Pietro Quercia. Siamo tutti colpevoli, nessuno escluso. Abbiamo lasciato che gli eventi precipitassero nel caos; abbiamo guardato impassibili allo sviluppo edilizio non pensando alle devastanti conseguenze ma credendo in uno sviluppo economico che non poteva verificarsi; abbiamo lasciato cadere le iniziative dei singoli pensando che fossero esagerazioni tendenti a creare allarmismo o rivolte ad avversari politici per denigrarli; abbiamo lasciato che la piaga diventasse purulenta ed ora in rischio di cancrena.
Il voler fare oggi i nomi dei responsabili non risolve il problema, tutto passa in secondo ordine: siamo in una fase di emergenza e mi appello agli amministratori tutti (di maggioranza e di minoranza), ai cittadini della Valle, alle Forze dell’Ordine operanti in Telese e nei paesi viciniori affinché la delinquenza vada fuori da questa Valle a curare i loro sporchi affari.
Di tutto è successo in questo ultimo quarto di secolo: dal tentativo di mimetizzazione con la richiesta di un presidio della Polstrada agli enigmatici manifesti affissi dopo una vittoria elettorale. No, Telese non è il paese di tutti, Telese è il paese delle persone oneste attratte dalla chimera di sudati guadagni, ma non è e non sarà mai il paese della camorra.
In quegli anni ’80 eravamo, noi del M.S.I., considerati i “Cassandra” della politica locale, ma nessuno di noi avrebbe voluto avere il dono della preveggenza.
Riporto INTEGRALMENTE il contenuto di un manifesto e di un volantino stampato il giorno 11 marzo 1989 dalla sezione del M.S.I. Di Telese:
MISURE DI SICUREZZA…
La voce del padrone (leggi “il Mattino di giovedì 9 marzo 1989), sotto un titolo a tre colonne con riquadro, pubblica un articolo dove il nostro amato Sindaco (D’Occhio n.d.r.) si preoccupa per l’espansione della criminalità organizzata anche nella Valle Telesina e, per fronteggiarla, chiede l’istituzione a Telese di un presidio della Polstrada.
Se l’amato Sindaco (D’Occhio n.d.r.) ci permette gli vorremmo ricordare che:
La malavita penetra e prospera dove intreccia affari con il potere politico, le istituzioni corrotte e dove si pratica l’omertà;
La malavita arriva e prospera dove al “politico” subentra l’ “affare”, dove gli atti amministrativi e di governo sono quasi sempre viziati da illegittimità e da illegalità e dove questa illegittimità e illegalità viene spalleggiata e coperta da organismi deviati e complici dello Stato;
Chiediamo al sindaco (D’Occhio n.d.r.) di uscire dalle fumisterie e di fare un esame di coscienza su come si è amministrato a Telese in questi 4 anni ; su come si sono gestiti e condotti i più importanti atti amministrativi; su come sono state espletate le gare di appalto (dove sono le imprese di Telese?); su come si è gestito il P.R.G.
NON C’E’ RISCHIO, CARO SINDACO, CHE LA MOSCA SIA GIA’ NELLA TELA DEL RAGNO?
A nostro avviso, la malavita si tiene lontana dalla Valle Telesina non già con un presidio della Polstrada (che sia pure benvenuto!) ma tenendo lontane dalla cosa pubblica le amicizie pericolose; amministrando con trasparenza e con spirito di servizio; vivendo una cristianità di “sostanza”; non nascondendo gli atti amministrativi ambigui di cui ci si vergogna, ma invitando la gente a partecipare e a “controllare”; non avversando i giornali non allineati, ma favorendo l’informazione di contro-potere come atto di vigilanza e di salvaguardia della libertà di tutti.
La malavita penetra dove trova individui assetati di potere, decisi ad arricchirsi subito ed a ogni costo:
tanto anche se sedicenti cattolico-praticanti;
tanto anche se si istituisse una Questura per ogni paese della Valle Telesina.
Telese, 11 marzo 1989
Mi auguro di leggere tanti interventi sull’argomento, intanto stringo in un forte abbraccio l’imprenditore coraggioso e vorrei dargli la certezza che migliaia di cittadini, che tutti i cittadini della Valle sono con lui.
A Gianluca Aceto dico di non aver sbagliato nel riporre la mia stima in lui.
Cercavo l’uomo che avesse il coraggio di ripubblicare questo manifesto che è soltanto una delle tante denunce fatte dai ‘fascisti’, quando si faceva sul serio. Anche allora sorrisini e tutti zitti, come se non fossero state cose serie.
Grazie Pietro.
e.e.
Caro Ezio, è stato Gianluca Aceto a spingermi a riportare il testo del nostro manifesto che ho tra i documenti insieme all’articolo a tre colonne. L’ho fatto non per condividere, insieme a Gianluca, i meriti di averne parlato e di esserci battuti, ma per dividere con lui i demeriti di essere stati poco credibili con i cittadini. Proprio come Cassandra che non riuscì a convincere il re Priamo a non fare entrare in Troia il Cavallo di legno.
Ti saluto.
Pietro Quercia.
Tempo fa un amico mi ha detto così: “gli uomini liberi si incontrano sempre”.
Grazie a voi e alle vostre battaglie.
Gianluca te lo giuro, prima di pranzo ho scritto solo il cappello di un prossimo articolo e poi dirò BASTA.
Mi sono fermato perché non trovavo le parole per dare solo l’idea dell’ebbrezza che si prova nel poter pensare ad alta voce, “da uomo libero”.
Gianluca, sono consapevole delle mie enormi lacune, non ho mai avuto ambizioni nemmeno di poter un domani essere soltanto chiamato a rappresentare una lista: avrei detto: “grazie, ma non ho il dono della parola”.
Ciò che ho scritto in questi mesi è dovuto soltanto al profondo amore che nutro per questo Paese. Non ci vuole molto per vivere tranquilli, basta che le cose vadano nella legalità ed anche la camorra si terrà lontana. Certo, ora è più difficile ma nulla è impossibile: basta la buona volontà.
Non voglio stancarti Gianluca. Forse riuscirò meglio ad esprimermi davanti ad una tela. Sai? E’ bello sentirsi dire: “cosa hai voluto dire?” Niente, ciò che ci leggi.
Ti ringrazio Gianluca e ti abbraccio: sei proprio un bravo ragazzo.
Pietro Quercia.
Ringrazio Pietro per aver ripubblicato questo manifesto. Non sono d’accordo sui demeriti per essere stati poco credibili con i cittadini. Diciamo che in questi anni non c’è stato peggior sordo di chi non ha voluto sentire….I cittadini che hanno venduto la propria terra al cemento della camorra con il benestare delle amministrazioni D’Occhio si sono fatti accecare dal miraggio di una facile rendita immaginando Telese quasi come il Principato di Monaco. Si è pensato ad un effimero guadagno personale a scapito del bene comune costituito dalla vivibilità e dalla legalità. Ancora oggi è difficile far capire al proprietario di un pezzo di terra che paradossalmente, nel tempo, ci guadagna di più se costruisce 8 appartamenti dove se ne potrebbero costruire 10. Invece qualcuno ha avvalorato la tesi che sarebbe stato più vantaggioso costruirne 30. I risultati di questo modo di agire sono sotto gli occhi di tutti: infiltrazioni camorristiche dimostrate dagli atti giudiziari, territorio devastato da palazzacci nei quali non c’è neanche una maniglia acquistata sul territorio, appartamenti vuoti e invenduti (per fortuna). Occorre che menti sgombre da interessi personali comprendano che l’edilizia porta sviluppo solo se crea territori vivibili ed esteticamente attraenti.
In questo modo si concilierebbe anche il legittimo interesse privato. Chi ha venduto la terra al costruttore napoletano o casertano di turno ha intascato la proprietà di qualche appartamento ma ha costretto i suoi figli a fare i conti con un territorio che si è arricchito solo degli interessi di qualche clan (e in più spesso quegli appartamenti non è riuscito neanche a fittarli). Quando ho posto questi argomenti al mio avversario politico di turno mi sono sempre sentito rispondere: “…..vabbè ma se tu avessi la terra che faresti……”. Ecco è proprio questo il problema. Compito di un amministratore onesto è predisporre regole affinché l’interesse privato dei cittadini si integri e non sia in contrasto con l’interesse pubblico. Anche rimettendoci qualcosa in termini di consenso.
gennaro_s
Ho 26 anni e non è un mistero, ma se mi trovo a ringraziare su queste “pagine”, Persone (da notare la maiuscola) come Pietro Quercia e Gianluca Aceto, è per il motivo che mi trovo perfettamente concorde con voi, amici. Condivido e sono assolutamente delle stesse idee di Gennaro. Di telesini “venduti” o di venditori di Telese, ne abbiamo a iosa, forse, la nostra cittadina e sottolineo Nostra, non merita loro. Qualcuno mi spieghi il perchè, un lauto pranzo, si debba accompagnare a materia inorganica. Telese è stata violentata, dai suoi stessi cittadini, che, al posto di generare nuovo lavoro in quelle terre di proprietà, si è preferita la strada finalmente fallita, del diventare palazzinari. Mi chiedo, con spirito introspettivo, quanti giovani potrebbero lavorare qui a Telese, grazie agli studi da loro svolti, al posto di rimirare con disprezzo, cumuli di cemento inabitati. Da futuro consulente aziendale, affermo che in pochi hanno avuto lungimiranza, tra quei pochi, chi ha usato le proprietà per creare nuove forze lavoro ed eccellenze imprenditoriali. Se Telese rimane ancora una realtà vuota, è grazie a quelle menti non lungimiranti, che hanno sfamato malavita e lacchè, spero che sempre più giovani si sveglino e capiscano dove e su chi puntare il dito delle indignazioni sociali. Potremo anche parlare di telesini ancora meno imprenditori, che concedono i loro beni a sciacalli, in grado di peggiorare solo, una realtà che invece va migliorata; sciacalli che in nome del solo interesse personale, poco sono propensi ad azioni legali, spesso sono solo cimici che se schiacciate emanano il cattivo odore della loro coscienza. Molti credono che un imprenditore vincente sia quello con più soldi, anche la Fiat produce altrove, lasciando a secco il popolo italiano, mentre esistono imprenditori, invece, benedetti dai loro operai, che scelgono di far lavorare e guadagnare le famiglie dei loro dipendenti; questi ultimi imprenditori sono quelli che si suicidano per le cartelle esattoriali di Equitalia, i migliori se ne vanno, i peggiori, ahimè, restano e vivono a lungo. In questi casi, lunga vita al nemico per permettergli di assistere alla mia vittoria, almeno, chi gioca pulito, può dormire sonni tranquilli, immune da visite di pubblici ufficiali.
In fede,
Antonio Castellitto.
Com’è inspiegabile quel qualcosa che, da dentro, ti suggerisce: ” a quel ragazzo devi volergli bene”. Se da subito ho provato questo sentimento, tu non mi deludi.
Antonio, non si arriverà mai al raggiungimento del benessere sociale se coloro che sono chiamati a formare una lista e domani ad amministrare vengono dai burattinai pesati con solo i presunti voti in tasca. Ma il tema meriterebbe una lunga stesura.
Suggerimenti importanti, in merito, possono giungere da un sito come Vivitelese che riesce a mettere a nudo l’animo umano.
Ringrazio ed abbraccio te e Gennaro.
Pietro Quercia.
Purtroppo per me temo di essere diventata una cultrice di questo pezzo di storia della criminalità: la guerra della Camorra degli anni 80…è tutto lì il passaggio, diventa attività criminale da giacca cravatta e perbenismo imperante! Attività politica imprenditoriale e da grandi signore Napoletane, mogli di! Lia Buono
La Camorra, si scongiura evitandola come la peste, ovunque. A Telese, in troppi continuano a banchettare, sia con colletti bianchi, sia con imprenditori che dovrebbero essere processati dal tribunale più sincero della Società Civile. Parlando di Napoli ed anni 80, mi vien voglia di rievocare una figura tipica della Napoli di quegli anni: lo scugnizzo Nino D’Angelo. Il cantante partenopeo, è stato, secondo il mio modesto parere, quanto di peggio si sia avuto nel campo melodico nazionale, per la pochezza nei testi ed il degrado ambientale della Napoli degli anni 80, fino a quando, ha composto e scritto una canzone che è una delle mie preferite nel panorama musicale italiano. La vorrei dedicare tanto a chi, grazie a Telese, telesino o non, ha fatto fortuna, rammentando i debiti del nostro Comune verso gli istituti di credito, oltre al fatto di aver fatto di una cittadina a forte vocazione turistica, un paesello-dormitorio. Qualcuno ha visto in Telese il disperato ultimo tentativo di far fortuna, complimenti, il vostro “fine che giustifica i mezzi” vi ha dato ragione, solo con “venditori di terreni familiari” altamente qualificati come “affaristi opportunisti”, ce l’avete fatta, un plauso amaro che vi va tributato. Voi vi sarete anche arricchiti, ma se non fosse stato per quei venditori, ora, non riuscireste a sfamare i vostri stomaci.
Voglio ridere, però, quando, i vostri nomi usciranno ancora sulle testate giornalistiche, un pò di Giustizia sarà rimasta ancora, e voglio credere che quei venditori, sentiranno il brivido della loro coscienza, per essersi impoveriti dando peso alle promesse. Sarà lì che gli onesti fino alla fine, potranno ridere di gusto.
P.S: se si fossero costruite aziende in grado di dare lavoro e “far mangiare”, probabilmente, molti affaristi, non piangerebbero sul latte versato…
“Io aspettavo a te
crescevo dint’ o sanghe
a’ musica vullente
te bruciavo a dinto
e tenive a me
comm’ultima speranza
me sentive ‘n cuollo
dint’ a tutte ‘e panne
Vita mia
mo’ volo ‘nzieme a te
‘n copp’ o’ tiempo
ca resta int’a faccia
mettimmecce a ridere”
http://www.youtube.com/watch?v=00wR-nWA5Qg
Caro Pietro, da onesto cittadino non posso che sostenere e condividere il tuo coraggioso slancio, e credo che tutti i cittadini parimenti onesti di Telese Terme dovrebbero farlo