impossibilità e per eccessiva e ingiustificata onerosità.
I meccanismi del libero mercato possono essere virtuosi e produrre sviluppo e benessere se gli attori del mercato partono ai nastri di partenza dalla stessa posizione, nello stesso momento. Siccome queste condizioni nella realtà non si verificano mai, anche a causa di persone che non rispettano le regole del fair play, allora è evidente che sia indispensabile che i Governi e le Istituzioni Locali siano messi nella condizione di poter intervenire nell’economia con politiche fiscali e monetarie espansive (persino con il “deficit spending”), stando attenti a evitare di fare sprechi. Non è facile mettere in atto queste ricette e i vincoli di bilancio non lo rendono, al momento, possibile, ma è abbastanza chiaro che non abbiamo alternative. Tant’è che negli USA e in Giappone, i governi stanno attuando politiche espansive e i risultati di crescita sono evidenti nei fatti e nei numeri.
Ci dicono che abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità (certamente lo hanno fatto i corrotti nell’ambito delle Istituzioni e della Pubblica Amministrazione…). I dati mostrano che i salari reali dei lavoratori sono diminuiti costantemente da anni, pur lavorando lo stesso monte ore e con la Spada di Damocle della minaccia della Cassa Integrazione in caso del mancato conseguimento dei targets aziendali. Sappiamo che il rapporto tra i guadagni di un dipendente (operaio o impiegato) e i loro managers è di 1 a 163. Abbiamo bisogno di pacificazione sociale. Solo con il miglioramento delle condizioni economiche e sociali delle famiglie italiane questo traguardo è possibile. Invitiamo, ancora una volta, le Istituzioni ad affrontare i problemi in maniera solerte e trovare soluzioni che non impongano ulteriori sacrifici, soprattutto ai meno abbienti.
Giovanni Tommaselli ( Sindacato FSI)