Da cittadina di Castelvenere sono delusa da un piccolo paese, che vedo indietreggiare invece che progredire. Si trattava di cambiare, di imprimere una svolta ad un Paese, a volte stanco e sfiduciato, ma ugualmente pronto, generosamente, a credere nel cambiamento.
Una fiducia nel cambiamento, troppe volte frustrata. Non rappresento nessuno, ritengo di condividere questo con molti cittadini: credono ancora nella possibilità di cambiare in meglio il nostro Paese. Verso una crescita di democrazia. E’ solo in virtù di questo che mi permetto di esporre alcune questioni ed interrogativi a cui spero ci saranno delle risposte, non a me, ma a tutti i cittadini di Castelvenere.
C’era un parco giochi dove si potevano ‘portare’ i bambini a divertirsi, ora non c’è più. Piazzato un campanile che non ha senso,questi soldi potevano essere spesi in maniera diversa per il bene del paese? Che, a mio avviso ha perso molto, purtroppo.
Un centro storico di un paese come questo con delle cantine antiche originariamente intorno all’anno mille,famose per interesse notevole sono gli utensili ed attrezzi esposti nel Museo della Civiltà Contadina e per la caratteristica del tufo,I visitatori oltre ad ammirare la suggestione dei luoghi potevano degustare gratuitamente i migliori vini, esaltati nel gusto dai piatti tipici dell’antica gastronomia locale grazie all’iniziativa dei produttori vinicoli, coordinati dalla Pro Loco, che sta lentamente morendo ogni giorno di più, un parco situato nel bel mezzo del verde, coltivato di quasi esclusivamente di quercino oltre ad altre numerose piante di diversi tipi (orniello, ligustro, aceri,
Se l’amministrazione di Castelvenere non se ne sono ancora accorti stanno amministrando un paese dormitorio, dove la gente non gravità più,piazze vuote e i giovani che espatriano nei paesi del dintorno,dove il commercio, sempre più limitato., non crea più nessun interesse. Dove l’offerta di promozione è in assoluto del tutto inesistente. Pensare che, un tempo, Castelvenere era una realtà da imitare, nel suo piccolo non mancava nulla, tentava almeno di esibirsi,di cercare attenzione, di avere uno slancio. E Ora? Quella che un tempo era una realtà,è diventata una realtà troppo difficile da sopportare: e intanto nella stanza dei bottoni nessuno tenta di capire quanti ancora siamo e cosa possiamo proporre: forse sono presi solo dal fatto di voler far meglio di chi li ha preceduti. Malissimo… accontentiamoci di essere quello che siamo e cerchiamo di far uso del buon senso ripercorrendo esattamente le idee di chi ha lavorato prima e considerare quelle valide come prospettiva di lavoro oggi. Ripeto: Castelvenere, un tempo è stata un alternativa per molti, cerchiamo di ricordare come. Se non ci sono soldi facciamo buon uso della nostra intelligenza e facciamola diventare collaborazione autentica, fattiva: non risolveremo tutte le difficoltà ma almeno sarà un modo per tentare di marginare questa crisi nella speranza di poter rivedere un po’ di luce
Maria Carlo