Pietro Quercia. Prima di introdurre un argomento che ritengo importante per il futuro di Telese, sento di dover esternare una mia amara riflessione sull’andamento del Consiglio comunale del giorno 21 u.s. Non è mio intento muovere critiche o ergermi ad insegnante di “cotichelle”, come dice un amico, ma semplicemente rivolgere, a coloro che sono chiamati ad un ruolo importante qual’è quello dell’ opposizione, un monito affinché evitino sproloqui e sorrisetti ironici tanto fastidiosi per coloro che assistono, anche perché non belli da vedere come può essere un “sorriso Durbans”.
Ricordo poi che i numeri sono numeri e basta. Sono freddi e non possono essere indecifrabili. Ed ancora: i mutui contratti per il passato, come tutti sanno, sono titoli onerosi. Il richiedente dovrà far fronte al pagamento delle rate di restituzione, alle quali verrà associato il costo del danaro: gli interessi. Rappresentano quindi delle passività di bilancio, tante, troppe passività che rendono insignificante l’apprezzabile gesto di coloro che hanno rinunziato alla legittima indennità (io non l’avrei fatto).
Dopo la breve divagazione invito i lettori a riflettere sugli ammonimenti di Luigi Riccardi, ma con animo sgombro da remore nel guardare indietro. Almirante così si espresse nel 1984 nell’incontro tenutosi nelle terme in occasione del 50° anniversario dell’autonomia amministrativa di Telese: “… quando mi riferisco ai momenti magici della storia d’Italia non lo faccio per invitarvi ad una cura di torcicollismo, non lo faccio perché i giovani siano abituati a guardare indietro, lo faccio perché un grande prosatore,il più grande prosatore italiano, Alessandro Manzoni, mi ha insegnato, come egli diceva e scriveva, che il buon marciatore non è colui che cammina guardando in avanti, ma è colui che cammina in avanti guardando in avanti ma ogni tanto voltandosi indietro per misurare il cammino percorso e per controllarne la esatta direzione…”.
Già mi è capitato di rivolgermi, su questo sito, alla storia telesina e richiamare l’ avv. Luigi Riccardi che tanti scritti ci ha tramandato in difesa di Telese seppure fosse nato a Solopaca. A lui si rivolgevano i giovani telesini per consigli che riguardavano il maltrattamento ed usurpazione di Telese dai paesi viciniori ed egli dette ai telesini “L’ ORA DI TELESE”, un opuscolo datato 1923. In esso si legge:
“Occhio alle ditte
Case, e poi case.
Abbiamo innanzi tutto, bisogno di case economiche, e di molte, per fare affluire tra noi la mano d’ opera. Questa non viene perché non ha dove abitare, e, quando viene, è data in maggioranza da gente randagia che vale poco, produce scarsamente e male, e si fa pagare assai.
Se vi è una Ditta che vuole costruire case in Telese, e chiede il favore e qualche sacrifizio nostro, occorre stabilire bene, e prima, questo: se essa vuole costruire case operaie oltre che villini, sia la ben venuta ed abbia parte di quel suolo che io feci sciogliere dal vincolo demaniale, pel bene dei telesini: se no, se lo procuri ove lo trova, lo paghi quello che costa, e lasci il nostro a noi, ché non può essere lontano il giorno in cui potremo e sapremo utilizzarlo a modo nostro e per i veri bisogni nostri.
Problemi più urgenti
Occorre stare un po’ più attenti con le Ditte che dicono di volere arricchire Telese. Perché meglio è logorarsi la vita in povertà onorata che avere in casa amici falsi o sfruttatori………”.
All’ epoca non esisteva la mafia e la ‘ndrangheta ma il cosiddetto “uomo d’onore” e quando questo tentò di allungare la “mano nera”, quel “regime tiranno” inviò a Palermo, nel 1929, un uomo solo, il “Prefetto di ferro” Mori, che costrinse i più ad imbarcarsi per le Americhe.
Non esisteva la camorra, ma solo il “guappo di quartiere” simile al “bullo” romano ed entrambi simili al clown da circo. Si curava il contrabbando delle sigarette, non esisteva la droga, né i grossi appalti, non si smuovevano montagne di danaro in grado di corrompere banchieri, magistrati ed uomini politici, e, con tali mezzi, la famelica “piovra” ha attanagliato l’ Italia e, con essa, Telese.
Non si è badato più alle Ditte: le nostre sono fallite, perché sono in difficoltà anche le famiglie con doppio reddito di cui uno serviva a contrarre il mutuo per la casa. Telese è stata invasa da Ditte casertane e napoletane che investono nell’ edilizia il danaro sporco, il danaro sporco di sangue e dell’ intelletto dei nostri giovani.
E non costruiscono casette o villette bensì palazzacci enormi ed esteticamente brutti. Non si servono di manodopera locale che impegnava decine e decine dei nostri room da sempre cittadini di Telese.
Qualche anno fa ebbi, sull’ argomento, uno scambio di vedute con Umberto Cazzulo perché questo difendeva il suo ex Sindaco e lo riteneva un benefattore perché aveva fatto sì che il contadino che prima possedeva un moggio di terreno in Telese ora è proprietario di due, tre appartamenti: non voglio occupare neppure un rigo per commentare una simile assurda teoria. Lo scorso anno tentai una ricognizione dei palazzacci ultimati e da ultimare, degli appartamenti in vendita e da locare e rimasi sbalordito. Quest’ anno, con profondo rammarico, ho registrato l’inizio di costruzione di nuove “caserme”, di altri fabbricati che fiancheggiano e raddoppiano la volumetria dell’ esistente costruito di recente, di sopraelevazioni sempre su fabbricati recenti. Non mi lascio neppure sfiorare dal pensiero che possa trattarsi, come per il passato, di avidità di danaro ma di una insufficiente determinazione si.
La determinazione a dire basta non deve essere una iniziativa del comune di Telese (o di un singolo assessore del comune di Telese) ma, come già è successo di recente, i Comuni della Valle Telesina dovrebbero consorziarsi e combattere insieme la criminalità organizzata che da tempo ha radicato sul nostro meraviglioso suolo.
L’ unione dei Comuni della Valle, il sogno male interpretato dai più di riportare in vita l’ amata Telesia, il PUC da adottare, darà l’ occasione ad altro “movimento terra” e, di conseguenza, alla calata di altri barbari. Non sarebbe piuttosto il caso di stabilire spazi per giardini, parchi gioco, opere pubbliche e, perché no, del tanto discusso Polo scolastico in attesa di tempi migliori per il finanziamento?
Pietro Quercia
Grazie amico Antonio, ho voluto farlo non con un messaggio privato.
Non mi aspettavo una sufficiente valutazione dell’ articolo ma vorrei capire se non è piaciuto che abbia detto che qualcuno non ha il “sorriso Durbans” o perché abbia asserito che nella nostra Telese c’è “camorra”.
Quando fu affisso il manifesto “ORA SIAMO LA TELESE DI TUTTI” non hai pensato che si sia voluto ufficializzare anche la presenza della camorra?
Un forte abbraccio.
Pietro Quercia