Nel Medioevo la misurazione del tempo era un lusso riservato ai potenti. Il tempo del popolo era sostanzialmente regolato dal ritmo scandito dalle incombenze del lavoro nei campi: il giorno e la notte, le stagioni, il raccolto e la semina. Per i religiosi, invece, mentre le preghiere scandivano il ritmo della giornata, le feste liturgiche scandivano il passare dei mesi. Il suono delle campane, unico tempo quotidiano misurato, regolava comunque la vita di tutti. I mezzi per misurare la scansione della giornata erano rudimentali e legati a fenomeni naturali: venivano usate le meridiane e orologi ad acqua, le clessidre. Orologi ad ingranaggi azionati con pesi vennero utilizzati solo a partire dal XIII secolo. Da allora molti campanili, nelle principali città, furono dotati di orologi.
Nei piccoli centri, il suono delle campane ha costituito per secoli l’unico riferimento temporale. Le campane si suonavano principalmente all’alba (a iuorno) per scandire l’inizio della giornata e si suonavano a ventun’ora cioè alle ore 21 (ora italica) per scandire la fine della giornata lavorativa nei campi. Suonavano ancora a mezzogiorno (Angelus) e all’imbrunire (Ave Maria) e per comunicare eventi luttuosi o di festa. Ancora oggi, per comunicare un lutto, il suono delle campane resta il principale mezzo di comunicazione.
A Solopaca, grazie al campanile di Piazza Vittoria, terminato solo nel 1794, il suono delle campane della chiesa Madre raggiunse tutto l’abitato e l’agro solopachese. Tra le suonate ordinarie (circa quattro al giorno), i lutti e le numerose feste, le campane solopachesi tra l’Ottocento e il Novecento subirono grandi sollecitazioni tanto che il campanone venne rifuso più volte, l’ultima delle quali nel 1971. Per dare un’idea delle sollecitazioni arrecate a questa campana, basta ricordare l’episodio del 9 marzo 1839 quando il campanone, appena rifuso, fu suonato ininterrottamente per due ore proprio per festeggiare il ritorno dello stesso sul campanile.
Nel 1864 l’amministrazione comunale di Solopaca decise di far installare un orologio civico sul campanile della Piazza. L’orologio, con quadrante esterno retroilluminato, fu fornito dalla ditta La Fazia Marzio di Napoli. Per il suono delle ore fu acquistata una campana di circa 92 Kg, mentre per i quarti d’ora fu presa un’altra campana di circa 75 Kg. Le campane dell’orologio furono posizionate nel punto più alto del campanile in modo che il loro suono potesse raggiungere tutto il territorio solopachese. Il meccanismo interno era puramente meccanico e funzionava grazie all’azione di grossi pesi in pietra che arrivavano fino al piano terra del campanile. Anche la suoneria delle ore e dei quarti era meccanica ed era azionata mediate dei tiranti. Tale meccanismo necessitava però di una carica giornaliera; infatti, ogni giorno qualcuno doveva salire sul campanile per riportare su i pesi.
Nel 1927, per riparare l’orologio, venne chiamato il famoso maestro orologiaio di Guardia Sanframondi Alfonso Sellaroli, il quale appose la sua firma sul quadrante.
Addetto alla carica giornaliera dell’orologio era un impiegato comunale che continuò a svolgere il suo compito di orologiaio anche dopo il suo pensionamento fin quando ne ebbe la forza dopodiché nessun altro impiegato ottenne dal Comune un simile incarico. Per ovviare al problema l’amministrazione Comunale agli inizi degli anni Ottanta decise di sostituire il meccanismo interno con uno più moderno e funzionale.
Il nuovo meccanismo era più piccolo, ma molto simile al precedente. Trattandosi di un orologio a pendolo a carica elettrica anziché manuale. La novità più importante riguardava però le suonerie: il sistema di tiranti venne sostituito da due battenti elettromagnetici. L’orologio venne montato da Salvatore Ricci, maestro orologiaio di San Marco dei Cavoti. Il nuovo orologio venne fornito dalla ditta Trebino di Uscio in prov. di Genova, una delle più importanti aziende produttrici di orologi da torre, fornitrice ufficiale del Vaticano.
Mancando della necessaria manutenzione, con il passare degli anni, anche questo meccanismo ha smesso di funzionare.
Dopo anni di totale abbandono, grazie all’interessamento di un nostro compaesano l’orologio ritornerà a funzionare come prima e forse anche meglio di prima. Le operazioni di riparazione sono state completamente finanziate dal prof. Salvatore Aceto di Capriglia che ha preferito recuperare il meccanismo presente nella torre campanaria invece di sostituirlo con uno di nuova generazione. L’orologio verrà messo in funzione il prossimo 9 giugno alle ore 17:00, quando con una breve cerimonia in Piazza Vittoria si darà il via al rinato meccanismo.
Dal 1864 ad oggi, anche se a fasi alterne, l’orologio del campanile ha segnato il lento trascorrere del tempo scandendolo con i rintocchi delle sue campane. Il suo meccanismo è come un cuore che batte all’interno del maestoso edificio ed è sufficiente fare un po’ di silenzio per sentire i suoi battiti costituiti dal regolare Tic Tac del pendolo.
Antonio Iadonisi