Carlo Labagnara. ( Presidente Associazione Amici del cuore). E’ di questi giorni l’accadimento che un altro ragazzo, GABRIELE CACCAVALE, di sedici anni, ha lasciato la sua vita su un rettangolo di gioco durante un allenamento, per morte improvvisa. In un momento così delicato siamo vicini alla famiglia e le presentiamo pubblicamente la nostra costernazione per questa immane tragedia. Idealmente abbracciamo i genitori per far sentire loro la nostra vicinanza morale.

Ci ritroviamo vittime di un fenomeno che sta diventando negativamente mastodontico e di cui certamente si può invertire la rotta. Ci indigniamo di fronte a tanto orrore; ma ciò non basta. Occorre agire e con assoluta immediatezza. Non ci si può permettere il lusso di perdere altro tempo. E’ urgente più che mai.

Noi, per quel che ci è possibile e ci si congede, chiediamo, ancora una volta:

una legislazione più ferrea in materia di rilascio di certificazioni di idoneità a praticare qualsiasi attività agonistica;
che il protocollo ministeriale sia esteso anche a coloro che vogliono “semplicemente” frequentare le palestre;
che i campi di gioco abbiano a naturale corredo un defibrillatore;
che siano declassati a inidonei quei campi in manchi questa attrezzatura;
che gli arbitri abbiano l’obbligo di non fischiare l’inizio di una qualsiasi competizione in assenza di un operatore autorizzato all’uso del defibrillatore;
che i genitori dei ragazzi comprendano quanto importante sia per i loro figli sottoporli a rigidi esami medici prima ancora di dare l’assenso alla pratica sportiva;
che rifiutino una certificazione “semplice” per pretendere l’applicazione rigida del protocollo ministeriale;
che sottopongano periodicamente i loro figli a controlli diagnostici ed esami ematici, anche se ciò dovesse comportare un sacrificio economico;
che i ragazzi siano educati all’essere ligi nell’osservare tutte le norme che non solo la legislazione sancisce, ma che il buon senso vuole;
che gli atleti, o gli aspiranti tali, si rifiutino di assumere sostanze chimiche per migliorare, teoricamente, le proprie prestazioni agonistiche;
che confidassero ai propri genitori eventuali tentativi di altri nel convincerli ad agire in modo non corretto per migliorare la prestazione nell’ottica di facili carriere;
i Sindaci, quali autorità preposta alla salute, possano intervenire con proprie ordinanze in quegli ambiti in cui la legislazione nazionale è carente o assente.

E’ difficile, lo comprendiamo bene; certamente non è utopia!.

A tutti chiediamo di riflettere su questi interrogativi:

  • è difficile agire correttamente e non correre rischi seri per la salute dei nostri ragazzi?
  • E’ proprio impossibile fare una facile prevenzione seria?

Dateci una risposta ed un impegno reale anche voi signori della politica e dell’amministrazione della cosa pubblica.

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2 Commenti

  1. Ho il piacere di dare un contributo al grave problema sollevato perché da sempre mi sono occupato di sport e della sicurezza degli atleti. Attualmente collaudo gli impianti sportivi della serie D, serie che è la massima espressione del dilettantismo…o quasi, visto l’alto costo del campionato.
    Gli aspetti della sicurezza “medica” sono quelli elencati lucidamente nell’articolo, ma ci sono anche quelli derivanti da campi obsoleti e insicuri e dall’alto numero dei praticanti.
    Relativamente al defibrillatore, la FIGC sta compiendo un percorso tracciato nel 2008 con il varo del “Progetto Elisir” da parte della Lega Dilettanti e Technostar, grazie al quale si è riusciti a dotare tutte le Delegazioni provinciali della LND dell’apparecchio salvavita, e che proseguirà inseguendo l’obiettivo ancora più ambizioso di coinvolgere tutte le società dilettantistiche.
    Il presidente LND, Carlo Tavecchio si è sempre esposto in prima persona al fine di sensibilizzare, anche con gesti concreti, l’intero mondo dilettantistico verso una maggiore cultura della sicurezza. Tutte le società di serie D hanno ricevuto il defibrillatore, previo formazione di un incaricato delle società. Con lo scopo di ridurre, se non proprio di abbattere totalmente, la mortalità cardiaca sui campi di calcio si è pensato alla creazione di un apposito totem, una struttura portatile verticale con in alto una tabella grafica che riassume le tre principali sequenze utili a ricordare immediatamente l’uso del defibrillatore sia in emergenza, nella cui parte sottostante è posto il defibrillatore in una cabinetta omologata a tale uso con allarme acustico e visivo per richiamare altre persone per essere aiutati. Poste all’interno vi sono le cartoline “PAS” che richiamano l’uso del defibrillatore e che possono essere portate con sé vicino alla persona da soccorrere, seguire le istruzioni per non compiere errori a causa dello stress emotivo dell’intervento stesso. La ricerca del defibrillatore e lo sforzo per ricordarne l’uso sono i due elementi che contribuiscono alla perdita di tempo nell’intervento e contrarre il tempo di intervento determina l’efficacia dell’intervento stesso cioè la salvezza o meno di una vita”. Questi tre elementi: defibrillatore, totem e addestramento, garantiscono l’utilizzo più immediato ed efficace nei drammatici momenti dell’emergenza.
    Relativamente poi alla sicurezza dei campi, ho la soddisfazione di aver proposto, in un intervento a Coverciano, e visto applicare anche a livello normativo della serie D, le norme di sicurezza delle serie superiori, per cui la distanza tra il campo e il più vicino ostacolo è stata portata a m 2,50 lateralmente e m 3,50 dietro le porte, laddove prima era di soli m 1,50.
    Ma oltre la serie D ci sono i campionati regionali, e lì il problema è serio.
    Le società affiliate sono 14.303, e i tesserati 1.521.865 (1 tesserato su 7 a Federazioni Sportive nazionali gioca con la LND e 9,9 arbitri su 10 fischiano per la LND);
    Poi ci sono 31.452 arbitri, assistenti e osservatori. Numeri impressionanti!
    L’ideale sarebbe estendere le norme di sicurezza dei campi e la presenza del defibrillatore ovunque si giochi. Il costo? Meglio giocare su un campo più piccolo a vantaggio delle fasce di sicurezza, le cui dimensoni minime, a mio parere, dovrebbero essere INDEROGABILI, che rischiare. Meglio risparmiare da parte delle Società sui “rimborsi” e sui corredi e acquistare un defibrillatore che potrebbe salvare una vita.. Ma lo sport si deve fare, soprattutto il calcio che è uno sport collettivo che insegna a relazionarsi con gli altri. Occorre solo renderlo più sicuro.
    Arch. Lorenzo Morone

  2. Ho trasmesso l’articolo ai vertici della FIGC perchè si prenda in considerazione l’opportunità di un convegno propositivo sull’argomento così importante per i nostri giovani. Spero di riuscire ad organizzare il tutto con la regia dell’Associazione Amici del cuore.
    Frazie a nome dei giovani che praticano sport.
    Lorenzo Morone

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