Carmine Sanzari. ( Coordinatore Provinciale del S.V.I. )In regione Campania, con presa d’atto dell’ordinanza del TAR n. 1635/2012, disposta a seguito di ricorso dell’associazione vittime della caccia, ha vietato anticipatamente la caccia alla beccaccia. Tengo a precisare che la beccaccia non’ha nulla a che vedere, con tutto il sacrosanto rispetto per le vittime di caccia a cui mi inchino e rivolgo alle famiglie tutte il mio cordoglio, circa il motivo di accoglimento e successivo provvedimento di divieto ritenuto fondato dal TAR Campania. Tale motivo del ricorso, intanto, sia con le teorie dell’ISPRA, poiché la stessa ISPRA, induce a sostenere che il nostro paese è indietro con i dati necessari a consentirne il prelievo, pur sapendo che è lei stessa ISPRA ad essere titolata dalla Commissione Europea ad avere tale compito, e cioè quello di fornire i dati necessari alla sue teorie, ci ha privati comunque del prelievo anticipatamente, convalidato con ritenuto legittimo motivo dal TAR, il quale fonda, il suo provvedimento di accoglimento del ricorso, proprio dall’orientamento dell’ISPRA che consigliava la chiusura della beccaccia al 31.12.2012, ancor prima che il calendario venatorio venisse approvato in C.T.F.V.R.. Inoltre, con l’ avallo dei giudicanti e, l’ inerzia delle Associazioni Venatorie presenti nel C.T.F.V.R. (Comitato Tecnico Faunistico Venatorio Regionale) unitamente alla stessa Regione Campania, manca per tempo, da sempre, quell’atto indispensabile anche in sede legale, per porre l’ISPRA davanti alle sue responsabilità e smontare l’impalcatura della sua teoria che dovrebbe essere invece corroborata da studi specifici in capo ad essa. Tutto ciò negativo, ha generato solo e soltanto infondati motivi di chiusura anticipata alla caccia alla beccaccia in solo danno ai cacciatori e, per ricordare, anche la pre-apertura a quaglie e tortore. Come tutti sappiamo, in altre Regioni Italiane la caccia alla beccaccia continua fino al 20 di gennaio c.m. e oltre, per non parlare poi della caccia negli stati membri che a breve faranno parte dell’U.E., dove, per esempio, per citarne una, in Bulgaria, la caccia alla beccaccia chiude il 20 di febbraio.
Prendendo lo spunto da questo ulteriore boccone amaro che, in aggiunta ad altri motivi pregressi, in danno della caccia in Campania, è giunta l’ora di cambiare rotta. La caccia, attualmente vista oggi come prelievo imperativo, sta portando tale legittima attività alla possibile fine. Il cambio di tendenza deve essere di natura concettuale, rivolta ad una apertura e consapevolezza che è necessaria, da subito, per una moderna gestione, quale ultima salvezza per scongiurarne la chiusura a molte specie migratrici che svernano nei nostri areali. Molto importante dovrà essere la gestione della produzione della selvaggina migratrice e soprattutto quella stanziale, che allo stato è ancora disattesa, andando contro gli interessi dei cacciatori, onorabili e puntuali contributori delle casse dello Stato e, con la fedina immacolata. La caccia dovrà essere moderna, perché è obbligata a fornire dati scientifici da parte dell’organo predisposto che è l’ISPRA, oltre che interessare l’opinione pubblica a cui si spieghino il suo legittimo esercizio. In sintesi, la caccia che è pura passione, dovrà essere esercitata in equilibrio con la natura in nome della sostenibilità fra prelievo e conservazione delle specie, e di questo molte percezioni in tal senso si avvertono nei cacciatori moderni. Una conduzione moderna ed etica quindi, così condotta, la caccia, assumerà un grande valore economico e, nello stesso tempo, garantirà sostenibilità che si tradurrà in futuro della caccia e dei cacciatori, oggi sotto la lente d’ingrandimento delle restrittive ma necessarie Normative Europee per la conservazione delle specie e degli habitat su cui tutti noi siamo chiamati al dovere.