
Filomena Rita Di Mezza. I drappeggi delle vesti, delle tende, dei sipari creati da Rao fanno ancora sentire il loro fruscio, mentre ascolto il ricordo dei suoi amici i quali, in occasione ad esempio del Carnevale, venivano trasformati, per qualche ora, negli eterei ed aristocratici figuranti di una pittura visionaria, antica e moderna, esuberante e delicata, provocatoria e romantica.
Pare che Rao fosse sempre esigente nelle sue creazioni, anche quando imperava la fretta, lo scherzo, la tendenza a rilassarsi che ogni clima di festa sa istigare.
Ma l’arte, si sa, quella vera, ha per natura di volersi staccare dal contingente. Come certi palloncini è destinata a scappare dalle mani e a volare alto.
Direi che somiglia all’innamoramento: parti dalla realtà di qualcuno e poi, fino a che resti in questa specie di incantesimo, ciò da cui sei partito è molto lontano, né ha più importanza, perchè sei captato altrove.
E in altro e in altrove si trasformavano gli amici di Rao e il suo paese, divenendo per qualche ora teatro di un mondo, che per ogni artista è più reale della quotidianità che lo vela e lo nasconde.
Levano, le mani dell’artista su un corpo, la pesantezza dei ruoli e della biografia, e affiora il ricordo- o mia invenzione- di una ragazza, delle sue dita nervose che giocano nei vezzi di un vestito, una seta perfetta tratta da una tenda. Sono capricci amorosi quei movimenti delle dita tra una piega e l’altra della gonna. Sfiora, Rao, la frenesia di quelle mani femminili. La sfiora, ma non la percepisce: le sue mani hanno urgenza di finire il personaggio -solo un personaggio ormai- e di portarlo a compimento.
Più tardi, molto tempo dopo, ad una Mostra, credo di riconoscere la donna in un olio su tavola: “Senza titolo”. Fugge, scappa, nella veste rigonfia di voluttà d’essere, quell’amica sottratta alla contingenza dell’esistenza. La sua frenesia è stata restituita all’arte, alla capacità dell’arte di sospendere il tempo e di cogliere il perenne flusso di un sogno giovanile di fuga dal paese.
Penso che gli Artisti, in ogni campo, siano persone che sanno vedere l’essenza di ciò che è vicino… mentre “guardano oltre”.
“Senza titolo”, olio su tavola, cm 9 x 11, 1986 .