Amedeo Ceniccola  (Presidente circolo “B. Craxi” – Benevento) Da ben 13 anni le spoglie del Presidente Craxi riposano nel piccolo cimitero cristiano di Hammamet e a distanza di tanti anni dalla morte nessun amministratore locale ha avuto la forza di intitolare un luogo pubblico a Benedetto (Bettino) Craxi per onorare la memoria  di quel grande uomo di Stato che ha speso la sua vita per il bene dell’Italia.

Un grande  statista che per un quarto di secolo ha rappresentato la punta più avanzata  del socialismo riformista in Europa  e che per dirla con il quotidiano l’Unità del 1999 “…è stato tra i 5 o 6 personaggi che hanno fatto la storia d’Italia dal dopoguerra agli anni ‘90”.

Un grande  uomo di governo che nel 1984 con il cosiddetto “Decreto di San Valentino” aveva quasi azzerato l’inflazione, portandola dal 16% al 4%; che aveva portato l’Italia al quinto posto nell’economia del mondo con un tasso di sviluppo di circa il 3% annuo ed ottenuto per la prima (ed unica) volta il massimo di affidabilità da parte delle maggiori agenzie di “rating” internazionale che attribuirono all’Italia la valutazione massima, la cosiddetta  tripla A, portando in questo modo il nostro Paese nell’ aristocrazia dei paesi industrializzati; che aveva vinto la battaglia del terrorismo e che, pur convinto filo-americano, non s’era fatto umiliare da Reagan a Sigonella (in occasione del sequestro dell’Achille Lauro).

Un grande Presidente che arrivò  alla guida del Paese in un momento di grave crisi strutturale (quando nell’agosto del 1983 il Governo Craxi iniziò ad operare la produzione industriale era crollata del 7% e le quotazioni azionarie precipitavano, al punto che, solo pochi mesi prima, si era stati costretti ad un intervento assolutamente eccezionale: la sospensione per tre giorni dell’attività di Borsa per evitare un vero e proprio tracollo) e che al programma dell’austerità considerata come la sola via d’uscita dalla crisi seppe contrapporre la politica degli incentivi alla ripresa industriale per far uscire il Paese dalla recessione e dalla stagnazione.

Un grande modernizzatore che non esitò a far votare “si” ai socialisti quando si doveva decidere l’ingresso dell’Italia nello Sme (primo passo verso la moneta unica). In conclusione, per aiutare qualche governante a  trovare più facilmente la forza  per  abbattere il muro  della malafede  vale la pena ricordare che:

  1. Il 19 gennaio 2000 Bettino Craxi è morto ad Hammamet suscitando il cordoglio di tutto il mondo democratico e  il governo dell’epoca -presieduto dall’on. D’Alema-  propose di tributare a Craxi i funerali di Stato in Italia che la Legge prevede solamente per le più alte cariche istituzionali e per quelle personalità“che abbiano reso particolari servizi alla Patria, nonché per quei cittadini che abbiano illustrato la nazione italiana”. Non furono celebrati perché la famiglia Craxi si oppose!
  2. La Corte di Giustizia Europea dei diritti umani ha condannato lo Stato italiano per violazione dell’articolo 6 della Convenzione di Strasburgo sull’equo processo. In poche parole, la Corte europea ha sancito che i più elementari diritti e le regole del diritto furono violati pur di arrivare ad una condanna del leader socialista.
  3. Il Procuratore Capo del Tribunale di Milano Gerardo D’Ambrosio (oggi Senatore  del PD e prima con i DS) che condusse le indagini che portarono alla condanna del Presidente Craxi  è stato il primo a riconoscere che l’ex segretario del PSI non ha mai intascato soldi a titolo personale e in un’intervista al“Foglio” del 22 febbraio 1996 afferma: “…La molla di Bettino non era il suo arricchimento ma la politica” ed ha confermato in più occasioni che  Craxi aveva ragione quando affermava che tutto il sistema dei partiti della prima Repubblica si reggeva sul finanziamento illecito.
  4. La difesa della libertà dei popoli oppressi è stata per  Craxi una ragione di vita. Non ebbe paura di accusare le multinazionali per l’aiuto dato al golpe cileno di Pinochet, così come aiutò i socialisti portoghesi a combattere e vincere la dittatura di Salazar. Non ebbe d’altra parte alcuna remora nel denunciare con forza i regimi comunisti dell’Europa dell’Est e a impegnarsi nella difesa e nel sostegno economico del popolo palestinese. Tutti i perseguitati politici, prima o poi, sono arrivati  a Roma per incontrare e ricevere aiuto da Bettino Craxi: Sacharov, Pliusc, Havel, il povero Pelikan; Jacek Kuron, Walesa, Dubcek, Ricardo Lagos, mille e più espatriati cileni; gli intellettuali scampati a Fidel Castro, Yasser Arafat, Kaddumi, Nemer, Hammad.
  5. Craxi ha servito le ragioni della libertà, oltre ogni convenienza ed opportunità tanto che il suo epitaffio dice: “La mia libertà equivale alla mia vita”.

Ciò che desiderava per lui lo avrebbe voluto davvero per tutti. Anche per tutti coloro che ancora oggi, a distanza di tanti anni dalla sua morte, non riescono a liberarsi  dalla faziosità politica e non trovano il coraggio di intitolargli  almeno una via.

Benevento 19 gennaio 2013

 

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1 commento

  1. Ringrazio Amedeo Ceniccola per l’accorato ed appassionato ricordo di quello che è stato uno statista tra i più grandi della nostra storia repubblicana.
    Forte è il rimpianto per figure come quelle di Bettino Craxi, soprattutto se paragonate al vuoto attuale.

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