Leggo con crescente disappunto il dibattito che si è aperto a seguito delle dimissioni dell’Assessore Capasso. Il disappunto è dovuto al fatto che la lontananza dalle elezioni amministrative avrebbe dovuto, e potuto, stimolare qualche riflessione più approfondita, e meno partigiana, sul merito delle cose che dice Capasso. Stando al contenuto della lettera, mi sembra di capire che l’Assessore (ormai ex) si sia dimesso perchè “la poca incisività dell’azione amministrativa e l’insufficiente attuazione del programma di governo richiedono, nell’interesse della collettività, un totale cambio della “rotta politica” sino ad oggi seguita”. Capasso cita, tra l’altro, una serie di azioni programmatiche che dovrebbero essere fatte al fine di recuperare efficacia nell’azione di governo. Nulla di diverso rispetto a quello che generazioni di amministratori, nazionali o locali, hanno fatto per segnalare una difficoltà di collaborazione politica; ricordo che, per un cambio di rotta politica, Rifondazione Comunista fece cadere il I Governo Prodi.

Ma non mi interessa, in questa sede, giudicare “il politico Capasso” e le sue motivazioni. Lo farò, se ne avrò la possibilità, quando, tra due anni, sarò chiamato a votare. Mi sembra molto più utile provare a ragionare sul merito delle cose dette e delle varie risposte lette su Vivitelese.

In sintesi (e con tutti i limiti delle sintesi), gli interventi di Enzo Fuschini, rivendicano i meriti delle passate amministrazioni: la crescita economica, l’occupazione, la crescita demografica e urbanistica. Chiarisco che si tratta di amministrazioni che io non ho mai votato, ma non posso negare che gli elementi di valutazione che vengono offerti da Fuschini siano del tutto veritieri e non è un caso che quelle amministrazioni abbiano goduto, per anni, di ampi consensi. E tuttavia, questa mitica “età dell’oro” qualche ombra l’ha pur avuta, mi pare. Mi riferisco, in particolare al fatto che quella crescita non è stata in alcun modo contestualizzata. Quelle amministrazioni si sono caratterizzate per la totale assenza di una programmazione sociale, culturale, urbanistica ed economica finalizzata ad imprimere un indirizzo chiaro, e di lungo periodo, alle politiche di sviluppo locale. Talvolta, come diceva il mio professore di organizzazione aziendale, non scegliere può essere una risposta, nel breve periodo. Ma tale situazione deve durare poco, non può durare un ventennio.

In assenza di programmazione, un paese a vocazione turistica è diventato una sorta di indiscriminato suk di costruzioni spesso degne di una realtà che non ci appartiene. Ancora, non avendo programmato il futuro è avvenuto quello che è del tutto evidente: l’offerta di abitazioni è stata superiore alla domanda con conseguente crollo dei prezzi, reso ancora più evidente dalla particolare congiuntura economica. Non avendo per tempo, inoltre, investito risorse ed energie sul turismo, la perdita occupazionale nel settore dell’edilizia (per certi aspetti prevedibile, essendo il territorio una risorsa limitata) non è stata compensata da una crescita nel settore turistico. Questo è stato il principale limite politico e strategico di quelle amministrazioni. Quello che mi meraviglia, nell’intervento di una persona intelligente come Fuschini, è che, se non mi sbaglio, si ripropone tale e quale, lo stesso modello per il futuro. Mi auguro di aver capito male.

Liverini, dal canto suo, afferma che “ci si è trovati purtroppo di fronte alla necessità di sanare e superare i prodotti di una cattiva politica praticata da altre Amministrazioni precedenti,”. Affermazione, a mio modo di vedere assolutamente condivisibile, per le motivazioni che ho spiegato, ma riduttiva. Ecco perché diventano centrali le questioni poste da Capasso., che poi, a ben vedere, sono quelle scritte nel programma elettorale della lista Carofano che, per aver collaborato alla stesura, conosco molto bene..

A questo punto mi chiedo se sia possibile utilizzare la lettera di Capasso per avviare una discussione approfondita sulle azioni che si possono avviare rapidamente, magari a costo 0?. Per esempio si può avviare immediatamente quel Piano per il lavoro su cui tanto abbiamo discusso in campagna elettorale con Gianluca Serafini, magari coinvolgendo le associazioni datoriali e sindacali per verificare se hanno qualche buona idea?. Si può, come viene chiesto nella lettera, dare concreta attuazione all’Unione dei Comuni, magari tranquillizzando i cittadini di San Salvatore, sulla democraticità dello strumento, e spiegandone meglio, a chi non avesse compreso, la fondamentale importanza?. Si può incidere in materia di sviluppo turistico del territorio, avviando un dialogo serio e costruttivo con l’Impresa Minieri, magari non solo limitato alle fondamentali preoccupazioni per la salvaguardia dei livelli occupazionali?. Posto che i privati ne abbiano la voglia, si può avviare con le imprese edili, ed i tecnici, un ragionamento finalizzato a condividere i presupposti di un progetto di riqualificazione urbanistica del territorio?.

Si tratta solo di alcuni spunti che ci vengono offerti dalla famosa lettera di dimissioni. Mi sembra, tuttavia, che ce ne sia abbastanza per definire meglio un’azione di governo per questi ultimi due anni. E, d’altra parte, questa è l’aria che si respira a Telese. Queste sono, più o meno, le domande che tanti si pongono. Può darsi che al momento della vittoria elettorale si siano ingenerate troppe speranze, può darsi che si siano incontrate difficoltà maggiori rispetto al previsto, sicuramente nessuno poteva prevedere la crisi economica mondiale. Ma una risposta, rapida, e seria va data. Non ci si può arrendere a questo senso di ineluttabile declino.

Perciò a qualche amico che richiede una maggiore partecipazione democratica alle scelte amministrative, mi limito a far notare che, in campo nazionale, come sul piano puramente locale, questa sorta di perenne assemblea studentesca rischia di impedire qualunque decisione. Si corre il rischio di diventare il partito del NON FARE e NON FAR FARE. Avevo già evidenziato, in risposta al Sig. Garofalo, che l’eccesso di democrazia paralizza ogni scelta. Può piacere o meno, ma la nostra è una democrazia rappresentativa, alla fine qualcuno dovrà pur decidere e prendersi delle responsabilità.

Nemmeno nella tanto decantata Atene di Pericle esisteva questa forma di democrazia partecipata.

A Telese, come in Italia, abbiamo necessità di decisioni.

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1 commento

  1. Mi pare che sia una analisi concreta e spassionata ben lontana dalle prese di posizione di parte di altri che scambiano i pareri altrui come attacchi contro i quali competere e vincere (0-2) come fossimo a una partita di calcio. Mi fa piacere constatare che c’è anche la presenza di persone ragionevoli e sensate. Concordo in tutto, ma mi sorge spontanea una domanda: dov’è stato l’assessore dimissionario in quei tre anni, e perché ha aspettato tanto prima di accorgersi di non condividere…?
    Comunque, meglio tardi che mai diceva un antico adagio.

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