Marilina Mucci per il Comitato NoTriv Sannio. Il Comitato NoTriv Sannio esprime forte preoccupazione per come diversi amministratori stanno affrontando il problema delle ricerche di idrocarburi nella nostra provincia. L’appello promosso dal professore Cicchella e dal comitato non ha ricevuto risposta da alcune amministrazioni locali e intanto il tempo passa e le procedure vanno avanti. Desta in noi stupore e perplessità il disinteresse degli amministratori che non hanno ritenuto di dover rispondere a dei cittadini preoccupati per il loro territorio preso di mira dalle lobby petrolifere, come non hanno ritenuto di dover amministrare con attenzione e competenza il bene comune. Non si possono considerare buoni amministratori coloro che dichiarano di non essere stati informati delle autorizzazioni richieste, scaricano la responsabilità su altri ma continuano a non attivarsi per impedire la devastazione dei nostri territori, nonostante da mesi varie associazioni e comitati li sollecitino ad intraprendere tutte le possibili azioni di contrasto.
Sono tre i progetti di ricerca già autorizzati dal Ministero dello Sviluppo Economico : Pietra Spaccata – Santa Croce – Nusco, ed un altro progetto denominato Case Capozzi è in attesa di autorizzazione.
La mobilitazione dei comitati ha sortito la tardiva presa di posizione di qualche sindaco e della Provincia, che ha finalmente annunciato di voler ricorrere al Tar ed incontrare i sindaci. Ci auguriamo che i sindaci latitanti rispondano perlomeno alle sollecitazioni della Provincia.
Alcuni amministratori hanno preferito incontrare la Delta Energy per farsi spiegare il progetto e le ricadute sul territorio! Invece di incontrare chi ha tutto l’interesse a minimizzare l’impatto economico e allettare con improbabili ritorni economici, non bastava semplicemente documentarsi su ciò che è successo e sta succedendo nella vicina Basilicata?
La Val D’Agri, che ha accettato di aderire a progetti di ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi del tutto analoghi a quelli proposti per il Sannio e l’Irpinia, negli ultimi tre decenni ha visto un forte aumento dell’emigrazione giovanile e della disoccupazione, un evidente degrado ambientale e un aumento delle patologie legate all’inquinamento del suolo e delle falde acquifere.
Non bisogna poi dimenticare l’impatto che un simile progetto potrebbe avere su una zona ad elevato rischio sismico.
Alcuni docenti e ricercatori dell’L’Università del Sannio ci hanno confermato i rischi geoambientali che correrebbe il nostro territorio derivanti sia delle indagini preliminari che da quelle più devastanti delle successive trivellazioni.
Il petrolio presente in Italia è scadente, in qualità ed in quantità, ed è difficile da estrarre perché posto in profondità. E’ saturo di impurità sulfuree che vanno eliminate il più vicino possibile ai punti estrattivi. Questo fa sì che ci sia bisogno di infrastrutture ad hoc: pozzi, centrali di desolforazione, oleodotti, strade, porti petroliferi, industrializzazione di aree che sono al momento quasi tutte agricole, boschive, turistiche. Non dimentichiamo gli abbondanti materiali di scarto prodotti dalle trivellazioni – tossici, difficili e costosi da smaltire – con tutti i business più o meno legali che ci girano attorno.
Nonostante le cementificazioni dei pozzi e l’utilizzo di materiale isolante negli oleodotti, tali strutture, con il passare degli anni, presentano cedimenti strutturali, anche lievi, dovuti al logorio, alle pressioni, allo stress meccanico, inquinando l’acqua del sottosuolo e danneggiando gli ecosistemi con elevati costi di ripristino.
Cosa importa allora sapere se sotto la nostra terra c’è oro nero? Dopo non ci sarà più nulla da fare: saremo invasi da cantieri, autobotti, tubature! La terra stessa sarà proprietà esclusiva delle compagnie petrolifere.
I sindaci sono la massima autorità locale di protezione sanitaria sul territorio: non possono accettare passivamente la distruzione dell’ambiente e della salute dei territori che amministrano.
La ricerca del petrolio e le trivellazioni rispondono ad una logica di sviluppo che si è manifestata fallimentare. La crisi che stiamo vivendo è la crisi di questo modello di sviluppo basato proprio sul petrolio e che ha distrutto risorse e diritti in nome del profitto di pochi. Il nostro territorio, pur martoriato e danneggiato, dovrebbe essere valorizzato per la sua vocazione agricola ed ambientale e promosso come modello alternativo. Questo e non altro dovrebbe essere a cuore dei nostri amministratori!
Noi vogliamo un altro modello di sviluppo, una valorizzazione dell’agricoltura e del paesaggio, la difesa delle risorse naturali e delle condizioni di vita, la sostenibilità. Non abbiamo bisogno del petrolio. Non abbiamo bisogno di “far durare per un altro decennio” questo modello ormai in crisi.
Ed abbiamo bisogno di più democrazia e diritti. Le comunità coinvolte non avrebbero il diritto di saper cosa si decide per il loro territorio e con quali prospettive? Quale dei sindaci interessati ha informato i propri cittadini su quanto sta avvenendo? C’è bisogno di maggiore coinvolgimento della popolazione e di azioni incisive per riuscire a contrastare la definitiva distruzione del nostro territorio.
Chiediamo pertanto ai sindaci di organizzare incontri con i cittadini ed i comitati per informarli, e di attivarsi per quanto di loro competenza, sgomberando il campo dagli equivoci e dai tatticismi, per bloccare le indagini preliminari richieste dalle compagnie petrolifere. Una volta ottenuta l’autorizzazione alle indagini preliminari, automaticamente si da’ loro il lasciapassare per le successive fasi esplorative ed estrattive.
E’ fondamentale, quindi , che i sindaci inviino le necessarie ed urgenti osservazioni alla Regione, ed appoggino il ricorso al Tar promesso dalla Provincia. Potrebbero anche di mostrare la loro reale volontà di opporsi con la convocazione dei rispettivi Consigli comunali, aperti alla cittadinanza, per promuovere ed approvare delibere che dichiarino la netta opposizione alla ricerca di idrocarburi sui loro territori e decidere quali iniziative intraprendere insieme ai loro cittadini.
Non vogliamo essere l’ennesimo territorio da depredare. Vogliamo preservare la nostra acqua, la nostra aria e, soprattutto, la nostra possibilità di uno sviluppo sostenibile, giusto, rispettoso dell’ambiente e delle persone. Se qualche sindaco è affascinato dallo sfruttamento dell’oro nero, se ne vada spontaneamente in Texas, prima che vi sia mandato di forza dai suoi cittadini.
Noi vogliamo il Sannio verde non nero!
Trovo che l’azione di informazione che il comitato No-Triv sta facendo sulle trivellazioni petrolifere sia molto utile, infatti ho partecipato ad un convegno organizzato Domenica dal Movimento 5 Stelle di San Giorgio del Sannio su Case Capozzi, quanto alla posizione della Provincia, mi pare che essa in campagna elettorale stia solo scaricando tutte le responsabilità sui Sindaci, quando mai abbiamo avuto nel Sannio una Provincia attenta al territorio? C’è proprio bisogno di tutti i Sindaci per fare ricorso al Tar, ricorso che la Provincia aveva già annunciato prima della fine dell’anno e per il quale mi pare siano scaduti i termini. Attenzione comitato No-Triv la Provincia che oggi scarica sui Sindaci domani potrebbe scaricare sul comitato o sui singoli cittadini, e appoggiare altri progetti di alto impatto ambientale a favore di altre multinazionali come quello della Centrale idroelettrica sostenuto dal comitato No-Luminosa del quale ho scritto in un mio intervento su questo sito “Provincia e Regione spennano i paperi sanniti”.