Lorenzo Morone. Una diffusione di massa delle opere d’arte, garantita dalle riproduzioni, risponde a un’istanza di democrazia culturale formulata da Walter Benjamin e André Malraux. Un concetto che condivido e che mi fa pensare che nell’epoca della riproducibilità digitale dell’opera d’arte, la “copia” deve essere tutelata e valorizzata quanto l’originale. Realizzare poi riproduzioni di capolavori sparsi ai quattro angoli del mondo e riunirli tutti in una unica esposizione, rappresenta una operazione culturale di grande prestigio. Per dare a tutti la possibilità di vedere le riproduzioni a grandezza naturale di opere altrimenti impossibile da vedere in un unico sito ha dato luogo, da qualche anno, alla nascita delle cosiddette “ Mostre impossibili”.
Ed ecco allora che dopo la prima “Mostra impossibile” sul Caravaggio, realizzata a Salerno nel 2003, cui io, invitato, partecipai con stupore, mostra esportata poi nel mondo intero, da Chicago a Torino, da Santa Cruz a Catania, dopo le mostre su Raffaello a Palazzo Reale di Napoli e Leonardo a Castel S.Angelo a Roma, Cerreto ha voluto realizzare la sua “Mostra impossibile” all’interno del rinnovato Museo della ceramica cerretese. Una “Mostra impossibile” che vede esposte in un unico sito la riproduzione digitale ad altissima definizione, in formato reale, di dodici edicole che arricchiscono Maddaloni, Alvignano, Cusano, Amorosi etc.: è il territorio campano che viene a Cerreto. Un doppio sogno quindi si è materializzato: l’evento della Collezione Mazzacane, una sorta di novello Godot sempre annunciato e mai arrivato, e l’esposizione di alcune delle edicole realizzate da ceramisti cerretese e incastonati in fabbricati di tuttala Campania. Edin questa esposizione permanente, una autentica chicca che da sola vale una visita, anche perché molte edicole, nella realtà, o sono state scomposte e rimontate in modo “casuale”, o sono collocate ad altezza tale da non essere “godibili”, non può sfuggire la rappresentazione costante delle Anime purganti e della Madonna del Carmine. Perché?
Il Monte Carmelo, in Palestina, fin dal tempo dei Fenici (chiamati Filistei nella Sacra Bibbia) fu meta di anacoreti; lassù si ritirarono, dopo la morte di Gesù, alcuni cristiani aspiranti alla perfezione dei consigli evangelici e sul Carmelo dedicarono il primo Tempio alla Vergine che perciò si chiamò Madonna del Carmelo o del Carmine. Verso il 1150 finalmente i monaci si organizzarono a vita comune e si ebbero dei monasteri carmelitani che, col ritorno dei Crociati, si moltiplicarono anche in occidente. La tradizione racconta anche che alcuni monaci, fuggendo la persecuzione dei saraceni in Palestina, ripararono in Sicilia e a Napoli, portando con sé un’immagine della Madonna da essi venerata sul Monte Carmelo.
L’approvazione dell’Ordine fu concessa dal Papa Onorio III nel 1226.
A questo punto giova ricordare due fatti prodigiosi. Il 16 Luglio 1251 appariva la Vergine Santaa San Simone Stock che da qualche anno reggeva le sorti dell’Ordine inglese e, porgendogli lo Scapolare, l’indumento costituito da una lunga striscia di stoffa rettangolare provvista di cappuccio e ricadente sul petto e sul dorso quasi fino ai piedi, indossato originariamente per proteggere le vesti ordinarie durante il lavoro, gli diceva: “Prendi, o figlio dilettissimo, questo Scapolare del tuo Ordine, segno distintivo della mia Confraternita. Ecco un segno di salute, di salvezza nei pericoli, di alleanza e di pace con voi in sempiterno. Chi morrà vestito di questo abito, non soffrirà il fuoco eterno.”
Un secolo dopo l’apparizione a S. Simone Stock, la Vergine SS.del Carmine appariva al Pontefice Giovanni XXII e, dopo avergli raccomandato l’Ordine del Carmelo, gli prometteva di liberare i suoi confratelli dalle fiamme del Purgatorio il sabato successivo alla loro morte. Questa seconda promessa della Vergine porta il nome di Privilegio Sabatino che ha origine dalla Bolla Sabatina dello stesso Pontefice e datata in Avignone il 3 marzo 1322.
E’ chiaro allora il perché della presenza, in tantissime edicole, delle Anime Purganti e della Madonna che indossa, in forme ridotte, lo scapolare dei Carmelitani. La presenza dunque della Madonna del Carmelo, in tante edicole, costituisce una “Captatio benevolentiæ” , un “accattivarsi la simpatia” della Madonna per far raggiungere subito il Paradiso ai propri cari morti e “parcheggiati” nel Purgatorio.
Foto: Civitella – Edicola del 1839 raffigurante la Madonna del Carmelo, con il mini-scapolare tra le mani e le anime purganti. La versione digitale ad altissima risoluzione e retro illuminata è visibile nella sezione “Mostra impossibile” del Museo della Ceramica Cerretese.