Lettera aperta al direttore SallustiAmedeo Ceniccola. Caro Direttore, prima di tutto desidero esprimerle  tutta la mia solidarietà e, senza tirarla troppo per le lunghe, non esito a dire che la Sua condanna mi fa vergognare di essere italiano; nel contempo, sono qui per fare qualche riflessione sulla polemica che ha visto contrapposti l’on. Boccia ed il prof. Claudio Borghi Aquini riportata su “il Giornale” di mercoledì 12 settembre u.s. nella rubrica  “indiscreto a palazzo” e inerente un presunto l’aumento del tasso di interesse sui Bot nell’anno 1992 denunciato dall’on. Francesco Boccia -responsabile economico del PD- per dimostrare che l’uscita dall’euro sarebbe una sventura.

D’impeto mi è venuta voglia di mandare a quel paese l’on. Boccia; ma è stata solo la tentazione di un momento. Subito dopo ho pensato a quello che mi hanno sempre insegnato: la politica non si fa con i risentimenti. E per far parlare i fatti vale la pena ricordare cosa accadde nel 1992 prendendo a riferimento la rievocazione degli avvenimenti fatta da uno dei protagonisti di quel periodo, l’allora ministro Barucci con il libro  “L’isola italiana del tesoro”, titolo evocativo di furti a danno del popolo italiano. Un libro che toglie poche curiosità e ne lascia molte; soprattutto non dice chi ha trovato il tesoro! Ricordiamo la situazione ad inizio 1992: la parità di cambio nello SME erano considerate giustificate, senza sotto e sopra valutazioni, con accordi più o meno labili per mantenerle entro i limiti di oscillazione prefissati. Per quanto riguarda l’Italia, la bilancia commerciale era sostanzialmente equilibrata fra import ed export e le riserve valutarie erano di circa 34 miliardi di ECU a fine 1991 (52 mila miliardi di lire).Nell’estate 1992 iniziò una grande manovra finanziaria a danno della lira, dopo aver messo sotto scacco la Politica con l’avvio di quella falsa rivoluzione fatta passare sotto il nome di Mani Pulite. Date le condizioni esistenti di libera convertibilità era certo noto ai nostri governanti che tale manovra speculativa non poteva essere respinta soltanto operando sul mercato dei cambi con le disponibilità italiane, senza il sostegno illimitato da parte tedesca previsto dagli accordi SME. Sostegno evidentemente mancato, sia per il rifiuto da parte della Bundes Bank di rispettare tali accordi, sia perché la Germania avrebbe beneficiato della svalutazione. Dopo circa 2 due mesi di interventi sul mercato dei cambi (acquisto di lire contro marchi, dollari ecc…), il Presidente Amato dichiarava che la lira veniva svalutata “a favore dell’economia europea, anzi dell’intera comunità europea”. Cosa peraltro verissima, a patto di non includere il nostro paese fra quelli beneficiati. La svalutazione, inizialmente del 7%, diventava rapidamente del 25%, lasciando soltanto nei ricordi il marco a 750 lire ed il dollaro a 1200 lire. Resta da capire se la svalutazione fu decisa come scelta oppure in seguito a richiesta da parte tedesca.. In sostanza, se è stato un grave errore nell’azione di governo, oppure l’accettazione di una imposizione esterna. Subito dopo il 14.9.92, quella che era una calamità da evitare diventa cosa molto vantaggiosa per chi era in attesa di fare shopping sul mercato italiano a prezzi stracciati.

Le aziende italiane, “privatizzate” o private, diventano meno costose, con evidente grande vantaggio per i compratori, ma non per l’Italia. Per non parlare dei profitti realizzati dagli speculatori finanziari che speculavano al ribasso. Fra questi, sicuramente l’onnipotente Soros; ma forse non soltanto lui. Sarebbe interessante sapere quali operatori finanziari italiani abbiano allora speculato al ribasso, se soltanto per abile intuito o per informazioni opportune. Ma questa domanda è destinata a rimanere senza risposta e non sembra interessare all’on. Boccia (coniugato con l’on.  De Girolamo -capo assoluto del PdL sannita). E’ però possibile una valutazione approssimativa di quanto l’Italia finì col perdere per spalancare le porte alla cosiddetta seconda Repubblica animata dai vari Boccia, De Girolamo, Formichella, Fiorito, Penati, ecc. Un calcolo di massima, basato su dati statistici pubblici, stima che ben 14 mila miliardi di lire sono usciti dalle riserve valutarie dello Stato per migrare verso private casseforti. Le riserve valutarie sono poi state ricostituite, per mezzo della eccedenza nella bilancia commerciale (import – export), ma tuttavia al prezzo di svendita delle risorse nazionali. Possiamo quindi certamente, a distanza di 20 anni, concludere dicendo che quanto accaduto nell’estate/autunno 1992 è stata una operazione molto bene riuscita, nella grande manovra rivolta al saccheggio del nostro paese. Altro che aumento dei tassi di interesse sui Bot! Una grande operazione che ha colpito e danneggiato gravemente e forse irreparabilmente l’Italia.

Benevento 01 ottobre 2012                                                

Dott. Amedeo Ceniccola  Presidente Circolo “B. Craxi”

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