
Ho abitato al quadrivio per oltre 30 anni e non posso che solidarizzare con Carletto Franco e Alice Canelli di cui comprendo perfettamente l’esasperazione. Abitare in una zona ad alto inquinamento acustico è molto penalizzante ed ancora oggi mi fanno pena gli abitanti del centro della città dove vivo, vittime designate del rumore di fiere,concerti e festival, per non parlare di quelli del lungo mare assordati tutta l’estate dalla musica live o hi-fi dei vari localini che brulicano di gente fino alle 3 o alle 4 di notte. Le proteste degli interessati riempiono le cronache locali, le autorità amministrative emettono ordinanze, i vigili intervengono a campione per tacitare i decibel, ma è una battaglia perduta.
Tutti i centro città, da nord a sud, sono il naturale centro di aggregazione dove confluiscono gli abitanti della periferia e dell’interland per le più svariate occasioni festaiole. Al termine si sciama verso la propria tranquilla casetta rionale, mentre il centro resta lastricato da lattine, cestini di rifiuti traboccanti immondizia, tappeti di cicche, cartacce, bottiglie di birra rotte. Si torna a casa frastornati per la ressa, per il traffico inusuale, per il livello degli altoparlanti, per i rumors di fondo che inevitabilmente accompagnano ogni festa, paesana o cittadina che sia.
La fortuna di staccare la spina e tornare a casa non tocca però chi al centro ci abita sempre. Per questo suo “privilegio” ha un prezzo da pagare: infissi chiusi, doppi vetri, aria condizionata, assenza di quiete e di tranquillità (dopo la mia esperienza giovanile ho fatto di tutto per trovarmi una casa decentrata e silenziosa). A fronte di quanti possono scegliere di divertirsi o di stare a casa lui non sceglie. Lui subisce, sopporta, si rode il fegato e si rintrona le orecchie con i decibel esagerati che attirano i pendolari del divertimento.
A riprova di come il fenomeno possa essere vissuto sotto diverse prospettive lo si è visto qui in città quando un partito politico ha deciso di decentrare il suo annuale festival spostandolo dal centro alla periferia. Ci mancava poco che il rione “prescelto” facesse le barricate contro i quindici giorni di giostre, girotondi, musiche, altoparlanti, stand gastronomici e acri odori di wurstel e salsicce.
Non credo ci siano soluzioni. Non si può sperare nell’autocontrollo specialmente quando il gruppo diventa branco. Non si può sperare nell’intervento delle forze dell’ordine, insufficienti e demotivate ad intervenire perché consapevoli di poter essere irrise per la loro insufficienza numerica. Un’idea potrebbe essere il camper fisso del posto di polizia, ma evidentemente ci sono priorità più importanti.
A Bologna di notte Piazza Verdi diventa terra di nessuno e chi ha tentato di reagire con secchiate d’acqua dai balconi si è trovato sfondato il portone del palazzo e l’androne devastato. La mattina a terra c’è un mare di bottiglie e di bicchieri rotti mentre per molti clienti i servizi igienici durante la notte sono stati un optional a considerare lo stato dei muri e degli androni.
A Urbino ogni giovedi sera il centro città è nelle mani di migliaia di giovani che vi confluiscono anche dalle regioni vicine. E’ diventato un problema di ordine pubblico che le autorità tentano di arginare disponendo tra l’altro il divieto di vendita per asporto di bottiglie in vetro e divieto di abbandono delle medesime, sanzionate con 450 euro di multa. Ai titolari di pubblici esercizi, attività commerciali in sede fissa e attività artigianali ubicati nel centro storico e nelle immediate adiacenze, è vietata la vendita per asporto di bevande in contenitori di vetro dopo le ore 20 e fino alla chiusura. Fonti amiche dei vertici delle forze dell’ordine mi hanno confermato che si lascia correre, salvo i casi in cui lo scompiglio in centro assume proporzioni non più trascurabili, mentre gli urbinati doc fuggono verso le case di periferia.
A Roma c’è Piazza Santa Maria in Trastevere, uno degli angoli più belli di Roma, luogo cult della movida romana, invaso di notte da migliaia di giovani delle più svariate etnie che si divertono, ridono, urlano, bevono, si bucano. Non voglio immaginare cosa pensano i residenti.
Si potrebbe continuare con una carrellata infinita ma la cosa non consolerebbe i nostri Carletto ed Alice che dopo questi articoli dovranno continuare a convivere con il loro problema. Si potrebbe eccepire che la presenza di una Clinica dovrebbe rientrare automaticamente nella zona urbana protetta dai rumori, prevista per legge, ma c’è da chiedersi quale forte miopia programmatica abbia concesso a suo tempo l’autorizzazione a costruire una clinica davanti alle Terme, centro nevralgico della cittadina.
Relativamente ai bar ed ai pub diventa sempre più difficile contemperare le esigenze dei gestori dei locali pubblici con il diritto alla quiete pubblica del rione dove i locali sono situati o, ancor peggio, con l’analogo diritto a vivere in pace di chi abita nelle immediate vicinanze degli esercizi pubblici.
Un esempio viene da Bologna dove il Comune ha consentito una deroga all’orario di chiusura solo se l’esercente sottoscrive un accordo con il Comune con il quale si impegna a svolgere attività di informazione e prevenzione sugli effetti dell’alcool anche mediante cartelli e distribuzione di materiale informativo e ad adottare misure idonee a garantire che l’afflusso dei clienti o soci con costituisca ostacolo al passaggio dei pedoni e al traffico veicolare.L’esercente si deve poi impegnare a vigilare affinché i clienti non consumino bevande all’esterno dei locali ed evitino comportamenti pregiudizievoli alla quiete pubblica e privata, all’igiene e alla pubblica decenza. Un ulteriore impegno prevede l’installazione di servizi igienici aggiuntivi. Il provvedimento non poteva che essere impugnato al TAR che comunque ha dato ragione al Comune perchè ha ritenuto che il contemperamento delle esigenze commerciali con quelle attinenti alla salute e alla quiete pubblica è previsto in generale dall’art. 50, comma 7, del D. Lgs. 267/2000 (orario di apertura disposto dai sindaci) e dagli artt. 11 e 12 del D. Lgs 114/98 per il commercio (orario di apertura determinato dagli esercenti in una fascia oraria massima) e discende dalla necessità che il libero svolgimento delle attività imprenditoriali (art. 41 cost.) trovi un limite nella tutela dei diritti che sono anch’essi costituzionalmente garantiti, come appunto il diritto alla salute dei residenti nelle vicinanze dei pubblici esercizi.
Il cerchio si chiude. Se si dovesse estendere anche ad altre città un tale principio, la possibilità che lo si possa far rispettare sarebbe limitata naturalmente ai gestori dei locali e non alle comitive che migrerebbero altrove. Ma un tale rigore, in un piccolo centro, non sarebbe inquinato da interessi elettorali, rapporti amicali e asserite insufficienze di risorse umane?
Aldo Maturo 1017 letture al 31/12/2012
Caro Aldo, è da molto che non ci sentiamo; mi hai stimolato a riesumare il primo articolo del primo giorno di ViviTelese. 18 luglio 2001, questo il testo:
ROMBI NOTTURNI SUL VIALE – 18-07-01 – G. Forgione
Con i mesi estivi ritorna, ogni anno, la moda di “sgommare” con forti accelerate su motociclette di ogni tipo. Il vezzo di “rombare” è quasi innato nei motociclisti ed il piacere nel farlo cancella in un attimo tutte le responsabilità degli autori “rumoristi”. Le conseguenze stressanti che tali azioni provocano nella popolazione, sono pesanti e finora taciute. Le chiamate al 113 si moltiplicano ma c’è poco da fare. Il vizio, è più forte dei rischi a cui va incontro il motociclista.
E se vogliamo proprio dirla tutta, i rischi sono quasi nulli; non si spiega, infatti, come, negli ultimi anni, la moda delle corse notturne è cresciuta. Gli orari sono sempre gli stessi da ormai un decennio. Tra l’una di notte e le tre, il raduno senza che nessuno l’abbia convocato è quotidiano. Bastano tre o quattro moto di quelle senza silenziatori e la notte è rovinata. Presumo, ma non ne sono certo, che in questa fascia oraria le volanti non ci siano a Telese. Il rumore terrificante si sente almeno nel raggio di un chilometro e quindi, se le corse si ripetono ogni notte, per deduzione, la forze dell’ordine sono altrove.
In verità, le stesse moto circolano anche di giorno a qualsiasi orario e con lo stesso rumore; di giorno si notano di meno perché si confondono ad altri rumori. Diventano insopportabili nel dopo pranzo e dopo l’una di notte. Non conosco la normativa di circolazione e non so se esiste un sistema di misurazione delle marmitte truccate. Il rilevatore di decibel che ho in casa, mio figlio di 11 mesi, che dorme normalmente con radio e lavatrice accesa, non resiste al frastuono delle moto ed in piena notte comincia il calvario per farlo riaddormentare. A parte i miei problemi personali, i titolari dell’albergo Miriam in piazza Minieri mi hanno raccontato il disappunto di molti clienti che hanno lasciato anticipatamente l’albergo “sbattendo la porta” e promettendo che mai più alloggeranno a Telese.
Mi chiedo e vi chiedo, a chi tocca riportare la vita ad un grado di vivibilità accettabile? Perché si lasciano agire indisturbati questi “incivili” che, per il piacere personale (di UNO) rovinano la vita di tanti (MILLE e più)?
Mi piacerebbe sapere, ad esempio, dai tutori dell’ordine pubblico quali sono i controlli per impedire la circolazione di mezzi non omologati
Così fan tutti, che ci vuoi fare, dobbiamo sopportare; queste frasi non le condivido. Per assurdo, posso condividere la guida spericolata degli automobilisti a Napoli, perché quella è la regola per TUTTI. Qui invece si parla della regola di POCHI, che rompono i timpani al 95% della popolazione.
Ad Aldo e Giovanni faccio una semplice domanda: i ragazzi, durante le vacanze estive, di sabato sera soprattutto hanno altri luoghi dove andare a sfogare la loro esuberanza?. Chiedo risposta scritta.
Giovanni, riguardo i rombi vengono sparati anche a via Manzoni e ti comprendo: sono intollerabili.
Ezio
Aldo! Bellissimo il giornale del luglio 1966 che mi hai mandato! In pratica ti lamentavi allo stesso modo per lo stesso problema. 1966, 2001, 2012. Stessi problemi e nessuna soluzione. Con un po’ di saggezza in più possiamo affermare che è bello e giusto che i giovani facciano “ammuina” e che si divertano (in modo salutare e senza rompere niente). Il contrasto è che il luogo del chiasso coincide con quello del riposo e della tranquillità di altri. Insomma due destinazioni d’uso diverse nello stesso posto. Clinica e 2 hotel convivono con bar/discoteca e punto d’incontro dei giovani. Tutti hanno diritto di fare il proprio lavoro. Una matassa difficile da sbrogliare…
Ezio poni una domanda e chiedi risposta scritta, manco fossi tu un parlamentare e io il Ministro del Turismo. Rispondo invece perché ci conosciamo da oltre …anta anni anche se non ci vediamo da 30 e passi. Che dirti, non ho molto da aggiungere. Ho solo cercato di scrivere che quello del rumore nei posti soprattutto centrali delle città o dei paesi è un problema irrisolvibile perché è difficile se non impossibile contemperare le esigenze dei gestori di certi locali pubblici con l’analogo diritto a vivere in pace di chi abita nelle immediate vicinanze. E’ anche vero che non sempre la colpa è del pub più alla moda perché le comitive di ragazzi spesso migrano da un posto all’altro delle città facendo la fortuna/sfortuna di un locale o di una piazzetta per scelte imperscrutabili. Questo non significa che non si possa capire e comprendere l’amarezza o la rabbia di chi ha la sfortuna di partecipare alla baldoria forzatamente soltanto perché abita in una certa zona o perché vicino gli hanno aperto un bar-pub estivo con gli altoparlanti sparati al massimo fino alle ore piccole. In Romagna hanno scelto di costruire le più grandi discoteche in periferia, a Riccione c’è la collina delle discoteche circondate da ville, ma anche se passi davanti a quelle più centrali di Rimini o di Riccione non senti nulla o solo un rumore cupo di fondo. Probabilmente il Comune ha preteso una rigorosa insonorizzazione perché loro hanno una sacra cultura del turismo e non farebbero niente per distruggerlo o per perdere il primato europeo di “divertimentificio”. Certo, chi abita in un centro città, per scelta o per eredità, non può pretendere di sentire le cicale. Tolleranza, pazienza, rispetto reciproco. Facile a dirsi più che ad ottenersi. E’ noto che il rumore di giorno e di notte ti cambia la vita, ti esaspera e il livello di sopportazione si abbassa ogni giorno di più. Di questo si parla periodicamente sulle cronache locali dei giornali, di questo parlavo ieri pomeriggio con il mio fioraio che non riesce a dormire prima delle due di notte, di questo parlavo nel 1966, per Telese, in un articolo sul Messaggio d’Oggi. E’ un problema di sempre e non credo che lo Stato ha schiere di poliziotti da dedicare a questa lotta. Riferendoti al post di Giovanni hai condiviso che i rombi notturni – per rombi lui intendeva quello di motorini ed auto dalle marmitte scassate – sono intollerabili. Sono sicuro che se in Via Manzoni aprissero una bella discoteca all’aperto saresti meno comprensivo. E avresti ragione anche tu.
Aldo, prendi le cose troppo sul serio. Era un modo di dire. Ciao, con affetto.
Caro Ezio,
le due parti in causa, giovani rumorosi e adulti in cerca di quiete, vedono il mondo da due punti di vista diversi, ed hanno esigenze diverse. Il volere appagare i propri desideri è un diritto lecito se non si fa danno ad altri. Se fossi arbitro unico e dovessi decidere in pochi secondi farei vincere la causa agli adulti perché loro per raggiungere il proprio obiettivo (la quiete turistica) non devono fare danni evidenti. Oltre ai diritti delle due parti, entrano in gioco anche gli interessi commerciali degli esercizi che fanno il proprio il lavoro. Mandare i giovani a fare baldoria altrove è utopia perché è sacra la libertà di trascorrere il tempo dove piace. Le scelte urbanistiche di Rimini di cui parlava Aldo riguardano realtà evolute dal punto di vista turistico.
Ezio permettimi di uscire fuori tema (ma non troppo) per scrivere di vivibilità e turismo nel nostro amato paesino: Telese oltre a non essere di quelle realtà consolidate di cui scriveva Aldo, dovrebbe muovere i primi passi nell’accoglienza turistica modificando radicalmente l’atteggiamento poco ospitale anche nel quotidiano. Due esempi su mille:
1.tutte le aiuole di tutti gli alberi di Telese sono corredate da escrementi di cani “civili”accompagnati dai propri padroni nella passeggiata mattutina o pomeridiana; la prima volta che vedrò o saprò di un padrone di cane che raccoglie gli escrementi con paletta e sacchetto darò l’annuncio su questo sito.
2.gli attraversamenti pedonali sono paragonabili a passaggi a livello della ferrovia nel senso che per attraversarli bisogna fare in fretta per evitare che il treno di auto ti metta sotto; ho visto scene raccapriccianti come quella di un anziano con bastone all’uscita della clinica San Francesco che per attraversare la strada sulle strisce pedonali ha dovuto chiedere il favore alle auto di fermarsi.
Il pedone nei luoghi turistici dovrebbe essere un re da rispettare. Ne dobbiamo fare molta di strada per invogliare un turista a venire spontaneamente.
Caro Giovanni, a questo punto non resta che chiedersi a chi dobbiamo tanta grazia. Scrivi cose indegne di un paese civile.